sabato 19 novembre 2016
Parla il presidente della Federazione italiana delle Chiese evangeliche: dal Papa un invito a tornare all'essenziale per riscoprire ciò che ci unisce
Luca Maria Negro, presidente della Fcei

Luca Maria Negro, presidente della Fcei

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«L’intervista del Papa ad Avvenire mi ha dato molta gioia, ne ho già sottolineato vari punti». Luca Maria Negro, presidente della Federazione italiana delle Chiese evangeliche, tiene sotto mano le pagine di Avvenire con le evidenti sottolineature.

La prima, pastore Negro?

La valutazione 500 anni dopo del significato della Riforma che per Lutero «doveva essere come una medicina, anche se poi le cose si sono cristallizzate». Il Papa ora ci invita tutti a ritornare all’essenziale della fede per riscoprire la natura di ciò che ci unisce. Francesco ci tiene a sottolineare che si tratta di un cammino che non ha iniziato lui: erano stati i suoi predecessori, fino alla Dichiarazione comune sulla giustificazione firmata nel 1999, vero momento di svolta.

Seconda sottolineatura, la purificazione della memoria…

È importante. Non si tratta di avere un atteggiamento revisionista o di convenienza; il 31 ottobre scorso a Lund il Papa ci ha ricordato in sostanza che la storia non si può cambiare o edulcorare, ma i fatti possono essere letti nell’oggi in modo diverso. Senza cancellare tutto quanto di nuovo c’è stato nei nostri rapporti e purificandoli da tutto quanto non ha più ragione di dividerci. Per noi protestanti italiani, che abbiamo una storia di persecuzione secolare, è importante quest’insistenza sulla purificazione della memoria. Non significa gettare un colpo di spugna sul passato, ma cercare insieme gli errori da una parte e dall’altra e trarne un insegnamento per l’oggi e domani. Un processo che vale anche nei confronti degli ebrei.

Con le parole di Benedetto XVI a Erfurt evidenzia poi l’idea di un Dio misericordioso penetrata nel cuore di Lutero…

Per la Chiesa cattolica c’è stata la riscoperta del Dio misericordioso, ovvero il passaggio da una religione che si basava sull’incutere la paura dell’Inferno alla visione di un Dio di amore. Far uscire l’uomo medioevale dalla nevrosi della salvezza per trasportarlo nell’oceano dell’amore di Dio. Non a caso in questa «tre giorni» di convegno a Trento siamo partiti dal testo paolino dell’Amore di Dio che ci spinge e ci possiede anche.

Il Papa afferma che non gli toglie il sonno la critica di 'svendere' la dottrina cattolica?

Certo, mi è piaciuta molto quest’affermazione. Egli non fa che seguire il Concilio. Tra parentesi, come protestante sono sorpreso dall’intensità con cui alcuni cattolici criticano il Papa, gli stessi magari che in altre occasioni ne sottolineavano l’infallibilità.

Le parole del Papa incoraggiano l’esito felice di questo convegno nella città del Concilio voluto insieme alla Conferenza episcopale italiana. E da domani?

Non partecipavo ad un incontro così intenso, dal 2001 con la firma della Carta ecumenica a Strasburgo. Ora pensiamo ad un nuovo convegno sulla Riforma in cui allargare il confronto anche ai fratelli ortodossi. Da quest’anno di lavoro insieme attraverso riunioni che chiamavano spontaneamente 'consulte': da questo rapporto informale c’è il desiderio di creare un organismo di raccordo consultivo ma permanente delle comunità cristiane in Italia. Una struttura agile, leggera, che possa dare continuità al lavoro ecumenico.

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