giovedì 23 novembre 2023
Nell'anno educativo 2021/2022 sono autorizzati oltre 350mila posti, in parziale recupero dopo la pandemia. Ma con grandi disparità tra le Regioni. Li frequentano di più i bambini di famiglie abbienti
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Dopo l’anno pandemico 2020/2021 sono cresciuti i posti per i bambini sotto i 3 anni nei servizi per l’infanzia in Italia: si avvicinano gli obiettivi stabiliti dal Consiglio Europeo per il 2010, ma restano lontani quelli previsti per il 2030. E quasi la metà dei nidi (49,1%) ha bambini in lista d’attesa. Sono dati del rapporto “Offerta di nidi e servizi integrativi per la prima infanzia. Anno educativo 2021/2022” pubblicato oggi dall’Istat.

Di fronte alle numerose richieste di iscrizione pervenute, risultano carenza di posti nel 63% dei nidi pubblici e nel 40,7% di quelli privati, con una media nazionale del 49,1%. Con analoga proporzione pubblico-privato, si registra però una differenza Nord-Centro-Sud: mancano posti per i bambini nel 48,2% dei nidi al Nord, nel 45,1% di quelli al Centro e nel 54,9% di quelli al Sud.

Nell’anno educativo 2021/2022 risultano attivi 13.518 nidi e servizi integrativi per la prima infanzia e sono autorizzati oltre 350mila posti (48,8% dei quali a titolarità pubblica). I bambini che frequentavano una struttura educativa erano pari al 33,4% dei residenti di 0-2 anni (contro il 37,9% della media Ue). La quota di posti nei servizi educativi rispetto ai bambini residenti sotto i 3 anni risulta del 28% a livello nazionale: il 34,4% al Centro-Nord, il 16,2% al Sud. La regione con il più alto livello di copertura è l’Umbria (43,7%), seguita dall’Emilia-Romagna (41,6%); in coda alla classifica Sicilia (13%) e Campania (11,7%).

Dopo il calo dei posti disponibili registrato nel 2020/2021, l’anno successivo si è assistito a un parziale recupero dei servizi relativi ai nidi d'infanzia e alle “sezioni primavera” delle scuole materne. Infatti la percentuale di copertura dei posti (cresciuti di 1.780 unità) fa registrare un leggero incremento (0,8%) rispetto al 2020/21, dovuto anche alla riduzione delle nascite.

Dal punto di vista sociale, i bambini che frequentano il nido hanno più spesso entrambi i genitori occupati (parametro privilegiato nei criteri di accesso alle strutture pubbliche), con un maggiore livello di istruzione e con un reddito più alto rispetto alle famiglie dei bambini che non frequentano il nido. Nonostante i contributi introdotti dallo Stato e da diverse Regioni, le famiglie monoreddito, tendenzialmente meno abbienti, trovano più difficilmente accesso ai nidi pubblici e sono meno inclini a sostenere la spesa di quelli privati.

Al Consiglio Europeo del 15-16 marzo 2002 a Barcellona era stato raccomandato agli Stati membri di «fornire, entro il 2010, un’assistenza all’infanzia … per almeno il 33% dei bambini di età compresa inferiore ai 3 anni». A livello nazionale, il parametro del 33% è stato fissato come Livello essenziale delle prestazioni (Lep) da garantire a livello territoriale entro il 2027. Ma il nuovo obiettivo europeo, da raggiungere entro il 2030, è il 45%.

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