venerdì 28 febbraio 2020
Lunedì potrebbe riaprire il Duomo Tre nuove vittime, i guariti a quota 45
Prove di ritorno alla normalità

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Milano non si ferma, recita lo slogan della campagna pubblicitaria. E neppure Codogno, Lodi, Venezia. L’Italia non si ferma. Davanti al fantasma del coronavirus, che ha lasciato interdetto il nord del Paese per una settimana, è scattata finalmente la reazione. Virale, come si conviene alla vicenda che stiamo vivendo. Si è diffuso in poche ore, con migliaia di condivisioni sui social network, da Facebook a Youtube, il video #Milanononsiferma per sostenere il capoluogo e le altre città colpite dall’emergenza sanitaria. L’ha realizzato un’agenzia pubblicitaria «a supporto di oltre 100 brand della ristorazione italiana »: il primo a condividere il tutto è stato il sindaco Beppe Sala.

Un segnale, simbolico quanto si vuole, ma atteso e rilanciato sia dal mondo della politica che da quello dell’economia, evidentemente preoccupati per gli effetti negativi del contagio. Intendiamoci: la conta delle persone malate va avanti e ha raggiunto ieri quota 650, ha spiegato il commissario Angelo Borrelli. Altri 3 i morti, che portano il totale a 17. Il dato incoraggiante è che 45 persone sono guarite, la maggior parte in Lombardia, la Regione più colpita. Stanno bene i coniugi cinesi, per primi ricoverati allo Spallanzani a Roma a fine gennaio. «Grazie, i medici italiani ci hanno curato e salvato la vita» hanno detto.


Prime deroghe e riaperture per le imprese del Basso Lodigiano. Gli imprenditori: aiutateci. Da Zingaretti a Toti, anche la politica cambia registro e sceglie toni distensivi

A giorni dovrebbe lasciare l’istituto per le malattie infettive anche Niccolò, il 17enne di Grado bloccato per due volte in Cina a causa della febbre ma negativo ai test. Buone notizie dal corista della Scala colpito dal Covid- 19. «Il virus non mi dà più sintomi e mi hanno detto che praticamente sono guarito». «Siamo e continuiamo ad essere un Paese sicuro », ha sintetizzato Borrelli. «Abbiamo seguito un criterio di massima precauzione, i controlli sono stati fatti in alcune aree per delimitare la zona del focolaio». Di fronte al perdurare di una crisi che ha spaccato anche la comunità scientifica, si cerca perciò di fare quadrato. Parola d’ordine: normalità. Proviamoci, sembra essere lo slogan.

La Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano sta lavorando per riaprire a cattedrale meneghina ai turisti (con le nuove regole per evitare affollamento contingentando gli ingressi) già da lunedì 2 marzo. Ieri sui Navigli si è fatto vedere il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, per un aperitivo con militanti e simpatizzanti. Anche dai governatori di centrodestra arrivano messaggi di distensione. «Penso che si possa ragionare di un lento ritorno alla normalità» ha detto il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, in una diretta su Facebook dall’ospedale San Martino di Genova.

Il peso politico di Milano in questa vicenda è evidente, ma è nel cuore della zona rossa che si combatte la battaglia per il rilancio, sia pur ai tempi della quarantena. In una lettera, una trentina di imprenditori del Basso Lodigiano ha espresso preoccupazione per «l’impatto devastante» del coronavirus e per «il fortissimo disagio economico» che sta affossando indelebilmente il tessuto imprenditoriale del territorio «con scarse possibilità di ripresa». Intanto, grazie alle prime deroghe rilasciate dalle autorità, alcune imprese di Codogno e dintorni hanno riaperto.

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