mercoledì 4 maggio 2011
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Un affidamento, quello dell’Italia al cuore immacolato di Maria, che ha il suo precedente più vicino nel novembre 2009, quando ad Assisi il cardinale Angelo Bagnasco ha rinnovato la consacrazione del Paese alla Madonna: «Bagnasco ricordò il numero sconfinato di chiese, cappelle, santuari, ma anche edicole e capitelli dedicati alla Madonna, come un grande abbraccio che la nostra nazione dedica alla Madre di Dio», spiega padre Stefano De Fiores, presidente dell’Associazione mariologia interdisciplinare italiana.Un’immagine che ben riassume anche il significato della dedicazione che avverrà il 26 maggio prossimo.Emerge un’Italia che è terra mariana nelle campagne come nelle città. Pensiamo ai palazzi di Roma o Napoli, che nelle facciate o agli angoli conservano statue di Maria, un tempo affidate a famiglie incaricate di accendere i lumi e rischiarare le vie.Un illuminare anche metaforico?Certamente: il segno di una caratteristica degli italiani, che è dialogo vivo, rinascente e permanente tra il popolo e la Madonna. Un dialogo espresso negli oltre 1.500 santuari mariani ma anche nella preghiera personale, per cui Maria è la figura santa più invocata. Poiché l’unità d’Italia risale a solo 150 anni fa, prima si era già verificata una frammentazione di questa devozione, con molti centri che si sono dichiarati «Città di Maria», da Siena nel XIII secolo, a Macerata o Barletta: tuttora a maggio i barlettani fanno il proposito di andare tutti i giorni a Messa, tanto che la Cattedrale organizza sette celebrazioni al giorno ed è sempre stracolma.Un segnale molto forte di devozione vissuta.Si verifica una identificazione vera e propria con Maria, considerata la grande adottata perché lei stessa ci ha adottati, scegliendo il luogo attraverso un’apparizione o un miracolo. Un fenomeno di «appartenenza» e identificazione a volte così forte da essere sentito anche dagli atei: penso al Messico, dove il 95% della popolazione si dice cattolico, ma il 100% guadalupano.Che significato ha affidare alla Madonna un singolo Paese?Teologicamente è un atto di preghiera di intercessione per una nazione, un dono chiesto per tutti, anche per chi non crede, senza escludere il resto del mondo. La vera questione è poi andare oltre questi atti di affidamento – di cui ha abbondato già Papa Wojtyla in ogni Paese, continente e per il mondo intero – per metabolizzarli e renderli personali da parte di ciascun italiano.Interessante il legame tra l’aspetto religioso e un evento storico politico come l’unità del Paese.I cattolici hanno contribuito all’Unità d’Italia e questo legame lo sottolinea. Risponde poi a una grande esigenza, già rilevata da padre Sorge negli anni ’70: sanare quella frattura che si era creata tra cultura italiana e princìpi cristiani con leggi come quella sul divorzio e l’aborto, e tornare al pensiero di Benedetto Croce, secondo il quale «se facessimo un oltraggio a Cristo disonoreremmo il cuore stesso della nostra cultura».
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