martedì 17 settembre 2019
All’inaugurazione avvenuta all’Aquila, fronte comune delle istituzioni. Mattarella: non sempre gli insegnanti ricevono ciò che è loro dovuto
La sfida di pagare di più i professori
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«Tanti meriti vanno riconosciuti agli insegnanti, ai maestri, ai professori, che mettono la loro passione e la loro preparazione a servizio dei giovani. Non sempre ricevono dalla società e dalle istituzioni il riconoscimento che è loro dovuto. Non poche volte hanno colmato con il loro senso di responsabilità e del dovere, lo spazio lasciato vuoto dalla carenza di risorse materiali o di strutture organizzative. Insieme a loro desidero ringraziare tutto il personale della scuola, che si prodiga per il bene dei ragazzi». Inaugurando ufficialmente l’anno scolastico 2019-2020, ieri pomeriggio all’Aquila, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto, ancora una volta, mettere l’accento sull’imprescindibile funzione pubblica dell’insegnamento, un ruolo ancora non pienamente riconosciuto.

Anche a livello economico, dato che, come ha recentemente ricordato l’Ocse, gli insegnanti italiani sono tra i peggio pagati in assoluto, con un rapporto tra salario iniziale e a fine carriera, di 1,5, rispetto a una media Ocse di 1,7. I nostri docenti sono anche tra i più anziani, con gli ultra 50enni che rappresentano il 59% del totale, tanto che, secondo l’Ocse, ne dovremmo sostituire almeno la metà entro i prossimi dieci anni.

«Nuove generazioni di insegnanti – ha ricordato Mattarella – sono chiamate a entrare nella scuola. Questa sfida di rinnovamento è decisiva per tenere il passo con i tempi, con i linguaggi che cambiano, con i ragazzi che abitano il web e ci precedono nella società digitale. Tanti nuovi insegnanti erano brillanti studenti pochi anni fa. È necessario garantire questa trasmissione delle conoscenze, della cultura». Anche attraverso un sistema di reclutamento più efficace. Come ricorda la Cisl Scuola in un dossier preparato per l’avvio del nuovo anno, rispetto alle 53.627 assunzioni autorizzate dal Ministero delle finanze per il 2019-2020, ne sono state effettivamente formalizzate circa 22mila. Anche quest’anno, insomma, la “supplentite” sarà ben lungi dall’essere superata. Saranno, infatti, oltre 155mila i supplenti chiamati in cattedra. Praticamente, i precari costituiscono circa il 20% delle cattedre funzionanti, ricorda il sindacato.

Prima di raggiungere la scuola primaria “Mariele Ventre”, dove si è svolta la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico, il presidente Mattarella ha deposto un fiore presso la “Pietra del Ricordo”, inaugurata nello scorso aprile, in occasione del decennale del sisma, in memoria degli studenti vittime del terremoto del 2009. «Agli insegnanti, agli studenti, alle loro famiglie va garantita ovunque la massima cura per la sicurezza degli edifici, secondo gli standard esigenti che le tecnologie moderne consentono», ha ammonito il Capo dello Stato. Un monito tanto più importante, alla luce del fatto che, come ricorda Save the children, «circa 4,5 milioni di studenti vivono in aree ad alta o media pericolosità sismica».

Sulla necessità di recuperare risorse fresche, ha insistito anche il ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti, che ha ribadito la richiesta di «3 miliardi in più, due per la scuola e uno per l’università», in vista della votazione della nuova legge di bilancio. «Se la scuola è, come è, la fotografia dell’Italia che saremo – ha ribadito Fioramonti – non possiamo che dedicarle tutte le risorse che occorrono. È il miglior investimento che abbiamo e la nostra miglior chance per il futuro. È per questo che come ministro mi sono impegnato a trovare al più presto, a partire dalla prossima legge di bilancio, le risorse aggiuntive necessarie a ripristinare i livelli di spesa del 2008».

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