sabato 4 maggio 2024
Da Faenza a Cesena, la ferita rimasta aperta riguarda i possibili smottamenti: si è passati da 7mila a 80mila episodi segnalati. Tanti i lavori in corso, ancora centinaia le persone fuori di casa
Maggio 2023: detriti in strada a Sant'Agata sul Salterno dopo l'alluvione

Maggio 2023: detriti in strada a Sant'Agata sul Salterno dopo l'alluvione - Ansa

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Alluvione in Romagna un anno dopo, il bilancio è in chiaroscuro. Se da una parte la gente non si è mai persa d’animo, come accade sempre da queste parti, dall’altra rimangono ferite aperte su cui si dovrà lavorare. A Faenza, dove l’acqua ha causato i maggiori d’anni fra le città romagnole colpite dai catastrofici eventi del maggio dello scorso anno, sono oltre 400 le persone non rientrate nelle rispettive abitazioni. Chi ha avuto danni diretti provocati dall’acqua attende i ristori finora riconosciuti in gran parte nella misura minima (5mila euro per l’immediato sostegno) dietro presentazione di fatture. Ora si può formalizzare una domanda di rimborso sul portale “Sfinge”, dove si deve caricare la perizia dei «danni agli immobili di edilizia abitativa», secondo l’ordinanza 14 della struttura commissariale.

Nel territorio cesenate la ferita da rimarginare è quella relativa alle frane. La città che si snoda attorno al fiume Savio si ritroverà la sera del 16 maggio nella parrocchia di San Rocco per una Messa presieduta dal vescovo di Cesena-Sarsina, Douglas Regattieri. Poi ci sarà una fiaccolata silenziosa lungo gli argini «per non dimenticare e non far dimenticare», come hanno scritto nel volantino di invito i componenti del locale Comitato alluvionati. Risalendo il corso del fiume e lungo le valli minori, molte strade sono ancora vietate alle auto. Lavori in corso ci sono fra Casale e Carpineta, appena fuori Cesena. Pochi chilometri dopo non si percorrono le ripide ascese verso il borgo di Monteleone e quello di Sorrivoli, lungo via Peschiera, nel territorio di Roncofreddo, forse il più martoriato per gli smottamenti di un anno fa.

La situazione complessiva, già drammatica subito dopo il maggio 2023 - quando ci si rese conto che non ci fu solo l’alluvione in pianura, dove ci furono 80 esondazioni, ma si erano verificate anche migliaia di smottamenti in Appennino - oggi appare ancora più complessa. In più occasioni è stato ribadito (pochi giorni fa anche dall’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna) che da una prima stima di 7mila frane si è passati oggi a 80mila. Una cifra impensabile, che dimostra come il terreno si sia dimostrato debolissimo di fronte alle incessanti piogge che colpirono la Romagna.

Lungo l’erta per la frazione di Ciola, a 550 metri sul mare in Comune di Mercato Saraceno, nota agli appassionati di bicicletta per il transito della Gran fondo “Nove colli” che dal 1971 parte da Cesenatico, la strada è riaperta, ma non mancano i restringimenti di carreggiata. Si notano versanti di montagna ripuliti, ma non sempre messi in sicurezza. I parametri con i quali si lavorava in questi luoghi sono del tutto mutati dopo l’alluvione dello scorso anno. In molti casi, gli interventi strutturali si potranno realizzare solo dopo aver tenuto conto che il clima è cambiato e con esso gli eventi atmosferici. La via che collega Ciola con il Monte Finocchio, in territorio sarsinate, attraversa l’abitato di Musella. Qui è ancora presente una voragine che si aggira grazie a un “by pass” realizzato sul terreno di un privato. La vegetazione cresciuta spontanea mitiga l’impatto visivo, ma i lavori da mettere in cantiere sono di notevole entità. La discesa verso la città romana che diede i natali al commediografo latino Tito Maccio Plauto passa per la località di Tezzo, quella che tutti videro sui social l’anno scorso, con la strada che si accartocciava su se stessa. L’asfalto è stato ripristinato, così pure i terrapieni, nei pressi di alcune abitazioni da cui furono evacuati i residenti, ora tornati nelle loro case. La normalità pare riacquistata, ma la collina rimane fragile. E il rischio dell’abbandono è dietro l’angolo.

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