Leone XIV: «Allenare il cuore per vincere fragilità e pregiudizi»
di Agnese Palmucci, Roma
Ieri, nel giorno della memoria liturgica della Dedicazione della basilica di San Giovanni in Laterano, il Papa ha esortato i cristiani a mettersi al servizio della Chiesa senza essere «frettolosi e superficiali», ma scavando a fondo. Nell'Angelus ha ricordato i tanti bambini morti nelle guerre.

Guardare alla Cattedrale di San Giovanni in Laterano, e alla sua storia, per imparare l’arte di essere «operai della Chiesa vivente», missionari del Vangelo. Ieri papa Leone XIV ha presieduto, dalla Cattedra papale situata nell’abside della basilica, la Messa nella solennità della Dedicazione di San Giovanni, avvenuta nel IV secolo con papa Silvestro I e per volontà dell’imperatore Costantino. «Questa basilica, infatti, “Madre di tutte le Chiese”, è molto più di un monumento e di una memoria storica: - ha sottolineato il Pontefice durante la sua omelia, davanti circa 2700 persone tra concelebranti e fedeli, - è ”segno della Chiesa vivente, edificata con pietre scelte e preziose in Cristo Gesù, pietra angolare”». E proprio San Giovanni in Laterano, prima chiesa della storia, ricorda ai cristiani che il nome “Chiesa” nasce per indicare l’«assemblea di fedeli», ha ribadito il Papa, e solo dopo tre secoli questo viene associato all’edificio, al «tempio che li raccoglie». Proprio partendo dall’edificio, dalla struttura edificata da mani d’uomo, Leone XIV ha proposto con chiarezza le linee guida per l’agire dei cristiani chiamati «a lavorare nel grande cantiere di Dio», oggi. Per prima cosa, occorre abbandonare fretta e superficialità. «Nel lavorare con ogni impegno al servizio del Regno di Dio, non siamo frettolosi e superficiali: - ha esortato Prevost, spiegando anche il suo metodo di lavoro nei primi sei mesi del pontificato - scaviamo a fondo, liberi dai criteri del mondo, che troppo spesso pretende risultati immediati, perché non conosce la sapienza dell’attesa». La «storia millenaria della Chiesa», ha aggiunto, insegna «che solo con umiltà e pazienza si può costruire, con l’aiuto di Dio, una vera comunità di fede, capace di diffondere carità, di favorire la missione, di annunciare, di celebrare».
Per avere fondamenta resistenti, infatti, «su cui erigere tutto il resto», è necessario che si scavi a fondo, come fecero coloro che costruirono la basilica lateranense. Così «anche noi “operai”» della Chiesa, prima di poter «erigere strutture imponenti, dobbiamo scavare, in noi stessi e attorno a noi, per eliminare ogni materiale instabile che possa impedirci di raggiungere la nuda roccia di Cristo», ha sottolineato. Questo significa «tornare costantemente a Lui e al suo Vangelo, docili all’azione dello Spirito Santo», altrimenti il rischio «sarebbe di sovraccaricare di pesanti strutture un edificio dalle basi deboli». L’altro aspetto essenziale della missione di una Cattedrale, poi, ha ricordato Prevost è «la liturgia». Questa deve essere curata a tal punto da «potersi proporre ad esempio per tutto il popolo di Dio», nel rispetto delle norme, nell’attenzione alle diverse sensibilità, secondo «il principio di una sapiente inculturazione» e «nella fedeltà a quello stile di solenne sobrietà tipico della tradizione romana». La spinta è stata, dunque, a porre «ogni attenzione» affinché «qui la bellezza semplice dei riti possa esprimere il valore del culto». Alla Chiesa di Roma, papa Leone XIV ha iniziato sin da subito a far sentire la sua vicinanza come Vescovo e pastore, tanto più che, a quanto si apprende, ha desiderato personalmente presiedere la Messa della memoria liturgica della Dedicazione della Basilica, anche se non si tratta di una prassi dei Pontefici. Nel “cantiere” di costruzione della Cattedrale, ha ricordato il Papa, non sono mancati momenti critici, soste, correzioni di progetti in corso d’opera», così a Roma, «pur con tanto sforzo, c’è un bene grande che cresce. Non lasciamo che la fatica ci impedisca di riconoscerlo e celebrarlo». Stesso vale in particolare per il cammino sinodale, in cui ciascuno è chiamato «a lavorare nel grande cantiere di Dio», che poi è il cammino ecclesiale. «È un’immagine bella, che parla di attività, creatività, impegno, ma anche di fatica, di problemi da risolvere, a volte complessi. - ha ribadito il Papa - Essa esprime lo sforzo reale, palpabile, con cui le nostre comunità crescono ogni giorno, nella condivisione dei carismi e sotto la guida dei Pastori». La Chiesa di Roma, ha concluso, è testimone in particolare «della fase attuativa del Sinodo», in cui «ciò che è maturato in anni di lavoro chiede di passare attraverso il confronto e la verifica “sul campo”». Un cammino in salita, dunque, per la diocesi a cui il suo Vescovo ha chiesto di apparire «sempre più chiaramente a tutti come “madre di tutte le Chiese”», ma «non bisogna scoraggiarsi».
Nella preghiera dell’Angelus dal Palazzo apostolico, dopo la Messa nella basilica lateranense, Prevost ha sottolineato ancora una volta, per tutti i fedeli, la missione unica della Chiesa di Roma, «chiamata ad essere la madre che con premura si prende cura della fede e del cammino dei cristiani sparsi nel mondo». La solennità della Dedicazione della basilica «aiuta ad andare oltre l’aspetto esteriore, per cogliere nel mistero della Chiesa ben più di un semplice luogo», poiché «il vero santuario di Dio è il Cristo morto e risorto. Egli è l’unico mediatore della salvezza, l’unico redentore». Per “vedere” a fondo però, occorre uno “sguardo spirituale”, ha spiegato il Papa, e molte volte «le fragilità e gli errori dei cristiani, insieme a tanti luoghi comuni e pregiudizi, ci impediscono di cogliere la ricchezza del mistero della Chiesa», ma «la sua santità, infatti, non risiede nei nostri meriti». Neppure ieri è mancata la preghiera per la pace. Il Papa ha espresso «vivo apprezzamento» per quanti «si stanno impegnando a costruire la pace nelle diverse regioni segnate dalla guerra». In particolare ha ricordato, poi, le tante persone uccise nei combattimenti e sotto le bombe in tutto il mondo, molti dei quali civili, bambini, anziani, ammalati. «Se si vuole veramente onorare la loro memoria, si cessi il fuoco e si metta ogni impegno nelle trattative», ha concluso, esprimendo anche la sua vicinanza alle popolazioni delle Filippine «colpite da un violento tifone». Poi il ricordo della Giornata del Ringraziamento, celebrata ieri dalla Chiesa in Italia e l’incoraggiamento per i volontari che il prossimo sabato 15 novembre presteranno servizio al Banco alimentare, alla vigilia della Giornata mondiale dei poveri.
© RIPRODUZIONE RISERVATA






