mercoledì 28 novembre 2012
​Il "garante" Berlinguer: le regole non si cambiano in corsa. I sondaggi danno il segretario in vantaggio. Ma il sindaco di Firenze punge il rivale e rilancia: «Spero in un sorpassino all’ultimo tuffo».
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È stata un’altra giornata all’insegna del botta e risposta, quella di ieri, fra i due sfidanti rimasti in lizza per la vittoria nelle primarie del centrosinistra. Tenendosi a rigorosa distanza in attesa del match televisivo di stasera su Raiuno, Pierluigi Bersani e Matteo Renzi (il primo ospite del salotto telematico del Corriere.it, il secondo intervistato dall’inossidabile Bruno Vespa a «Porta a porta») hanno infatti continuato a polemizzare ed a punzecchiarsi un po’ su tutto, a partire dal principale pomo della discordia: le regole per votare nel ballottaggio di domenica. Vale il regolamento stabilito in partenza, ribadisce da giorni il presidente del collegio dei garanti Luigi Berlinguer: nessuna nuova prenotazione, vota chi si è registrato al primo turno o chi ha una giustificazione per non averlo fatto. Ma Renzi e le sue truppe protestano con forza. «È allucinante - è la prima stoccata del sindaco-rottamatore -. La giustificazione non la deve dare chi vuole andare a votare, la devono dare i politici che da vent’anni stanno nei palazzi, la deve dare chi è stato al governo». Il segretario del Pd non si scompone e controbatte con una sfilza delle sue ormai caratteristiche metafore: « Le primarie sono aperte, ma non sono un porto di mare. Si tratta di regole approvate all’unanimità, che non si cambiano in corsa. Del resto, uno che compra un biglietto della lotteria, lo fa all’inizio, non quando sono rimasti due soli numeri».Per i renziani, la lotta per riaprire le iscrizioni è fondamentale: i sondaggi danno Bersani vincente 57 a 43. Solo allargando la base elettorale, il sindaco fiorentino può sperare di colmare il distacco del primo turno: circa 300mila voti, ai quali potrebbero aggiungersi molti dei quasi 500mila dei "vendoliani" di Sel. «Faccio un endorsement a sfavore di Renzi», conferma Nichi Vendola, ribadendo il suo sostegno a Bersani, che annuncia iniziative in comune fra Pd e Sel nel Meridione, a partire da Napoli. Mentre sull’ipotesi di una rinnovata alleanza con l’Idv di Antonio Di Pietro, si dice scettico:«La vedo molto improbabile». Sul fronte delle primarie, invece, il segretario non teme di sbilanciarsi in pronostici («Francamente, penso di vincere. Perdere con nove punti di vantaggio? Sarei un pollo») e si concede una battuta in latino: «Pettinare le bambole? Potrei dire pectere pupas, ma bisogna volar basso». Scaramantica la replica di Renzi: «Non scommetto per principio e Bersani è favorito. Ma se un favorito prende la partita sotto gamba, quelle sono le partite che si vincono più volentieri». Poi l’ex boy scout fiorentino si scatena in una serie di affondi, durante la registrazione di Porta a Porta, compreso qualche colpo sotto la cintura, come sull’Ilva (Ai Riva «molti politici hanno concesso troppo») e su Equitalia: «L’ha fatta Tremonti, ma i poteri glieli ha dati un decreto Visco-Bersani». Se perde, ripete, non accetterà premi di consolazione: «Resto a fare il sindaco e non fonderò un mio partito. Ma, se lo facessi, ci sono sondaggi che mi accreditano fino al 25%...». Infine, Renzi torna in trincea, disertando una riunione sulle primarie per vigilare sulla piena del Mugnone che minaccia Firenze: «L’allarme rientra», fa sapere attraverso Twitter in serata. E nel guardare le acque impetuose del torrente, ripensa alla sfida guascona lanciata al rivale Bersani: «Spero nel sorpassino dell’ultimo tuffo».
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