domenica 16 settembre 2018
Arriva dagli Usa la "tasca" che disattiva gli smartphone dei ragazzi. Gli insegnanti: «Non demonizziamo i telefoni, ma così imparano a relazionarsi»
Le tasche Yondr che schermano i telefoni

Le tasche Yondr che schermano i telefoni

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C'era una volta la distrazione da cellulare in classe: è un liceo paritario cattolico, il 'San Benedetto' di Piacenza, la prima scuola phone free in Italia.

L’inizio dell’anno scolastico per gli studenti dell’istituto gestito dalla Fondazione San Benedetto – che nel 2007 ha raccolto dalle vicine monache benedettine del monastero di San Raimondo il testimone di una storia educativa secolare – coincide domani con il debutto, direttamente dalla California, del dispositivo Yondr. La tecnologia, già testato con successo in molti college americani, è tanto innovativa quanto semplice nell’utilizzo: alla prima ora di lezione lo studente inserisce il suo smartphone in una custodia morbida, dotata di una chiusura che solo l’insegnante può sbloccare con uno strumento ad hoc. Può tenerlo accanto a sé o riporlo nell’apposito cestone presente in ogni classe. Per tutto il tempo delle lezioni, ricreazione compresa, il cellulare resterà non solo sigillato, ma schermato, impedendone ogni funzionalità. Una vera e propria cura disintossicante che non ha nulla a che vedere – precisano dalla scuola – con la demonizzazione di questi mezzi. «Pur consapevoli della grande utilità dei cellulari – spiega il dirigente scolastico Fabrizio Bertamoni – crediamo che il loro utilizzo stia diventando sempre più una fonte di distrazione, di comportamenti antisociali e di conflitto, sia a scuola che a casa». Da una ricerca statunitense, articolata in 1.240 interviste a ragazzi dai 12 ai 18 anni emerge che il 50% degli adolescenti dichiara di sentirsi “attaccato” al proprio cellulare. Con le tasche Yondr, che in alcuni Stati sono state adottate nei tribunali, nei concerti, in eventi per i bambini, si creano le condizioni per educarsi a restare disconnessi. «Non c’è solo in gioco la tutela della privacy – evidenzia Bertamoni –. L’obiettivo è incoraggiarli a relazionarsi tra loro: anche a scuola il rischio è che si isolino dietro ai loro telefonini».

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