martedì 27 novembre 2012
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«Continuo a sperare che ci possa essere una soluzione condivisa». Ad affermarlo è l’arcivescovo della diocesi di Taranto, Filippo Santoro, pochi istanti dopo la decisione dell’azienda che ha annunciato il blocco della produzione, non solo nella città pugliese, ma anche in tutti gli altri stabilimenti del gruppo. Una scelta che mette a rischio il futuro per cinquemila operai.Eccellenza, come sta vivendo questi momenti così difficili per Taranto?Mi informo. Sono costantemente aggiornato su ciò che accade attraverso la tv, la stampa ed internet. E poi prego, affidando alla Madonna della Salute la città ed i suoi figli, che non meritano quello che sta accadendo loro. Proprio in questa circostanza siamo chiamati a sostenere la fede del nostro popolo.Cosa vorrebbe dire all’azienda?Di andare oltre questo inutile braccio di ferro con la magistratura che non porterà da nessuna parte. Mi sembra che il procuratore Sebastio abbia ribadito la volontà di trovare soluzioni condivise. Ecco mi appello ai vertici dello stabilimento: ripartiamo da un dialogo ragionevole per il bene di tutti.E agli operai cosa dice?Quello che ho detto loro già in due occasioni, quando sono stato a trovarli in fabbrica. Di non abbandonarsi alla disperazione. Di stringersi ed essere solidali l’uno con l’altro, di non chiudersi nel risentimento. Continuo a sperare che ci possa essere una soluzione condivisa che tenga in conto il rispetto dell’ambiente, della salute e il diritto al lavoro.  Cosa si aspetta che avverrà ora?Difficile dirlo. Sono tanti i colpi di scena di questa vicenda. Mi aspetto che lo Stato, di cui sia la magistratura che il governo sono parte,  possa trovare risposte adeguate in modo che il problema non sia scaricato sulla città. Questo è un caso limite da cui ripartire per difendere i diritti fondamentali della Costituzione come la salute e il lavoro. Non lasciate soli i tarantini.
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