
Sono 2.900 le persone senza dimora e in condizione di povertà che in dieci anni hanno trovato un pasto caldo, cibo di qualità, un sorriso e un’occasione di convivialità e amicizia al Refettorio Ambrosiano del quartiere di Greco, alla periferia nord di Milano. Persone affiancate dalla rete dei servizi di Caritas Ambrosiana. Dunque: non massa indistinta, non meri “utenti”, ma persone ciascuna con un volto, un nome, una storia. Una fame di dignità e di futuro alla quale l’arcidiocesi di Milano ha cercato di dare una risposta con questa realtà avviata nel giugno 2015 grazie all’intuizione dell’allora arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola, che volle il Refettorio quale opera segno della diocesi in occasione dell’Expo di Milano dedicata al tema Nutrire il pianeta, energia per la vita.
Un’opera che coniuga carità, bellezza e giustizia
Questo servizio, gestito da Caritas Ambrosiana, esprime in modo esemplare quella «capillarità del bene» che caratterizza Milano, ha detto l’arcivescovo Mario Delpini intervenendo all’evento organizzato per il “compleanno” del Refettorio. Che è stato concepito come realtà che coniuga carità e bellezza, solidarietà e arte. Al servizio della giustizia. E così ha agito in questi dieci anni, ha ricordato il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti. «Un luogo solidale, dove accogliere gli ultimi offrendo un’alimentazione di qualità. Un luogo dove combattere la fame e la povertà alimentare, e dove lottare – attraverso il recupero delle eccedenze – contro lo spreco del cibo. Un luogo dove accogliere anche anziani soli e altre persone fragili, aperti alle povertà urbane, e per scongiurare inaccettabili guerre fra poveri. Un luogo di bellezza, grazie agli artisti e ai designer che hanno reso bello il Refettorio, e un luogo di cultura grazie ai molteplici eventi qui ospitati», ha ricordato infine Gualzetti. Ecco i numeri che testimoniano questa storia.
Tutti i numeri di una storia di solidarietà
In dieci anni sono stati oltre 260.000 i pasti preparati alla mensa solidale di Greco: di questi, 220.000 erano pasti “ordinari” offerti ai 2.900 commensali “fragili” e oltre diecimila quelli serviti in occasione di 200 eventi benefici. Tutto questo grazie al servizio di uno staff professionale permanente (oggi composto da undici persone e quattro tirocinanti) e di quasi 90 volontari in media all’anno. L’organizzazione dei pasti “straordinari”, offerti a persone senza dimora in occasione delle festività, ha coinvolto inoltre come volontari 260 giovani.
Nei mesi d’agosto di questi anni più di 14.000 pasti gratuiti sono stati serviti grazie al progetto “Il pranzo è servito”, che ha coinvolto 550 anziani rimasti soli in estate a Milano. Altri 9.500 pasti sono stati cucinati con cadenza settimanale per i circa 80 anziani del quartiere di Greco, beneficiari del progetto di socializzazione “Le Querce”, con laboratori e momenti conviviali. Più di 8.200 i partecipanti, in gran parte ragazzi e giovani, ai 213 incontri formativi (sui temi del volontariato, della solidarietà internazionale, della lotta allo spreco e degli stili di vita) dedicati a scuole (155), parrocchie (43) e altre realtà. Più di duemila i lavoratori di 52 aziende coinvolti in 85 giornate di volontariato aziendale.
Così trova energia (rinnovabile) la lotta allo spreco
Circa quaranta, inoltre, le tonnellate di eccedenze alimentari cucinate dopo essere state recuperate dal Mercato ortofrutticolo di Milano e da punti vendita della grande distribuzione. Tutto questo ha fatto da volano alla promozione di un sistema di recupero delle eccedenze che ha permesso di recuperare 1.400 tonnellate di cibo, erogate poi in altre realtà della rete Caritas. Non solo lotta allo spreco alimentare: da giugno 2024, con la fondazione della comunità energetica “SolEdarietà”, sono stati prodotti più di 15 kilowatt di energia rinnovabile grazie ai trenta pannelli fotovoltaici collocati su tetto del Refettorio. Quasi tutti destinati all’autoconsumo.
Ma questo è anche un luogo di cultura e di bellezza. Sono tredici i “tavoli d’autore” per la mensa, ideati da altrettanti designer (e prodotti dall’azienda Riva1920), e sei le opere di artisti contemporanei, ospitate sin dagli inizi nel Refettorio o aggiuntesi successivamente. Su quei tavoli e tra quelle opere, sono state serviti inoltre i piatti di 65 grandi chef, nazionali e internazionali, coinvolti in una serie di eventi durante Expo 2015. E in questi dieci anni sono stati più di 300 gli eventi culturali (spettacoli teatrali, letture dal vivo, “menù della poesia”, “cene monastiche”, conferenze, presentazioni di libri, partecipazioni a festival e rassegne) promossi dall’Associazione per il Refettorio, anche a fini di raccolta fondi per la struttura. Ed è iniziativa coerente con questo stile l’edizione aggiornata, fresca di stampa, di Butta in tavola (Ipl, Milano 2025, 168 pagine, 19 euro), il libro delle ricette del Refettorio, che raccoglie 76 “suggerimenti” dei grandi chef che nel tempo hanno collaborato con la struttura Caritas, ma anche di cuochi, volontari e avventori che la frequentano ogni giorno. Il ricavato della vendita del libro serve a sostenere le attività del Refettorio.
«L’accoglienza si fa pane, la cultura siede a tavola con l’umanità»
All’evento per il decennale, con Gualzetti, altre persone coinvolte nella ideazione e nella nascita del Refettorio. Come monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura e la carità dell’arcodiocesi di Milano. Come don Giuliano Savina, oggi direttore dell’Ufficio nazionale Cei per l’Ecumenismo e il dialogo ma dieci anni fa parroco di San Martino in Greco – il Refettorio è stato realizzato nel cineteatro parrocchiale, che da tempo era inutilizzato. E come Massimo Bottura: «Il Refettorio sin dagli inizi non è un ristorante, non è una mensa – ha affermato lo chef modenese – ma un luogo speciale, dove il recupero delle eccedenze, autentica sfida del nostro tempo, si fa inclusione sociale, l’accoglienza si trasforma in pane, e dove la cultura si siede a tavola con l’umanità».
Un’idea «semplice ma rivoluzionaria». Che ha fatto da apripista ad altri refettori, fondati in altre città del mondo grazie all’organizzazione non profit Food for Soul, alla quale ha dato voce la presidente Lara Gilmore. «Questo luogo in origine era un teatro e in qualche modo lo è rimasto – ha annotato il direttore artistico Davide Rampello –. Qui avviene infatti una rappresentazione di ciò che chiamiamo bellezza: non un mero fatto estetico, ma una sintesi della ricerca che l’uomo fa del vero, del buono e del giusto».
Delpini: tempo di servizi profetici, che costruiscono relazioni
«Lo scandalo dello spreco e, contemporaneamente, lo scandalo di gente che aveva fame, anche a Milano»: è per rispondere a queste sfide che è nato il Refettorio Ambrosiano, ha sottolineato Delpini a conclusione dell’evento. Il Refettorio è il punto d’arrivo di una storia di solidarietà che parte con la soluzione del pacco viveri («che può aiutare, ma in un certo senso è anche un po’ una mortificazione della dignità delle persone») e che ha un’evoluzione nella rete degli Empori solidali di Caritas Ambrosiana (che responsabilizza il beneficiato, permettendogli di scegliere i beni di cui ha bisogno o che preferisce per sé e la sua famiglia) e nelle mense per i poveri (che sono anche luoghi di condivisione e incontro).
E ora? «C’è una nuova parola, oltre pacco, emporio, mensa, refettorio, per combattere quello scandalo? Mi viene in mente un’evoluzione un po’ utopica, ma necessaria: la sala da pranzo, il luogo più bello di una casa, ma soprattutto quello in cui si siede a tavola gente che si conosce. Dobbiamo sempre più puntare – ha suggerito l’arcivescovo – su servizi non solo utili per sfamare bisogni, ma profetici nel costruire relazioni, nello stabilire un senso di appartenenza che condivide una responsabilità. Che spinge a essere grati per il bene che si riceve, e fare a propria volta il bene».
Milano è «sempre più attraente» ma «sempre meno accessibile». E «questa è una tensione difficile da sciogliere», e «c’è da farsi problemi su questa evoluzione della città», aveva detto poco prima Delpini, dialogando con i cronisti a margine dell’evento per il decennale del Refettorio. Tuttavia, aveva aggiunto, «a impressionare è la capillarità del bene che si fa: nelle parrocchie, negli oratori, negli centri d’ascolto, in tante iniziative legate alla Chiesa di Milano e in tante iniziative legate alla gente di Milano, anche laiche. C’è da essere contenti di questa capillarità della solidarietà, della qualità culturale e dell’intraprendenza di Milano». Una «capillarità del bene» che ha nella mensa solidale di Greco un’espressione eloquente e feconda.