martedì 6 giugno 2023
Secondo un'indagine di Skuola.net, uno scolaro su due ricorre alle lezioni private. Indire: «Non sono la soluzione». Crescono gli insegnanti online: «Guadagno come un docente»
Lezioni private di una studentessa a distanza

Lezioni private di una studentessa a distanza - Reuters

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La scuola volge ormai al termine. Ancora qualche campanella e, salvo esami conclusivi, sarà tempo di vacanze estive. Molti studenti, però, stanno ancora correndo ai ripari nelle ultime verifiche e interrogazioni. Non senza l'aiuto delle lezioni private. Tanti altri, invece, saranno costretti a continuare a studiare anche a luglio e agosto, sempre con il soccorso delle indesiderate ripetizioni. Ma quanti sono gli scolari italiani che ricorrono all’aiuto del vicino, del professore o dell’esperto universitario per migliorare il proprio profitto scolastico?
Secondo un recente studio condotto da Skuola.net, uno studente su due alle secondarie (I e II grado) ha avuto bisogno di una mano nello studio, gratuita o a pagamento, al di fuori dell'orario scolastico. Il 25% di loro, indipendentemente dai propri voti, ha deciso di pagare un insegnante privato. Gli altri si sono affidati a parenti o amici disposti a offrire insegnamenti pro bono. Fra i soli studenti delle superiori, le famiglie che pagano un docente professionista salgono a 3 su 10. Oltre il 40%, invece, fra i ragazzi che hanno ottenuto il "debito" nel primo quadrimestre e tentano di salvare l’estate.

​La scuola non basta

Perciò, sebbene siano le stesse scuole a offrire corsi di recupero agli studenti, per molti - sembra evidente - non sono sufficienti a colmare le lacune. Dietro alla loro inadeguatezza, secondo il direttore di Skuola.net Daniele Grassucci, si celerebbe una carenza di fondi. «Tendenzialmente il budget è minimo e non viene sempre utilizzato per assumere lo stesso docente che fa lezione - spiega -. Si fanno 10-15 ore di lezioni collettive e non individuali. I corsi ci sono ma sono palliativi». Un segno di inefficienza dei percorsi suppletivi è offerto anche dai preoccupanti risultati dei test Invalsi: quasi uno scolaro su due, al termine delle superiori, non raggiunge le competenze adeguate in italiano e matematica. Le soluzioni offerte dalle più recenti teorie didattiche, però, sembrano andare in direzione opposta alle ripetizioni. «Non è una questione di fondi e non sono convinta che la lezione individuale sia quello che serve. – risponde netta Cristina Grieco, presidente dell’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire) -. Bisogna aprire le classi e fare gruppi di livello fra chi ha risultati eccellenti, adeguati e sufficienti». Naturalmente, spiega, non si tratterebbe di “ghettizzare” gli studenti con risultati meno soddisfacenti, ma di permettere «a ognuno di arrivare al massimo delle proprie possibilità». In altre parole, superare la divisione fra scuola e studio domestico e fra classe e singolo aiuterebbe sia gli studenti sia i genitori: «Non è giusto che le famiglie debbano sostenere questo costo perché non tutte ne hanno la disponibilità», conclude Grieco.

​Prezzi per pochi

Lo spettro di una scuola elitaria, in effetti, si fa sempre più concreto. Secondo i dati raccolti da Skuola.net, la spesa media degli studenti per le ripetizioni ammonta a 400 euro annui. Che arrivano fino a 2.000 quando gli scolari devono colmare lacune gravi o, più spesso, sostenere gli esami a settembre. Le materie più costose? Matematica, richiesta da 6 ragazzi su 10, seguita dalle scienze e dalle lingue classiche. «La scuola italiana si è storicamente concentrata sulle discipline umanistiche – spiega Grassucci -. C’è un grosso problema sulla didattica della matematica. Oggi è in qualsiasi campo, anche nel parlare al telefono c’è un algoritmo che trasforma la mia voce». Lo studio di modelli didattici innovativi è, in realtà, ormai all’ordine del giorno: dai giochi con i Lego alle primarie fino ai laboratori sperimentali nei gruppi del liceo. Ma di lavoro in classe ne resta ancora molto da fare: «Sulla formazione dei docenti c’è assoluta discrezionalità», conclude Grassucci.

​Un mondo sommerso

Quello delle ripetizioni è un mercato dal valore crescente. Eppure, gran parte delle sue entrate sembrano ancora sommerse. Fare stime è difficile ma basti pensare che, sempre secondo i dati di Skuola.net, la maggior parte delle lezioni private viene ancora concordata tramite passaparola e svolta secondo meccanismi informali. Alcuni Paesi, come la Francia, hanno tamponato il problema offrendo la detrazione fiscale per le spese di istruzione complementare e favorendo la contrattualizzazione dei docenti. In Italia, nonostante l’abitudine delle ripetizioni “in nero” sia ancora diffusa, sono molte le aziende (digitali e non) che offrono sia servizi di mediazione, in cui la transazione finanziaria è ancora affidata agli attori in gioco, sia veri e propri percorsi didattici privati. La maggior parte creano mercati in cui i docenti possono presentarsi direttamente agli studenti. Talvolta, al contrario, offrono direttamente agli scolari un percorso formativo ad hoc e ai docenti nuove opportunità di lavoro. Non sempre meno remunerative.

I nuovi insegnanti del web

«Guadagno come un professore, tenendo conto che chiedo solo 16 euro a lezione. Ho dovuto aprire una partita Iva e quest’anno ho lavorato tutti i giorni». A parlare è Valentina Vollaro, 38enne che dal 2020 ha iniziato a offrire lezioni private su una piattaforma di mediazione online. In poco tempo i clienti si sono moltiplicati e il suo è diventato un lavoro a tempo pieno, per il quale ha abbandonato ogni altra attività. A chi le chiede cosa ne pensa di un futuro nella scuola risponde senza esitazione: «Mai pensato di fare la docente, mai». Ma per altri le ripetizioni sul web sono anche un'opportunità per conciliare il lavoro con la vita privata. È il caso di Angela Mugione, insegnante napoletana trasferitasi a Perugia. «Ho 32 anni e sono madre di un figlio piccolo. Qua non ho parenti per tutelare mio figlio - ci confessa -. Con la scuola possono mandarti anche a più di 40 minuti di distanza. Il mio è un lavoro flessibile».

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