mercoledì 21 agosto 2019
La decisione del procuratore di Agrigento Patronaggio dopo l’ispezione a bordo: «La salute è a rischio» Nell’ordinanza dure accuse al Viminale
Motovedette in soccorso dei migranti che si sono gettati in mare (Ansa)

Motovedette in soccorso dei migranti che si sono gettati in mare (Ansa)

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Sequestro preventivo della nave e migranti a terra. È questo, per il momento, l’epilogo dell’odissea della Open Arms, in mare per 19 giorni, ostaggio del braccio di ferro tra il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e il governo spagnolo. «L’incubo è finito» ha twittato ieri sul suo profilo la Ong spagnola Proactiva, confermando lo «sbarco immediato» di tutte le 83 persone a bordo.

A mettere la parola fine alla vicenda è stato il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio – lo stesso che aveva sbloccato l’impasse della Nave Diciotti nel luglio dello scorso anno –, che ieri pomeriggio è salito su un elicottero per raggiungere Lampedusa e verificare di persona la situazione sull’imbarcazione, ferma a poco meno di un chilometro dalle coste dell’isola.

Nell’ordinanza con cui il procuratore di Agrigento ha quindi consentito lo sbarco compare una dura accusa al Viminale per il comportamento volutamente omissivo a danno dei migranti. In particolare, si legge nelle 11 pagine del documento, ciò consiste consiste “nell’indebito rifiuto da parte del pubblico ufficiale o dell’incaricato di un pubblico servizio, di un atto, indifferibile e doveroso, motivato da ragioni, tra le altre, di igiene e sanità”. Un atto durissimo che prefigura per il ministro la richiesta di autorizzazione a procedere per una serie di reati, a cominciare dalla “mancata assegnazione” del porto sicuro di sbarco.
Il pm è stato scortato da un mezzo delle Capitanerie di porto ed è salito a bordo accompagnato da alcuni agenti della polizia giudiziaria e da due medici specializzati. Una decisione presa nella convinzione che la situazione fosse ormai «esplosiva», come l’ha definita lo stesso Patronaggio prima di imbarcarsi: «Devo riportare la calma e fare in modo che nessuno si faccia male, l’impegno e l’attenzione sono massimi per l’incolumità delle persone».

L’ispezione è durata un’ora. Poco dopo è arrivato il sequestro, depositato al termine di un colloquio con i vertici dell’equipaggio di Open Arms nei locali della Guardia costiera. Un provvedimento stabilito «al fine di garantire la salute, anche psicologica dei migranti rimasti a bordo», come hanno sottolineato fonti della Procura. La convalida del sequestro dell’imbarcazione arriverà entro le prossime 48 ore per decisione del gip del Tribunale di Agrigento.

È questo il primo risultato del fascicolo aperto la settimana scorsa dalla procura siciliana per sequestro di persona, abuso di ufficio e omissione di atti di ufficio. Un’indagine per il momento contro ignoti, ma ambienti investigativi danno ormai per scontata l’iscrizione nel registro degli indagati anche di Matteo Salvini, che fino all’ultimo non ha voluto concedere alla nave un approdo sicuro.

E che Salvini conferma via social: «Se qualcuno pensa di spaventami con l’ennesima denuncia e richiesta di processo, si sbaglia. Sarebbe una beffa che mentre abbiamo convinto la Spagna a mandare una nave, qualcuno in Italia sta lavorando per farli sbarcare adesso e magari processare il ministro dell’Interno che testardamente continua a difendere i confini del Paese».
Ma c’è di più, perché è probabile che la Procura vorrà fare luce anche sui referti sanitari presentati sabato dopo una prima ispezione condotta dai medici del poliambulatorio di Lampedusa, che aveva escluso un’emergenza sanitaria. Ma non sarebbe tenuto conto dell’aspetto psicologico.

La decisione di Patronaggio di salire a bordo, infatti, è arrivata dopo una mattinata di fuoco. La giornata è cominciata con il tentativo disperato di un gruppo di migranti, prima 9, poi altri 5, di gettarsi in acqua pensando per raggiungere la terra. La Guardia costiera li ha soccorsi e condotti al molo dell’isola, in ottemperanza alla normativa Sar (Search and rescue), che recita: «Le autorità di uno Stato costiero competente sulla zona di intervento che abbiano avuto notizia dalle autorità di un altro Stato della presenza di persone in pericolo di vita nella zona di mare Sar di propria competenza, dovranno intervenire immediatamente senza tener conto della nazionalità o della condizione giuridica di dette persone».

C’è anche la polemica tra Roma e il governo spagnolo, che già lunedì aveva offerto un porto di sbarco nelle Isole Balerai. Proposta alla quale si era opposto l’equipaggio di Open Arms e che invece il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, avrebbe accolto a condizione di togliere la bandiera spagnola al mezzo dell’Ong umanitaria. Un braccio di ferro terminato poco prima dell’ispezione di Patronaggio con la decisione da parte di Madrid di inviare una propria nave.

«La nave Audaz della Marina spagnola è pronta per partire questo pomeriggio per l’isola di Lampedusa e assistere la Open Arms e i suoi occupanti. Accompagnerà la nave al porto di Palma, a Maiorca», aveva fatto sapere il premier Pablo Sanchez. Il mezzo militare avrebbe raggiunto l’obiettivo in tre giorni. Una vittoria agli occhi del Viminale ma anche per il titolare dei Trasporti: «Grazie alle nostre interlocuzioni, la Spagna ha annunciato l’invio di una propria nave militare per trasportare i migranti della Open Arms sulle coste iberiche – aveva detto in mattinata il ministro pentastellato –. Una buona notizia: finalmente l’ormai insostenibile situazione sulla nave dell’Ong potrà trovare una soluzione».

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