sabato 11 aprile 2020
Viaggio nelle chiese di Milano che accolgono una costante processione di fedeli nel rispetto delle disposizioni anti-covid. Dal libro delle suppliche spontanee alla ragazza davanti alla croce
La chiesa di San Francesco di Paola fra via Manzoni e via Montenapoleone

La chiesa di San Francesco di Paola fra via Manzoni e via Montenapoleone - Avvenire

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Appena si entra nel chiostro della Basilica di Sant’Ambrogio, scompare il fracasso incalzante dei martelli pneumatici che giunge dal cantiere della linea 4 della metropolitana. A dire il vero, sono rari i rumori che si sentono in una Milano paralizzata che si prepara alla Pasqua. Una Pasqua senza Messe pubbliche, ma non lontano dalle chiese che restano aperte. E frequentate. Non certo con gli “assembramenti” proibiti dai decreti anti-coronavirus. Ci mancherebbe. Ma in modo discreto, quasi impercettibile, con una rada eppure continua “processione” di milanesi che si fermano davanti alla croce e si incamminano verso la solennità della Risurrezione, percorrendo magari le poche centinaia di metri che separano l’abitazione “bunker” dalla chiesa più vicina.

La Basilica di Sant'Ambrogio

La Basilica di Sant'Ambrogio - Avvenire

«L’adorazione eucaristica è sospesa», si legge sulla cancellata di Sant’Ambrogio. Però subito il cartello avverte: «Gli orari di apertura restano gli stessi». È Venerdì Santo: il solo giorno dell’anno in cui non si celebra la Messa nell’intera Chiesa cattolica. Non, tuttavia, nel rito ambrosiano dove tutti i Venerdì di Quaresima sono “aliturgici”, ossia senza l’Eucaristia. E forse nella pandemia questo segno può aver attenuato l’inquietudine per l’imposta lontananza dal Santissimo Sacramento. Quando la porta laterale della Basilica si spalanca, compare Anna, studentessa dell’Università Cattolica. Si fa il segno della croce. E si dirige subito verso la cripta. Non per scendere sotto, ma per accendere una candela ai piedi del crocifisso accanto ai gradini. Sottovoce sussurra la preghiera di san Francesco d’Assisi suggerita a ridosso della balaustra: «O alto e glorioso Dio, illumina le tenebre…». «Non si può fare a meno di essere qui in queste ore sante…», racconta.

La Basilica di Sant'Ambrogio

La Basilica di Sant'Ambrogio - Avvenire

Fra le panche una signora con i guanti sta scrivendo sul primo di alcuni fogli. «Lascio la mia supplica, un’invocazione di speranza», spiega. I confessionali sono vuoti. Inimmaginabile un anno fa: questi erano i giorni delle code per l’assoluzione pasquale. In fondo, quasi come il pubblicano “caro” ai Vangeli, si scorge un senza dimora. Ha appoggiato la mascherina sul legno della seduta, accanto al suo zaino. «Il mio rifugio…», si limita a dire prima di incrociare le mani per pregare.

La Basilica di San Babila

La Basilica di San Babila - Avvenire

Quante persone vanno in chiesa al tempo del Covid? Nella Basilica di San Babila il sacrestano ha fatto una stima. «Almeno cinquanta. Non perché le conti, ma lo intuisco dai lumini che vengono accesi». Al centro è stato collocato quello che in un museo chiameremmo il registro delle firme. Qui è il libro delle preghiere spontanee in mezzo all’emergenza sanitaria. «Grazie, o Dio, perché la tua casa è aperta», scrive Giuseppe. Ed Elena annota: «La preghiera ci unisce, ci conforta, ci aiuta». C’è persino un affidamento in inglese alla dear Mother of God, alla «cara Madre di Dio».

Il libro delle preghiere spontanee nella Basilica di San Babila

Il libro delle preghiere spontanee nella Basilica di San Babila - Avvenire

Nella parrocchia di San Carlo al Corso, appena dietro il Duomo, lungo Corso Vittorio Emanuele che adesso è pressoché deserto se non ci fossero poliziotti e carabinieri a vigilare, sono due clochard a dare il benvenuto a chi si avvicina all’ingresso. Con i loro cartoni, vivono sotto i portici della chiesa. Sorridono.

La chiesa di San Francesco di Paola fra via Manzoni e via Montenapoleone

La chiesa di San Francesco di Paola fra via Manzoni e via Montenapoleone - Avvenire

Entra con il bastone Adelmo nella chiesa di San Francesco di Paola, all’angolo fra via Manzoni e via Montenapoleone. Di fronte all’altare risalta una croce spoglia che contrasta con il ricco Barocco e da cui scende un drappo bianco. Adelmo si toglie la mascherina, va alla cappella della Vergine e si ferma. «È necessario rispettare le restrizioni. Ed è stato più che giusto decidere di celebrare le Messe a porte chiuse. Vengo qui quando riesco. Mi dà conforto. Mi serve anche per sentire che sarà davvero festa». Nelle prime panche una signora è inginocchiata. Guanti sulle mani, si scorgono soltanto, dietro la grande mascherina, gli occhi fissi sul crocifisso. Sceglie di non parlare, immersa com’è in una sorta di clausura spirituale.

La parrocchia del Redentore vicino a piazzale Loreto

La parrocchia del Redentore vicino a piazzale Loreto - Avvenire

Antonella, invece, racconta che quasi ogni giorno è in chiesa: quella del Redentore a due passi da piazzale Loreto. In mano ha la corona del Rosario. «È la Madonna il nostro sostegno – ripete –. Lei che è rimasta sotto la croce…». Sul portone un avviso impone di mantenere le distanze di sicurezza. Non ce n’è bisogno. Mario è arrivato con i sacchetti della spesa dopo essere passato dal supermercato. «Serve anche il ristoro dell’anima in questo frangente di smarrimento». Resta in piedi. Il volto si illumina scrutando il grande dipinto nell’abside: mostra la gloria di Cristo. «Sono pronto alla Pasqua». Un attimo. Si fa il segno della croce. E fugge. Anche nella sua casa domani il Signore risorge nonostante il coronavirus.

La parrocchia del Redentore vicino a piazzale Loreto

La parrocchia del Redentore vicino a piazzale Loreto - Avvenire

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