lunedì 19 agosto 2019
Si cercano conferme su una strage con 100 morti in Libia, mentre a bordo della Open Arms la situazione è drammatica. Un gruppo si butta in mare
Toninelli: portiamo noi i migranti in Spagna. Allarme per un nuovo naufragio
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Nel giorno in cui Lampedusa si sveglia con altri due “sbarchi fantasma”, per un totale di altre 56 persone, arriva la notizia di un nuovo naufragio, con almeno 100 morti davanti alle coste libiche. Nell’area non ci sono Ong. Nonostante questo Italia e Spagna vorrebbero tenere alla larga dai soccorsi la nave Open Arms, imponendo altri quattro giorni di navigazione verso la Spagna dove far sbarcare i 107 migranti a bordo da 19 giorni. Per tornare a prestare aiuto in Libia ci vorrebbero perciò una decina di giorni.

Solo in tarda serata il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha dato la disponibilità a trasbordare su navi militari i migranti e trasportarli in Spagna, ma l'intesa con Madrid non è scontata anche perché il ministro chiede alla Spagna di togliere la bandiera alla ong. Ed è da escludere che il leader iberico si faccia dettare la linea da Toninelli.

«Se vogliono portare i migranti in Spagna lo facciano loro», avverte Oscar Camps. Il fondatore dell’ong iberica respinge così la proposta di recarsi con la nave umanitaria, scortata dalla Guardia costiera italiana, verso Maiorca, a quattro giorni di navigazione dalla Pelagie. Tanto più che non vi è alcuna intesa tra Madrid e Roma. Fonti vicine all’esecutivo spagnolo hanno negato «l’esistenza di un presunto accordo con l’Italia». L’unica certezza «è che il governo ha offerto alla Open Arms di poter recarsi nel porto spagnolo più vicino alla sua rotta e che l’esecutivo italiano sta infrangendo la legge», hanno aggiunto preannunciando azioni legali in sede internazionale contro il governo italiano.

Domenica un gruppo di quattro migranti dopo avere indossato il giubetto salvagente si è gettato in acqua tentando di raggiungere le coste lampedusane a bracciate. Solo una nuotata a perdifiato dei volontari di Open Arms ha permesso di riportare a bordo i fuggiaschi ed evitare che qualcuno potesse avere dei malori. Sulla nave si è assistito a scene di disperazione, specie da parte di alcune donne, esauste dopo anni di prigionia in Libia, poi la la traversata sul gommone e la permanenza sulla nave umanitaria.

L’ispezione medica disposta dalla procura di Agrigento, ha escluso il dramma sanitario, ma ha confermato alcuni casi di scabbia e una situazione complessiva disagevole, alleggerita dagli sforzi di Open Arms ed Emergency che a bordo tentano di contenere il disagio. «Le persone sono esasperate: vedono le coste di Lampedusa, che per loro rappresenta la salvezza, e non riescono a capire perché non possano scendere. Tanto più che in questi giorni hanno visto passare alcuni barchini di migranti che sono sbarcati tranquillamente a terra», dichiara in una nota lo psicologo di Emergency, Alessandro Di Benedetto, che continua il suo lavoro di supporto psicologico.

Dalla Open Arms hanno visto diversi barchini di migranti raggiungere l’isola assistiti dalla motovedette italiane. In tutto 110 persone negli ultimi cinque giorni. Difficile, per chi è sulla nave, comprendere perché quelli vengano scortati a terra mentre i 107 naufraghi scampati ai centri di tortura e all’annegamento invece debbano restare alla fonda.

Ma è anche sul fronte politico e giudiziario che si gioca una partita dagli esiti incerti. Ad Agrigento resta aperta l’inchiesta per sequestro di persona, violenza privata e abuso di potere che vede nel mirino il Viminale. In mancanza di una intesa tra Spagna e Italia sul trasferimento dei migranti, di fatto la situazione per gli investigatori non è cambiata. Tanto più che Matteo Salvini aveva annunciato un ricorso al Consiglio di Stato contro l’ordinanza del Tar del Lazio che ordinava lo sbarco dei migranti. Il ricorso non è stato ricevuto, pertanto l’ordine di sbarco alle autorità italiane non è stato sospeso.

Non bastasse, si profila una nuova crisi se la Ocean Viking, gestita in collaborazione da Medici senza frontiere e Sos Mediterranée, volesse dirigersi verso le coste italiane con le 356 persone soccorse dal 9 agosto, di cui 103 sono bambini o minori sotto i 18 anni, in maggior parte non accompagnati.

«Il 13 agosto abbiamo richiesto a Italia e Malta di prendere il coordinamento e assegnare un porto sicuro di sbarco. Malta ha rifiutato di prendere il coordinamento, l’Italia non ha risposto», spiegano dalla nave. «Stiamo interessando - aggiunge - anche gli altri stati europei nel tentativo di trovare una soluzione tempestiva che garantisca lo sbarco in un porto sicuro per tutte le persone soccorse».

Si cercano conferme sul naufragio di 100 persone

Resta ancora avvolto nel mistero il possibile naufragio avvenuto al largo della Libia domenica notte. Alarm Phone, il servizio di emergenza a cui si rivolgono spesso migranti in difficoltà nel Mediterraneo, ha ricevuto la segnalazione da un pescatore che ha fornito alcune informazioni che si sta tentando di riscontrare. «Naufragio nel Mediterraneo? Ieri un pescatore ci ha detto che una barca si è capovolta al largo della Libia», informa l’organizzazione. «Dice di aver salvato 3 persone e di aver visto tanti corpi. I sopravvissuti parlano di più di 100 persone a bordo», spiegano. Il pescatore avrebbe a bordo con sé i superstiti e quando arriverà a terra, presumibilmente oggi, potrà fornire maggiori informazioni. «Non abbiamo ancora conferme ma temiamo un’ennesima tragedia», aggiungono da Alarm Phone. La strage sarebbe avvenuta non lontano dal confine marittimo con la Tunisia. Perciò sono stati messe in allarme anche le marinerie di Zarzis, dove da anni i pescatori raccolgono i corpi dei migranti annegati, sospinti dalla corrente.

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