mercoledì 20 marzo 2024
In un volume le “lettere ai santi” del priore della Comunità di San Leolino, da Teresa di Lisieux a Edith Stein, da Antonio di Padova a Giorgio La Pira
Caro amico di Dio, ti scrivo

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Sono molto più che “lettere agli amici di Dio” – come scritto nel sottotitolo – i testi che don Carmelo Mezzasalma, priore della Comunità di San Leolino, autore di saggi letterari, teologici, musicologici e biografie, ha raccolto nel suo libro Un giardino tra cielo e terra (304 pagine, 28 euro, Feeria, in uscita oggi). Sì, perché queste missive che, più che del mittente, rivelano molto dei loro destinatari – figure di santità esemplari talora controverse – inanellano un epistolario intenso e davvero poco immaginario, come potrebbe suggerire la distanza nel tempo dei corrispondenti. E anche perché questa corrispondenza in uscita è costellata di molte domande che lasciano prefigurare già non poche risposte, grazie alla familiarità di chi scrive con i santi coinvolti. A ragione Laura Bosio, nella presentazione, osserva che Mezzasalma, da questi santi narrati «poeticamente, pur nelle affilate ricostruzioni», s’è lasciato avvicinare talmente da «iniziare con loro un dialogo scoperto, consegnandosi alla luce e al mistero che di volta in volta riceveva».

Ma quali sono i testimoni e maestri di santità che troviamo in questa silloge lungo un percorso che si snoda fra giardini ideali, metafora ricorrente nell’immaginario dei poeti e dei profeti biblici? Le prime lettere hanno come indirizzo il “Giardino del Carmelo” e destinatario un monaco e quattro monache. E cioé il beato Tito Brandsma: giornalista e studioso, martire della libertà. E con lui: Teresa di Lisieux – una santità conosciuta, ma indecifrabile se staccata dal suo zelo missionario; Miryam Baouardy, in religione suor Maria di Gesù Crocifisso, palestinese, nella cui vicenda il soprannaturale entrò con stupefacente naturalezza; Edith Stein, la filosofa ebrea approdata al cattolicesimo, e passata dall’università al lager, canonizzata da Giovanni Paolo II che ne mise in luce il cammino alla scuola della Croce; Maria Candida dell’Eucaristia, all’anagrafe Maria Barba, conosciuta per gli scritti mistici, ragusana come l’autore che, rivisitandone momenti salienti si reimmerge nella sua adolescenza in Sicilia. Dal “Giardino del Carmelo” il lettore è poi accompagnato in quello della Chiesa dove le lettere lo portano da “amici di Dio” assai diversi: Antonio di Padova, Ignazio di Loyola, Antonio Rosmini, John Henry Newman, Pio da Pietrelcina, Giuseppe Lazzati.

Lasciata la loro sovratemporale compagnia, il viaggio prosegue al “Giardino di Israele” dove Mezzasalma, ricordato il ruolo del cardinale Carlo Maria Martini nel dialogo con gli ebrei, si rivolge a Eugenio Zolli, «il rabbino entrato nel cuore di Cristo», e a Simone Weil, «un miracolo dell’anima e della coscienza umana». Da qui si passa al “Giardino di Maria”, dove, oltre a Luigi Grignion de Montfort, le riflessioni sono dedicate all’apparizione mariana di La Salette e alla lacrimazione della Vergine a Siracusa (riconosciute dalla Chiesa): un tema insidioso «colmo di disagio anche tra i credenti » – osserva l’autore – concordando infine con la tesi di Divo Barsotti: «Maria non scende da nessun cielo. È sempre tra noi». Ultime tappe i “Giardini di frontiera” – con Alojzije Viktor Stepinac, martire della Chiesa del silenzio; Daniele Comboni e Charles de Foucauld apostoli della fraternità in Africa; Damiano De Veuster, apostolo dei lebbrosi a Molokai – e infine il “Giardino di Firenze” dove Mezzasalma interpella Filippo Neri, don Giulio Facibeni, Giorgio La Pira. Pagine tutte che, senza approcci agiografici, ricordano come «la forza trasformatrice del mondo a venire, promesso da Cristo a chi lo segue è incommensurabilmente più grande della sua fragilità».

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