giovedì 15 maggio 2025
Mamma Antonia e papà Andrea all'Istituto Leone XIII, l'ultima scuola frequentata dal ragazzo, la cui canonizzazione è stata sospesa con la morte di papa Francesco. Ora si guarda al 3 agosto
Milano, Istituto Leone XIII: sul palco, da sinistra, i genitori di Carlo Acutis, papà Andrea e mamma Antonia, e il vescovo ausiliare di Napoli Francesco Beneduce, che al tempo della morte del ragazzo era delegato per gli istituti scolastici gesuiti

Milano, Istituto Leone XIII: sul palco, da sinistra, i genitori di Carlo Acutis, papà Andrea e mamma Antonia, e il vescovo ausiliare di Napoli Francesco Beneduce, che al tempo della morte del ragazzo era delegato per gli istituti scolastici gesuiti - foto Lorenzo Pellegrinelli

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«Speriamo che facciano santo mio figlio il prossimo 3 agosto, insieme a Pier Giorgio Frassati. Ha vissuto in un’altra epoca ed era più grande di Carlo, ma avevano in comune lo stesso amore per Gesù». A parlare è Antonia Salzano, madre di Carlo Acutis, il giovane beato milanese morto all’età di 15 anni nel 2006 per una leucemia fulminante. La cornice è quella dell’ultima scuola frequentata dal ragazzo, l’istituto Leone XIII di Milano, dove la sera di mercoledì 14 maggio la madre si è detta «in attesa» di fronte a una platea di oltre 500 giovani e genitori, riunita per l’incontro “Carlo Acutis. Mio figlio”.

La canonizzazione di Carlo, in realtà, era già prevista per lo scorso 27 aprile: ma la morte di papa Francesco aveva portato la Santa Sede a comunicarne la sospensione. Ora, il pensiero della madre è rivolto al Pontefice appena eletto, Leone XIV: «Spero che il Papa unisca la generazione degli adolescenti di mio figlio a quella dei giovani di Frassati». Al fianco di Antonia Salzano, in una delle rare apparizioni pubbliche, anche il padre Andrea Acutis, che dietro le quinte precisa: «Non abbiamo neppure noi informazioni precise sulla data, ma ci piacerebbe che fosse il 3 agosto».

Di fronte ai docenti che insegnarono a suo figlio negli anni del liceo, Andrea Acutis, presidente di Vittoria Assicurazioni, coglie l’occasione per rivelare alcuni aspetti inediti di Carlo. O, meglio, del ricordo che molti conservano di lui: «Il suo carattere ha colpito moltissime persone negli anni – spiega – ma la maggior parte non è impressionata dalla sua fede. Il sagrestano della parrocchia, ad esempio, dopo la sua morte scrisse una poesia meravigliosa su Carlo. Andai, incuriosito, a parlargli ma mi disse che non aveva mai avuto una conversazione con mio figlio, che lo salutava soltanto. Bastava questo per capire quanto fosse diverso nei rapporti con le persone». Il padre, che Antonia Salzano ridendo definisce «severo» con il figlio, preferisce «non parlare di quanto fosse bravo Carlo». Piuttosto, sfrutta il suo esempio per rivolgersi a giovani e genitori: «Adesso viviamo con l’ideale della libertà – spiega – ma questa lascia molti ragazzi confusi. Si chiedono: come si fa, prima ancora di pensare alla fede, ad avere ordine nella vita? Ecco, Carlo aveva capito che la nostra libertà è limitata, ma che c’è una libertà personale che neppure un dittatore potrebbe intaccare, che è quella di scegliere ciò che vogliamo amare».

Milano, Istituto Leone XIII: foto di gruppo con i genitori di Carlo Acutis, Andrea e Antonia, e il vescovo ausiliare di Napoli, Francesco Beneduce

Milano, Istituto Leone XIII: foto di gruppo con i genitori di Carlo Acutis, Andrea e Antonia, e il vescovo ausiliare di Napoli, Francesco Beneduce - foto Lorenzo Pellegrinelli

Di fronte alla platea del Leone XIII, è stato proiettato per la prima volta anche l’ultimo registro di classe di Carlo Acutis, trovato dal direttore dell’istituto, Vincenzo Sibillo, che custodisce l’ultimo giorno del beato in classe: il 29 settembre 2006, quando a scuola fu celebrata una Messa. «Io ero presente il 12 ottobre, nel giorno della sua morte – racconta il vescovo ausiliare di Napoli Francesco Beneduce, all’epoca delegato per gli istituti scolastici gesuiti –. Mi fu comunicato che un alunno era morto da poche ore: quell’aria di tristezza la ricordo ancora. Ma che non fosse uno dei tanti lo capii solo negli anni successivi, quando il bene che ha fatto è cresciuto come un seme». Un seme cresciuto assieme alla sua fama, evidente nelle centinaia di immagini di Carlo sventolate lo scorso 26 aprile a Roma, durante i funerali di papa Francesco. Che la madre Antonia Salzano commenta così: «Ormai Carlo ci ha abituato a tutto questo, ci ha viziati – commenta ridendo –. Ora trovo un nuovo richiamo con papa Leone XIV che è molto eucaristico, come mio figlio, ed è americano. Negli Stati Uniti Carlo è molto amato: la sua mostra è stata presentata in oltre diecimila parrocchie».

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