lunedì 2 febbraio 2009
Quattro condanne all'ergastolo, così come aveva richiesto l'accusa, per il delitto del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, avvenuto a Locri il 16 ottobre 2005. In aula solo i familiari: assenti gli esponenti della società civile che dopo il delitto si erano mobilitati dando vita al movimento «E adesso ammazzateci tutti».
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Quattro condanne all'ergastolo, così come aveva richiesto l'accusa, per il delitto del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, avvenuto a Locri il 16 ottobre 2005. Le condanne al carcere a vita sono state comminate ad Alessandro e Giuseppe Marcianò, padre e figlio, considerati i mandanti del delitto; a Salvatore Ritorto, ritenuto il killer, e a Domenico Audino, accusato di aver aiutato Ritorto a raggiungere in auto il luogo del delitto. I giudici della corte d'Assise di Locri, che sono stati riuniti per alcuni giorni in camera di consiglio in un albergo di Siderno, sono entrati in aula alle 10.16. La lettura della sentenza, da parte del presidente della corte, Olga Tarzia, è durata dieci minuti. Oltre alla quattro condanne all'ergastolo per i mandanti e gli esecutori, la corte ha condannato per associazione per delinquere e altri reati Vincenzo Cordì a 12 anni di carcere (l'accusa ne aveva chiesto 16); Carmelo Dessì a 4 anni (l'accusa ne aveva chiesto 12) e Antonio Dessì ad 8 anni, come richiesto dalla pubblica accusa. La corte, infine, ha disposto il non doversi procedere a carico di Alessio Scali, per il quale l'accusa aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di reclusione.In aula, alla lettura della sentenza, erano presenti anche i pubblici ministeri che hanno condotto l'inchiesta, Andrigo e Colamonici. Assenti gli esponenti della società civile, che subito dopo il delitto si erano messi in moto per denunciare l'abbandono della Locride e l'imperversare della criminalità. Una mobilitazione che aveva, tra l'altro, dato vita al movimento giovanile «E adesso ammazzateci tutti».La vedova in lacrime: «Un messaggio importante per tutta la Calabria». Maria Grazia Laganà, vedova di Francesco Fortugno, ha accolto in lacrime la sentenza con cui la Corte d'assise ha condannato all'ergastolo presunti esecutori e mandanti dell'omicidio del marito. «Oggi - ha detto Maria Grazia Laganà uscendo poi dall'aula - si è raggiunto un primo importante passo. Ma oggi stesso invito a continuare le ricerche. È necessario raggiungere gli altri livelli». «Il mio unico sforzo - ha aggiunto la parlamentare del Pd - è stato quello di avere giustizia non solo per me ma per tutta la Calabria. Quello che voglio porre in rilievo è che la sentenza è venuta da una Corte d'assise di Locri in cui oltre ai togati ci sono giudici popolari. È un messaggio importante per la Calabria».
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