venerdì 16 agosto 2013
Il sette per cento dei reclusi è ancora analfabeta. Da settembre, in nove regioni, partiranno i Cpia, i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, che si occuperanno anche di incrementare l’offerta formativa delle 253 scuole carcerarie già attive.
INTERVISTA Toccafondi: «La scuola abbatte il tasso di recidiva»
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Studiare in carcere: un desiderio irrealizzabile per troppi detenuti. Mancano aule, materiale didattico e personale per soddisfare la domanda di istruzione che viene dalle celle. Le statistiche del Ministero della Giustizia, aggiornate al 30 giugno scorso, dicono che su 66.028 detenuti totali (38.795 italiani e 23.233 stranieri), il 7% è analfabeta o privo di titolo di studio, il 21,1% ha la licenza elementare, il 59,4% il diploma di scuola media, l’1,2% il diploma di scuola professionale, il 9,3% quello di scuola superiore e l’1,6% è laureato. Questi sono però dati molto parziali, visto che del 45,6% dei detenuti non si conosce il percorso scolastico, quota che sale al 61,8% per la componente straniera (40,6% per gli italiani).C’è quindi necessità di lavorare ancora e, da settembre, l’intenzione del Ministero dell’Istruzione, in collaborazione con quello della Giustizia, ma anche con le Regioni, le Province e i Comuni è proprio quella di incrementare, dove possibile, l’offerta formativa (vedi intervista in pagina). L’occasione è data dall’avvio, a settembre e in nove regioni, dei Centri provinciali per l’istruzione degli adulti (Cpia) che, per un anno, affiancheranno i Centri territoriali permanenti per l’istruzione e la formazione di quella fascia di popolazione adulta uscita dalla scuola senza titolo di studio. Secondo l’Istat, in Italia oltre 28 milioni di cittadini adulti sono in possesso, al massimo, di un titolo di studio conclusivo del primo ciclo e oltre l’80% non raggiunge il livello 3, quello «necessario per garantire il pieno inserimento nella società della conoscenza».Aggiornata all’anno scolastico 2011/2012, l’offerta formativa delle scuole carcerarie era la seguente: 19.976 i corsi attivati. Così suddivisi: 3.881 (19,4%), corsi del primo ciclo di istruzione (Cpc); 4.929 (24,7%), corsi a favore dei cittadini stranieri per l’integrazione linguistica e sociale (Cils); 8.117 (40,6%) corsi brevi modulari di alfabetizzazione (Cbm); 3.049 (15,3%), corsi del secondo ciclo di istruzione (Cp/CsII).La metà delle 253 scuole carcerarie è attiva nelle regioni del Sud Italia. Quella che ne ha il maggior numero è la Sicilia (43), seguita dalla Campania (30) e dalla Puglia (15). Un terzo delle scuole è invece nelle regioni del Nord: 19 in Lombardia, 18 in Emilia Romagna e 13 in Piemonte. Al Centro le scuole carcerarie sono in tutto 47, di cui 19 nel Lazio e 18 in Toscana. Al Nord sono programmati in maggioranza corsi brevi modulari, della durata di 50 ore (lingue, computer, falegnameria, arte, pittura, meccanica...); al Centro e al Sud, invece, sono in prevalenza i corsi del primo ciclo di istruzione. In minoranza, infine, i corsi di integrazione linguistica per gli stranieri.
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