lunedì 30 aprile 2018
Maurizio Gardini (Alleanza delle Cooperative): «Imprese di comunità, startup e workers buyout per creare nuovi posti»
Un cooperativa

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Giovani. Donne. Sud. Queste le emergenze più evidenti in un mercato dell’occupazione che è in leggera ripresa dopo le riforme. Grazie anche al prezioso contributo delle cooperative. Lo sostiene Maurizio Gardini, presidente di Alleanza delle Cooperative, in occasione della Festa dei lavoratori.

Ha ancora senso festeggiare il Primo Maggio?
Oggi più che mai. L’economia 4.0 sta creando e continuerà a creare occupazione. Sono 64mila, secondo un nostro focus con il Censis, i posti di lavoro per i quali non si trovano figure formate. Entro 15 anni si potrebbero perdere tre milioni di posti di lavoro in settori quali l’agricoltura e il manifatturiero. Abbiamo 2,7 milioni di working poor, lavoratori che percepiscono mediamente 800 euro lordi al mese. Sono poco più di tre milioni i Neet tra i 18 e i 34 anni. Rischiamo 5,7 milioni di pensionati poveri entro il 2050. Abbiamo oltre 4,5 milioni di persone che vivono sotto la soglia della povertà. Mi sembrano motivazioni valide perché il Primo Maggio sia una data simbolo per rimettere il lavoro al centro dell’agenda del governo. A prescindere dalle appartenenze politiche. È un’azione da portare avanti per più legislature.

Cosa sta facendo il mondo delle cooperative per ridurre la disoccupazione. In particolare quella giovanile e femminile?
Cresce la presenza di giovani nel management delle cooperative. Le donne rappresentano il 58% degli occupati nelle imprese aderenti all’Alleanza delle Cooperative (1.150.000 lavoratori), il 40% della base sociale e il 26% della governance. Numeri che non trovano analogie in altri settori imprenditoriali. Attraverso le cooperative di comunità, i workers buyout, i progetti di start up diamo il nostro contributo per moltiplicare iniziative imprenditoriali cooperative che creano lavoro per donne e giovani.

Le riforme hanno aiutato ad assumere o sono state un affare solo per gli imprenditori?
La riduzione dell’Irap e il Jobs Act hanno sortito effetti positivi, ma non basta. Occorre un impegno che determini le condizioni per ridare competitività alle imprese, ne aumenti la produttività e porti nuova occupazione. Un impegno che deve vedere la politica protagonista nella costruzione del futuro di questo Paese.

In questi anni di crisi le cooperative sono state spesso un’ancora di salvezza. Come difendersi, però, dalle false cooperative?
Vanno stretti i controlli. Contro le false cooperative così come contro le false imprese. Di 3,3 milioni di lavoratori in nero in Italia, 100mila operano nelle false cooperative, gli altri 3,2 milioni in altri settori. È la dimostrazione che c’è tanto da lavorare. L’Alleanza delle Cooperative ha chiesto di stringere i controlli anche attraverso una legge di iniziativa popolare. Dopo 18 mesi il ddl non è diventato legge, ma alcune misure sono state recepite nella legge di Bilancio. Il nostro impegno continuerà con le prossime legislature.

Qual è la ricetta ideale per collegare il mondo della scuola con quello del lavoro?
La formazione non può essere sganciata dal mondo del lavoro. In Paesi come la Germania, per esempio, le imprese sono incentivate a erogare stage a studenti di scuole secondarie che appena si diplomano hanno già un contratto di lavoro.

Come potenziare le cooperative e facilitare le assunzioni?
Ripristinando la legalità, perché sul mercato deve vincere chi è più capace e non chi trae vantaggio dall’illegalità. Continuando nella riduzione del costo del lavoro, siamo al terzo posto tra i Paesi Ocse per il costo del lavoro più alto. Migliorando le condizioni di accesso al credito. Semplificando la burocrazia. Regolarizzando i tempi di pagamento della Pa, dove siamo ancora lontani dalle richieste Ue. Congelando l’aumento dell’Iva. Recuperare così 12 miliardi, se da una parte significa aumento del gettito, dall’altra significa gelata per i consumi e un’altra mazzata per le imprese. Siamo in un momento in cui va incoraggiata e consolidata la ripresa.

E il Mezzogiorno in ritardo?
La ripresina che si respira nel Paese non tocca tutti ed esclude ampiamente il Sud. Senza il Sud non c’è ripresa vera e non c’è equità sociale nel Paese. Troppi giovani continuano a lasciare il Mezzogiorno per andare a lavorare al Nord e all’estero. Sicilia e Campania pagano un dazio pesante: oltre 700mila Neet tra i 25 e i 34 anni. Dati che rendono il dramma di una generazione che rischiamo di perdere. Non possiamo permettercelo. Ecco perché credo e chiedo un’azione forte dei governi che verranno in più legislature e a prescindere dai colori politici.

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