Redaelli e la Messa nell'androne: «Dio non è al di sopra del mondo»
di Mauro Ungaro
Il giorno di Natale l'arcivescovo di Gorizia ha celebrato a Romans d'Isonzo fuori dalla parrocchiale, ancora inagibile dopo l'alluvione di novembre

I segni dell’umidità ancora evidenti sui muri degli edifici affacciati sulla piazza principale di Versa sottolineano che il tempo delle festività natalizie assume quest’anno un significato diverso per la piccola comunità dell’Isontino. La mattina dello scorso 19 novembre il torrente Judrio invase strade e cortili, raggiungendo nelle abitazioni oltre un metro e mezzo di altezza: fortunatamente il paese, a differenza di quanto avvenuto nella vicina Brazzano, non ha dovuto piangere la morte dei propri abitanti ma la furia delle acque ha provocato danni ingenti creando una situazione di difficoltà, che ancora persiste, per tante famiglie e numerose attività economiche. La stessa parrocchiale, dedicata a Sant’Andrea, è tutt’ora inagibile e quindi la celebrazione della messa del giorno di Natale è stata ospitata nell’androne di una delle case della piazza: a presiederla ha voluto esserci l’arcivescovo di Gorizia, mons. Carlo Roberto Maria Redaelli che ha concelebrato l’eucarestia insieme al parroco mons. Michele Centomo. Una presenza che ha voluto testimoniare ancora una volta la vicinanza concreta della Chiesa diocesana alla frazione del comune di Romans d’Isonzo.
Nella sua omelia, l’arcivescovo ha voluto sottolineare che proprio il Natale ci ricorda che «Dio non è estraneo alla nostra realtà, non è al di sopra del mondo, a contemplarlo coi i cuoi disastri in una sorta di profonda indifferenza; il Figlio di Dio ha preso casa da noi, è uno di noi, ci ha rivelato che Dio si prende cura di ciascun uomo e di ciascuna donna che vive su questa terra». E facendo riferimento ai tragici giorni dell’alluvione, mons. Redaelli ha ricordato che «Dio agisce nel cuore delle persone che si danno da fare con prontezza e coraggio verso i vicini o le persone sconosciute che si sa hanno bisogno di aiuto: c’è qualcosa di dentro che li muove e che, in qualche modo, rende le loro mani le mani di Dio, di un Dio che non si dimentica di chi ha bisogno». Da qui l’invito dell’arcivescovo alla comunità a «non scoraggiarsi nell’impegno di riparazione e di ripristino delle case, degli ambienti di lavoro ed anche delle chiese: vorrei – ha concluso che quanto successo vi portasse ad essere una comunità ancora più unita, più solidale, più accogliente» e l’auspicio di poter «tornare presto per celebrare nella chiesa rimessa a nuovo, in un paese tornato alla normalità».
Nei giorni precedenti il Natale, mons. Redaelli aveva visitato le famiglie costrette ad abbandonare le proprie abitazioni a causa della frana che ha interessato nella stessa tragica occasione Brazzano (provocando la morte di Guerrina Skocaj e Quirin Kuhnert) e tuttora ospitate in strutture ricettive della zona.
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