domenica 2 luglio 2017
Si tratta di una delle tradizioni più antiche e attese del Sud Italia. L’arcivescovo di Matera-Irsina, Caiazzo: quest’anno al nostro cammino spirituale si è unita la Festa di Avvenire
La festa della Bruna a Matera

La festa della Bruna a Matera

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Matera oggi si è svegliata prestissimo. Quando ancora il buio avvolgeva i suoi rioni vecchi di millenni. È il giorno più lungo per la città dei Sassi, quello più sentito e vissuto; quello in cui fede, cultura e identità si intrecciano nella Festa per la patrona, Maria Santissima della Bruna, invocata dai materani sin dai primordi del cristianesimo sotto il titolo di Santa Maria di Matera o dell’Episcopio. La venerazione per la Vergine infatti precede di gran lunga la data della prima Festa, celebrata 628 anni fa. Si tratta di una delle tradizioni più antiche e attese del Mezzogiorno, che confermano la città e l’arcidiocesi di Matera-Irsina nella pietà mariana.

È un appuntamento che, quest’anno, ha trovato un supporto culturale prezioso nella Festa nazionale di Avvenire che, apertasi lunedì scorso nella suggestiva piazza Duomo della città, si è conclusa ieri sera nella vicina Tursi. Come ha sottolineato l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, che guida la Chiesa materana da poco più di un anno, alla Novena per la Vergine - «indispensabile cammino spirituale formativo» che prepara al 2 luglio - si è unito in questi giorni «un percorso culturale di alto spessore, quello proposto da Avvenire, che, fedele allo spirito e alla missione del giornale, ha aiutato tutti noi a valutare i grandi accadimenti della cronaca nazionale e internazionale con gli occhi della fede».

Tutto a Matera parla di Maria. Già nel XIII secolo, al tempo dell’edificazione dell’attuale Cattedrale, comparve il nome della Bruna legato all’affresco bizantino della Madonna effigiata nel paradigma dell’Odigitria, posto sul primo altare della navata sinistra del tempio. Si farebbe derivare il termine Bruna dal vocabolo medievale «brunìa», che indicava la corazza che i cavalieri indossavano durante i combattimenti. E dunque: armatura, protezione, difesa. Nel 1389, papa Urbano VI (monsignor Bartolomeo Prignano, già arcivescovo di Matera-Acerenza) fissò il 2 luglio di ogni anno (giorno dedicato alla Festa della Bruna) quale Festa liturgica della Visitazione per la Chiesa universale. Ma un’altra data sta a cuore ai materani: l’8 dicembre 1954, al termine dell’Anno mariano, il consiglio comunale di Matera deliberò di proclamare la città «Civitas Mariae». Un episodio che colpì molto san Giovanni Paolo II, il quale, da Pontefice, in visita pastorale a Matera il 27 aprile 1991, definì la Chiesa locale «Diocesi della Visitazione e del Magnificat».
Proprio nel corso della Festa di Avvenire, giovedì scorso, l’arcivescovo Caiazzo ha voluto far memoria di questi eventi, donando al presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Gualtiero Bassetti, la copia di quella storica delibera del consiglio comunale di 63 anni fa.

Questo legame mariano, che non teme i condizionamenti del tempo, non è solo fede. È dunque identità stessa del popolo materano, pienamente riconosciuta anche dalle commissioni internazionali chiamate a cambiare il destino della città: successe nel 1993, quando, riunita a Cartagena, in Colombia, in sessione plenaria, l’Unesco ha inserito Matera (primo centro dell’Italia meridionale) nell’elenco dei siti Patrimonio culturale dell’Umanità; ed è successo ancora quando, più recentemente, i commissari dell’Ue hanno proclamato la città Capitale europea della cultura 2019. «Sarà un’occasione storica per ribadire all’Europa che le radici cristiane non solo vanno accantonate ma rilette e nuovamente poste al centro del nostro tessuto identitario. La Capitale europea della Cultura 2019 lo dirà con forza». Parole che il sindaco Raffaello De Ruggieri ha espresso in più occasioni e ha ribadito alla Festa di Avvenire. Del resto, ha osservato Caiazzo, «dietro la storia della Madonna della Bruna c’è la storia del popolo materano: un popolo pronto a lottare contro ogni avversità. Un popolo che, sentendosi particolarmente protetto dalla sua Madonna, ha saputo rialzare sempre la testa e ricostruire là dove gli altri o la forza della natura avevano distrutto, lasciando solo morte, sgomento, macerie e povertà». Dunque, «la devozione dei materani verso la Madonna - ha evidenziato il presule - ha sicuramente contribuito a far risorgere la nostra città ponendola all’attenzione mondiale. La Città di Maria, già patrimonio dell’umanità per le sue peculiarità storiche, artistiche, archeologiche e antropologiche, si avvia a celebrare e vivere il momento magico come Capitale della Cultura dell’intero continente».

Matera, oggi, è in piedi ben prima che sorgesse l’alba. In migliaia si sono dati appuntamento, alle 4.30, per la celebrazione della Messa in piazza San Francesco d’Assisi e la "Processione dei pastori con il Quadro della Vergine". In decine di migliaia vivranno i momenti più significativi della giornata (di cui riferiamo a parte); e attenderanno la notte, in piazza Duomo; alcuni daranno l’assalto ad un originale e artistico carro trionfale in cartapesta, cercando di portarne a casa un cimelio, simbolo della devozione alla Vergine. Un atto sacro per i materani. Che i secoli non scalfiscono.

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