sabato 7 dicembre 2013

​Alla Camera via libera in Commissione alla proposta Binetti: stop agli spot pubblicitari e accesso alle macchinetti solo adoperando la tessera sanitaria. (Nello Scavo)
L'AZZARDO NON È UN GIOCO: VAI AL DOSSIER

COMMENTA E CONDIVIDI
​Basta spot pubblicitari e inserzioni commerciali. Stop a macchinette mangiasoldi collocate accanto al banco del caffè. Accesso ai giochi consentito solo adoperando la tessera sanitaria. Possibilità di nomina di un amministratore di sostegno per i giocatori patologici. Il testo unificato sul gioco d’azzardo, approvato in commissione Affari sociali della Camera, farà tremare i padroni di azzardopoli e i loro referenti negli emicicli romani.Sul testo presentato dalla relatrice Paola Binetti (Scelta civica) ci saranno vari tentativi per abbattere a spallate alcuni capisaldi della proposta normativa. A cominciare da un comma che, se approvato, renderà la vita difficile ai signori delle slot. «L’installazione degli apparecchi idonei per il gioco lecito» all’interno di locali aperti al pubblico, «può essere effettuata – si legge – esclusivamente in spazi appositi e circoscritti, e comunque separati dal resto del locale in cui si svolge l’ordinaria attività». In altre parole, decine di migliaia di macchinette dovranno essere rimosse perché la gran parte dei bar non ha previsto (e spesso gli spazi non lo rendono possibile) aree riservate ai giocatori. Alla lobby delle scommesse non piacerà neanche il divieto di fare pubblicità su tutto il territorio nazionale. Altro capitolo riguarda la dislocazione dei moderni casinò. «L’esercizio di nuove sale... è vietato a una distanza inferiore a 300 metri da scuole di ogni ordine e grado, strutture ospedaliere e residenziali o semiresidenziali operanti nel settore sanitario o socio-assistenziale, luoghi di culto, caserme, centri di aggregazione giovanile e centri per anziani, nonché a una distanza inferiore a 100 metri da banche e uffici postali».Quest’ultimo riferimento non è da sottovalutare. Basta appostarsi per un paio d’ore nei pressi delle sale da gioco, per osservare un mesto viavai tra centri scommesse e il più vicino apparecchio bancomat. Cento metri non sono granché per scoraggiare i malati di gioco, ma sono migliaia i locali che si trovano a una distanza inferiore e che perciò, se la norma uscisse indenne dall’assalto degli emendamenti, sarebbero costretti a chiudere e traslocare. Se oggi per sprecare un po’ di tempo e molto denaro è sufficiente lasciarsi ipnotizzare dai jingle musicali dei videopoker e dalle immagini che promettono l’Eldorado, con le nuove disposizioni l’accesso agli apparecchi sarà «consentito esclusivamente mediante l’utilizzo della tessera sanitaria», che permetterà di registrare i dati anagrafici degli scommettitori per «rilevare il numero e l’entità delle somme giocate», per consentire loro di «autoescludersi anche temporaneamente» o di «prevedere un limite alla somma giocata».Tra i 12 articoli del nuovo testo – che non potrà essere operativo prima di sei mesi – ve n’è uno che, da solo, descrive la gravità delle patologie e il pesante impatto socio-economico della dipendenza. È l’articolo 12, secondo cui i casi più gravi potranno essere demandati a un giudice tutelare che dovrà valutare se indicare un amministratore di sostegno. A monitorare il fenomeno sarà un Osservatorio di esperti. Sulla base dei dati raccolti verranno analizzate le ricadute della dipendenza, a partire dai «costi sociali, economici e psicologici ad essa associati, nonché ai relativi fattori di rischio, in relazione alla salute dei giocatori e all’indebitamento delle famiglie».Per prevenire e curare il gioco patologico viene previsto un fondo, alimentato dallo 0,1% della riscossione delle sanzioni amministrative relative al gioco illegale. Sempre che non si riesca a manomettere questa proposta con il solito pretesto della tutela della libertà del mercato.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: