sabato 15 novembre 2008
Guizzetti, responsabile reparto stati vegetativi a Bergamo: far credere che questi malati non sentono e non provano nulla è una grande menzogna. Eluana va incontro alla più terribile delle morti.
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Ha pianto Giovanni Battista Guizzetti. Lo afferma senza retorica, semplicemente, come lo può dire chi è disarmato di fronte a qualcosa che non riesce a spiegarsi. E mentre parla la voce ogni tanto si rompe ancora: «perché penso ad Eluana e vedo le tante persone che sono qui nella sua stessa condizione e allora mi chiedo: ma che senso ha definirle degli attaccapanni che non sentono e non provano nulla?». Che clima c'è nel reparto in cui vengono curati i pazienti in stato vegetativo che lei dirige presso il Centro don Orione di Bergamo? Cosa vuole che le dica, può immaginare come stiamo, la mia équipe, gli infermieri, i parenti, tutti ci chiediamo perché si è arrivati a questo punto. Siamo increduli di fronte a una fine del genere e non possiamo che sentire questa ragazza una parte anche della nostra famiglia perché qui le persone come lei vivono e sono curate amorevolmente prima di tutto dagli infermieri e gli operatori sanitari con i quali sono in grado di stabilire un rapporto davvero unico. Già, perché c'è sempre qualcuno che si prende cura più di altri di chi si trova in questa condizione: per Eluana è stata una delle suore della Casa di cura Talamoni. Ci può spiegare come nasce questo rapporto tra infermiere e paziente? Guardi, le racconto un episodio che è successo pochi giorni fa: stavamo effettuando dei test sul livello di coscienza, e ci siamo accorti che quando, ad esempio la mano la teneva l'infermiere con cui ognuno di loro è in più stretto contatto piuttosto che io che sono solo il medico la risposta era differente. Con loro la stringevano e con me no. Come si fa a dire che non sentono nulla? Che cosa le chiedono in queste ore i familiari dei pazienti? Hanno paura, si chiedono se dopo Eluana anche tante persone che si trovano nella stessa condizione faranno una fine uguale. Ma se non lo chiedono non la faranno. Dopo una vicenda che ha avuto un'eco simile non crede che ad altri parenti verrà in mente di far smettere il proprio caro di bere e mangiare? Ma non è la giustizia che deve risolvere questi problemi.Nel suo reparto mai nessuno le ha fatto una simile richiesta? No e poi no, da me non è mai successo. Sono dodici anni che sono qui e ho visto passare già ottanta malati di questo genere, ma mai nessuno, ripeto, dei loro familiari ha avuto il coraggio di chiedermi che il suo parente potesse farla finita. Mai una richiesta di eutanasia. E cosa le chiedono allora? Mi chiedono assistenza di qualità, mi chiedono di non essere abbandonati. Sono padri e madri soli, signore che piangono disperate al telefono e dicono "mi aiuti". Non c'è mica tanto cinismo in giro, ci sono piuttosto famiglie che si sfaldano per cercare di vedere il proprio familiare sistemato al meglio. Sono persone che magari all'uscita dall'ospedale, dalla terapia intensiva sono abbandonati a se stessi. Devono arrangiarsi da soli. Perché mancano le strutture in Italia. Noi che operiamo nell'ambito degli Stati vegetativi stiamo aspettando da troppo tempo che la politica faccia la sua parte: ci vogliono reparti appositi per accoglierli che siano distribuiti su tutto il territorio. Non bastano le Rsa generiche per anziani, questi gravi disabili hanno esigenze diverse, non vanno parcheggiati in un posto qualsiasi. Bisogna far partire una volta per tutte la "rete", io ricevo continuamente telefonate da persone del sud disposte a trasferirsi anche a Bergamo. Dottor Guizzetti e adesso che succederà? Come morirà Eluana? Beh, mi sembra chiaro, di una morte atroce, per fame e per sete, le staccheranno il sondino e via, verso la più terribile delle morti. Non sta a me esprimere giudizi, ma mi chiedo se ci si rende conto di quello che sta per accaderle. Quindici giorni sono un tempo lunghissimo, è incredibile, ripeto, e atroce farla morire così.Vorrei aggiungere anche un'altra cosa. Prego La medicina ufficiale non vuole riconoscere la possibilità di risvegli dopo lungo tempo, ma sappiamo che succedono e ci sono, sparsi per il mondo. Fa comodo a noi dire che i malati in stato vegetativo non sentono e non provano nulla: allora perché secondo lei nel mio reparto alcuni di loro vengono trattati con antiinfiammatori e antidolorifici? Credo che molti dovranno riflettere anche su questo.
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