mercoledì 23 marzo 2022
Incinta di trentotto settimane, mamma Ivanna è scappata da Ivano-Frankivsk con la figlia di otto anni e, dopo tre giorni, è arrivata in Brianza. Sabato il parto all'ospedale di Lecco
Yana in braccio alla mamma

Yana in braccio alla mamma

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Alla piccola Yana sono stati risparmiati gli orrori della guerra. Mentre sull’Ucraina cadevano le bombe, lei era al sicuro nella pancia di mamma Ivanna che, nei primi giorni del conflitto, è riuscita a lasciare Ivano-Frankivsk, città di 230mila abitanti situata nella parte occidentale del paese, scappando verso l’Europa. A trentotto settimane di gravidanza, la giovane mamma ha intrapreso un viaggio faticoso e carico di incognite, per portare in salvo la propria famiglia. Con lei ha preso la figlia di otto anni, mentre il marito è rimasto a combattere. Ad accompagnarla anche un’amica con i suoi due figli di sette e tredici anni. Per le due donne e i tre bambini il viaggio è durato tre giorni. Per ventiquattro ore la piccola comitiva si è dovuta fermare al confine con l’Ungheria, poi è riuscita a ripartire alla volta di Padova e infine è arrivata a Verano Brianza, in provincia di Monza. Da qui Ivanna si è spostata a Lecco, dove sabato scorso, alle 7,58, ha partorito Yana, assistita dal personale del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Manzoni, diretto da Antonio Pellegrino.
Dopo tanti giorni difficili e con il pensiero fisso alla parte di famiglia rimasta in patria, anche per mamma Ivanna è arrivato, finalmente, un momento di gioia e di pace. Condiviso con il marito, che ha potuto conoscere la figlia attraverso una videochiamata. Yana è una bella bambina di 3.230 grammi, che è già diventata un simbolo di rinascita e riscatto per la comunità ucraina del Lecchese. Segno che la vita è più forte anche della guerra e delle bombe.
«Nella tristezza di questi giorni segnati dalla guerra in Ucraina, il sorriso della piccola Yana ha riempito di gioia tutti i nostri cuori», commenta, commosso, Paolo Favini, direttore generale Asst Lecco.
Nel momento del travaglio, la mamma ucraina è stata assistita dall’ostetrica Raffaella Spotorno, che così rivive quei momenti: «Siamo riuscite a entrare in buona sintonia perché riuscivamo a comunicare in inglese. Il travaglio e il parto sono stati molto veloci e Yana è rimasta tutto il tempo con la sua mamma. Alla nascita ho pensato che Ivanna fosse lì da sola sicuramente non per sua scelta – riprende a raccontare l’ostetrica –. È riuscita a contattare telefonicamente suo marito rimasto in Ucraina e ho pensato quanto fosse crudele questa situazione. Abbiamo cercato insieme a tutto il personale, come già facciamo, di farla sentire quanto più possibile a casa sua».
Proprio per far sentire “a casa” i profughi della guerra, tante famiglie lecchesi hanno aperto la porta agli oltre cento cittadini ucraini che sono arrivati in città in queste settimane, mentre la raccolta fondi “Lecco ospita l’Ucraina”, promossa dalla Fondazione comunitaria, ha superato gli 87mila euro. Inoltre, associazioni e Comuni di tutta la provincia hanno aderito all’invito della Chiesa ortodossa, promuovendo la raccolta di vestiario, alimenti, medicine e generi di prima necessità, con cui sono stati riempiti 66 bancali, caricati su due Tir con destinazione Romania. Infine, l’ostello della solidarietà, gestito da Caritas Ambrosiana, si prepara ad ospitare altri profughi in arrivo nei prossimi giorni.

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