venerdì 1 giugno 2018
Nei giorni scorsi il Pontefice aveva ringraziato le vittime per la loro perseveranza nel cercare la verità e denunciare le omissioni della Chiesa: ci sono state conclusioni parziali
L'incontro del Papa con i vescovi cileni in Vaticano (Ansa)

L'incontro del Papa con i vescovi cileni in Vaticano (Ansa)

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I preti cileni che da seminaristi hanno subito gli abusi di padre Fernando Karadima e che il Papa ha
convocato a Roma, celebrano sabato 2 giugno con lui a Santa Marta, dove da ieri sono ospiti, dando così inizio agli incontri previsti. "Lo scopo di questa riunione convocata da papa Francesco - precisa una nota vaticana - è quello di approfondire la realtà vissuta da una parte dei fedeli e dal clero cileno. Con l'aiuto di questi cinque sacerdoti, il Papa cerca di porre rimedio alla rottura interna della comunità". "In questo modo - auspica ancora il portavoce vaticano, Greg Burke, citando evidentemente le intenzioni del Papa - si potrà cominciare a ricostruire una relazione sana tra i fedeli e i loro pastori, una volta che tutti prendano coscienza delle proprie ferite".

La lettera ai fedeli cileni: non abbiamo ascoltato le vittime

Papa Francesco scrive al 'Popolo di Dio che è in cammino in Cile' sul problema degli abusi sessuali che ha devastato la Chiesa di quel Paese. «Tutto il processo di revisione e purificazione che stiamo vivendo – sostiene in uno dei punti chiave – è possibile grazie allo sforzo e alla perseveranza di persone concrete, le quali anche contro ogni speranza o discredito, non si sono stancate di cercare la verità».

«Mi riferisco – spiega – alle vittime degli abusi sessuali, di potere e d’autorità e a coloro che a suo tempo hanno creduto loro e le hanno accompagnate. Vittime il cui grido è arrivato al cielo». La lettera, otto cartelle, è stata diffusa giovedì scorso, 31 maggio, quando a Santiago erano le 12, e la sua esistenza era stata anticipata dalla Sala Stampa vaticana in un comunicato dove viene anche annunciata una nuova visita nel Paese latinoamericano dell’arcivescovo Charles Scicluna e di monsignor Jordi Bertomeu.

Nella sua missiva il Pontefice ricorda le preghiere chieste ai fedeli cileni prima dell’incontro con i vescovi avvenuto in Vaticano dal 15 al 17 maggio e conclusosi con la clamorosa decisione di questi ultimi di rimettere nelle mani del Papa il loro mandato per lasciarlo libero di decidere. «Ci sono state situazioni – ammette – che non sapevamo vedere e sentire. Come Chiesa non potevamo continuare a camminare, ignorando il dolore dei nostri fratelli». «Oggi – sottolinea – siamo chiamati a guardare avanti, accettare e subire il conflitto, in modo che possiamo risolverlo e trasformarlo in un nuovo cammino».

Il Papa riconosce poi che in Cile la Chiesa non ha saputo ascoltare e cogliere subito i segnali dello scandalo degli abusi che arrivavano con le denunce delle vittime. «Credo – rimarca – che qui sia uno dei nostri principali difetti e omissioni: il non sapere ascoltare le vittime. Quindi sono state tratte conclusioni parziali, dove mancavano elementi cruciali per un discernimento sano e chiaro. Con vergogna devo dire che non abbiamo sentito e non abbiamo reagito in tempo ». Il Pontefice ringrazia con forza le vittime per «lo sforzo e la perseveranza», per non essersi «stancate di cercare la verità».

La nuova lettera del Papa è arrivata in Cile quando a Santiago è riunito il Comitato permanente della Conferenza episcopale per discutere anche su come ridisegnare le funzioni del 'Consiglio nazionale per la prevenzione degli abusi e per l’accompagnamento delle vittime'. Il parlamentino dei vescovi cileni ha espresso «profonda gratitudine» per il testo esortando «i laici, le laiche e le persone consacrate della Chiesa in Cile a entrare in sintonia con quello che il Papa ci chiede nella sua lettera, in modo che tutti ci impegniamo nella riflessione e nell’azione per suscitare cammini di soluzione e superare la cultura dell’abuso e dell’insabbiamento».

Questa nuova lettera del Papa è stata diffusa alla vigilia di un nuovo incontro del vescovo di Roma con cileni vittime di abusi. Come spiegato lo scorso 22 maggio in un comunicato vaticano da oggi a domenica il Pontefice riceve un secondo gruppo di vittime di don Fernando Karadima e altri seguaci della parrocchia del Sagrado Corazón de Providencia (“El Bosque”). Si tratta di cinque preti che sono stati vittime di abusi di potere, di coscienza e sessuali. Insieme a loro ci sono anche due sacerdoti che hanno assistito le vittime nel loro percorso giuridico e spirituale, e due laici coinvolti in questa sofferenza. Con loro il Papa celebra la Messa a Santa Marta sabato 2 giugno alle 16.

«La grande maggioranza di queste persone – spiegava la nota vaticana – ha partecipato agli incontri in Cile durante la missione speciale» dell’arcivescovo Scicluna e di monsignor Bertomeu, che si è svolta a febbraio, mentre «gli altri hanno collaborato nelle settimane posteriori alla visita». Un nuovo incontro con cui papa Francesco «vuole mostrare la sua vicinanza ai preti abusati, accompagnarli nel loro dolore e ascoltare il loro pregiato parere per migliorare le attuali misure preventive e di lotta contro gli abusi nella Chiesa».

Giovedì 31 maggio la Sala Stampa vaticana nel ricordare questo secondo incontro con le vittime e nell’annunciare la lettera poi diffusa in Cile, ha anche annunciato che «al fine di andare avanti nel processo di riparazione e risanamento delle vittime di abusi», nei prossimi giorni Scicluna e Bertomeu si recheranno di nuovo in Cile «questa volta in missione nella Diocesi di Osorno, d’accordo con Papa Francesco». Diocesi di Osorno dove, riferiscono i media locali, il vescovo Juan Barros Madrid, uno dei presuli accusati di aver 'coperto' le malefatte di Karadima, risulta assente dal 19 aprile per «problemi di salute».

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