venerdì 12 settembre 2014
COMMENTA E CONDIVIDI
Il Dio che stronca le guerre. È il versetto del libro di Giuditta che dà il titolo alla lettera (pubblicata dalle Libreria Editrice Vaticana) dell’Ordinario militare per l’Italia, l’arcivescovo Santo Marcianò a cent’anni dall’inizio della Prima guerra mondiale, in occasione del pellegrinaggio del Papa al sacrario di Redipuglia.Dieci paragrafi preceduti da un iniziale riferimento al beato don Carlo Gnocchi (vengono riportate alcune sue righe) che fu cappellano militare degli alpini.«Il futuro della guerra è la pace – sostiene l’arcivescovo Marcianò – anche se l’esperienza, la storia, persino la cronaca dei nostri giorni sembrano affermare esattamente il contrario». «Come in ogni diocesi – aggiunge l’ordinario militare per l’Italia – anche nel mondo militare con le sue peculiarità e ricchezze, sfide e contraddizioni, la Chiesa trova non solo un ambiente da evangelizzare ma un soggetto di evangelizzazione».L’arcivescovo mette in risalto come la commemorazione dell’inizio della prima guerra mondiale prepari pure alla celebrazione dei 100 anni dell’inizio della storia dell’Ordinariato militare, che avvenne il 1° giugno 1915, a pochi giorni dall’entrata in guerra dell’Italia. Seguono spunti di riflessione, inquadrati schematicamente in «alcune dimensioni della pace»: politica, sociale, antropologica, pedagogica, evangelica, ed ecclesiale.«Sono solo suggerimenti – precisa Marcianò – che provano a valorizzare una sorta di vocabolario di speranza del nostro mondo militare». Fondante è la riflessione riguardo al fatto che «oggi, in realtà, non siamo a difendere confini ma a difendere persone». L’annotazione è fortemente legata alla contingenza del nostro paese. Fulcro del testo è la persona umana al cui servizio «come chiesa e come militari siamo sempre». Bisogna riconoscere, viene precisato, dignità ad ognuno. Questo richiede, a livello del singolo, «una lotta al soggettivismo, all’autoreferenzialità, alla smania di possesso, di successo: sono poi i meccanismi che innescano ogni guerra». Di qui l’insistenza del presule sulla grande opportunità educativa racchiusa nel mondo militare. Da ultimo la riflessione che rimarca come accanto a storie di violenza, morte, disumanizzazione, la stessa memoria della guerra tramandi gesti di condivisione e solidarietà, che «hanno saputo umanizzare il buio delle trincee e cambiare la storia della guerra in storia di pace». Quando si parla della dimensione evangelica della pace Marcianò ribadisce: «C’è una lotta alla guerra che la denuncia, rifiutando profeticamente ogni coinvolgimento nel mondo militare; c’è una lotta alla guerra che cerca di combattere la violenza trasformandola dal di dentro, di portare la logica pacifica del Vangelo e la pacificante presenza di Cristo anche tra i militari. Certo, questo non è facile. A volte neppure a comprendersi, ma richiede la presenza della Chiesa e dei suoi sacerdoti». Proprio in chiusura, poi, la ripresa di alcuni passaggi di Giovanni XXIII, che cappellano militare è stato durante la Grande guerra, confitto che fece emergere la preziosità dei cappellani.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: