mercoledì 21 novembre 2012
Dalle 398 querele del 2004 a 230 nel 2011, con un calo più marcato soprattutto negli ultimi due anni. Mentre il numero degli usurai è schizzato da 25mila degli inizi del 2000 agli oltre 40mila di oggi.
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In Italia calano le denunce per usura ma crescono gli usurai in attività e quelli legati alle mafie. È quanto afferma Confesercenti, che nella giornata di oggi, insieme alla Rete per la legalità, promuove a Roma la terza edizione del "No Usura Day", una giornata di sensibilizzazione su un fenomeno che non conosce crisi. Negli ultimi anni, infatti, le denunce sono passate da 398 del 2004 a 230 nel 2011, con un calo più marcato soprattutto negli ultimi due anni. "Il reato non è emerso in tutta la sua gravità - spiega Marco Venturi, presidente di Confesercenti -. Il numero delle denunce è più basso rispetto al 1996".Dall'altro lato, però, il numero degli usurai è schizzato da 25mila degli inizi del 2000 agli oltre 40mila di oggi. "È l'unico comparto lavorativo con segno positivo in campo occupazionale - afferma Lino Busà, presidente di Sos Impresa, associazione antiracket e antiusura di Confesercenti -. E in questa spaventosa cifra troviamo di tutto: dallo strozzino di quartiere all'usuraio dalla faccia pulita, per finire con l'usura di mafia".Secondo Sos Impresa, dal 2010 al 2012, in Italia hanno chiuso circa 245 mila aziende commerciali e artigianali. Di queste il 40% deve la sua cessazione all'aggravarsi di problemi finanziari, a un forte indebitamento e all'usura. Molti cambiano settore o denominazione sociale, ma un terzo di loro alla fine chiude definitivamente. Nel 2011 hanno chiuso una cinquantina aziende al giorno, bruciando in un solo anno circa 130mila posti di lavoro.Complessivamente, secondo le stime realizzate da Sos Impresa, sono non meno di 200mila i commercianti coinvolti in rapporti di usura, 600mila invece le posizioni debitorie a causa dell'indebitamento con più strozzini, con un tributo pagato dai commercianti ogni anno che si aggira a non meno di 20 miliardi di euro. A preoccupare maggiormente, però, è l'usura di mafia, che rappresenta il 40% di tutti i casi censiti nel 2011. Un dato che ha subito un raddoppio dal 2008, quando erano il 20,1% dei casi. A non aver dato i risultati sperati è la legge 108 del 1996 "di cui - spiega Venturi - non abbiamo timore a dire con chiarezza che è da rottamare, iniziando ad aprire un Tavolo di confronto per una riforma condivisa, più adeguata al momento economico e finanziario che stiamo vivendo". L'aiuto dello Stato, aggiunge Venturi, attraverso il Fondo di Solidarietà" è troppo lento, minato da lungaggini burocratiche, che certo non infondono fiducia nelle vittime. Il Fondo di prevenzione non è più finanziato, e a causa di direttive sempre più restrittive da parte del Ministero del Tesoro, ha perso il carattere di aiuto preventivo e solidale". Ma il vero dramma, spiega Confesercenti, è l'attuazione dell'azione penale con processi che finiscono quasi sempre in prescrizione. "L'usura è, di fatto, un reato depenalizzato - afferma Busà -. Sono passati ben sedici anni da quando venne approvata, sulla spinta dell'indignazione popolare, la Legge 108/96 e già nel decimo anniversario avevamo chiesto una profonda revisione della Legge, soprattutto in quelle parti che hanno fallito. Da anni, in Parlamento giace una proposta di legge, su cui tutte le forze politiche hanno messo la sordina. L'appello delle Associazioni e Fondazioni antiracket e antiusura è di uno sforzo comune per trovare un'ampia intesa su un nuovo Testo, altrimenti l'unica alternativa sarà quella di iniziativa popolare, su cui cominceremo a raccogliere le firme".
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