martedì 29 settembre 2009
Boom del fenomeno. Già sfondato il tetto del 2008, quando il fatturato era stato di 15 miliardi. A Napoli da gennaio a maggio scoperte 342 situazioni irregolari. In tutto lo scorso anno i reati legati agli strozzini erano stati 337. Appello di Mantovano alle banche: prestiti con criteri meno rigidi.
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È boom per l’usura. Il fattu­rato dei 'cravattari' nei primi otto mesi di quest’anno ha già superato quello dell’intero 2008 che, lo ricordiamo, era stato di cir­ca 15 miliardi di euro. E per alcune zone il superamento è avvenuto già prima della metà dell’anno, come in Campania che da sola rappre­senta il 12,5% del fenomeno. Con­seguenza della crisi economica, della rigidità delle banche nel con­cedere prestiti e mutui, e della, in­vece, crescente disponibilità di de­naro della varie mafie, sempre più interessate a questo settore. Ed è al­larme. «Siamo molto preoccupati», ammette il sottosegretario all’In­terno, Alfredo Mantovano, che ha la delega proprio in materia di racket e usura, e che ha fornito que­sta preoccupante notizia a margine del convegno del Pdl sul Mezzogiorno. Un al­larme lanciato anche dalla Procura nazio­nale antimafia in un documento sull’in­filtrazione mafiosa nell’economia lega­le che la Commissio­ne parlamentare an­timafia sta analiz­zando proprio in queste settimane. «È appena il ca­so di aggiungere – si legge nel do­cumento riservato – che le difficoltà del sistema bancario a soddisfare le esigenze di finanziamento di sin­goli e imprese favorirà il ricorso ai prestiti usurari, che, nelle regioni meridionali e non solo, sono gesti­ti dalle organizzazioni mafiose, che si mimetizzano spesso dietro inso­spettabili finanziarie». Dati nazionali non sono ancora di­sponibili ma quelli parziali, relativi a zone importanti e sensibili, con­fermano l’allarme. La Guardia di Fi­nanza, il corpo specializzato nel contrasto alla criminalità econo­mica e quindi anche agli strozzini, ha condotto una rilevazione sui da­ti dell’usura nei primi cinque mesi del 2009, nel circondario di Napo­li, territorio da sempre colpito dal fenomeno, ma mai come quest’an­no. Infatti secondo le indagini della Fiamme Gialle i casi rilevati nei pri­mi cinque mesi del 2009 sono stati 342 con 2.625 indagati mentre in tut­to il 2008 erano stati 337, con 2.954 indagati. Per l’intera provincia na­poletana i casi nel 2008 erano stati 715 con 3.971 indagati, mentre nei primi cinque mesi di quest’anno so­no stati 637, con 3.221 indagati. I motivi sono evidenti e Mantovano, ricordando che il governo ha costi­tuito in tutte le regioni degli osser­vatori sul credito coordinati dai pre­fetti, lancia un appello alle banche: «Non siano così rigide negli auto­matismi: i mutui negati o revocati per indici piuttosto discutibili pro­vocano automaticamente il passag­gio al credito usurario». Un splendido 'regalo' per le cosche che, come sottolinea il documento della Procura na­zionale antimafia, dispone di una «permanente, e­norme, illimitata, liquidità finanzia­ria », proveniente soprattutto dal traf­fico di droga «un mercato che non andrà certo in cri­si, dal momento che è in aumento tanto l’offerta che la domanda di droghe di ogni gene­re ». Ed alla richiesta di denaro le ma­fie rispondo efficientemente, con proprie 'banche' parallele. «Recen­ti indagini hanno rivelato un com­plesso sistema di usura, all’interno del quale alcuni imprenditori, con­tigui ad ambienti criminali, funge­vano da veri e propri istituti di cre­dito 'abusivi' nei confronti di com­mercianti che, in difficoltà econo­miche, non avevano ottenuto dagli istituti bancari i finanziamenti ri­chiesti ». Grazie all’usura le mafie possono en­trare in possesso delle imprese «a prezzi di svendita stracciati, con con­seguente accelerazione del proces­so di occupazione di settori sempre più vasti dell’economia, in maniera ancora più accentuata di quanto sta già avvenendo in questi anni».
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