venerdì 26 ottobre 2018
Aveva 92 anni; ne aveva 17 quando fu deportato ad Auschwitz insieme a madre, padre e due sorelline. La Comunità ebraica: viene a mancare la memoria storica di chi ha subìto la razzia
Lello Di Segni mostra le finestre del secondo piano di casa sua a via di Sant'Ambrogio da cui fu catturato la mattina del 16 ottobre 1943 con suo padre, le sue due sorelline e sua madre in una foto di gennaio 2011. Ansa

Lello Di Segni mostra le finestre del secondo piano di casa sua a via di Sant'Ambrogio da cui fu catturato la mattina del 16 ottobre 1943 con suo padre, le sue due sorelline e sua madre in una foto di gennaio 2011. Ansa

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Era l'ultimo sopravvissuto alla deportazione dal ghetto ebraico di Roma del 16 ottobre 1943: è scomparso a 92 anni Lello Di Segni. Era nato il 4 novembre del 1926: aveva dunque 17 anni quando fu arrestato insieme a padre, madre e due sorelline. Fu portato ad Auschwitz-Birkenau dove gli fu tatuato il numero di matricola 157722. Il corteo funebre passa alle 11.30 a Portico d'Ottavia.

Dal suo ritorno in Italia, dopo quella prigionia, aveva assunto un impegno a cui non aveva mai più derogato: raccontare, essere memoria di quello che aveva visto e vissuto in quell'orrore. Perché non si ripetesse e perché non si negasse quanto avvenuto.
E questo ha sottolineato Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica di Roma, nel dare notizia della scomparsa di Lello Di Segni. "La sua sua perdita, oltre che essere un dolore per la nostra Comunità - dice - è purtroppo un segnale di attenzione e un monito verso le generazioni future. Con lui viene a mancare la memoria storica di chi ha subito la razzia del 16 ottobre tornando per raccontarcela. Da oggi dobbiamo trovare il coraggio per essere ancora più forti, per non dimenticare e non permettere a chi vuole cancellare la storia e a chi vorrebbe farcela rivivere di prendere il sopravvento. Alla sua famiglia l'abbraccio dell'intera Comunità".

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso alla Comunità ebraica di Roma sentimenti di vicinanza e di cordoglio per la scomparsa.

La Comunità di Sant'Egidio si unisce al lutto della comunità ebraica di Roma. "Con Lello Di Segni scompare un testimone fondamentale della Shoah e della memoria storica di Roma, perché il 16 ottobre resta una ferita indelebile per la nostra città, come abbiamo voluto riaffermare domenica scorsa alla marcia in ricordo della razzia del quartiere ebraico da parte dei nazisti durante la seconda guerra mondiale", ha dichiarato Marco Impagliazzo, presidente della Comunità. "La sua morte - ha aggiunto - ci invita
ad assumerci sempre più questa memoria e a trasmetterla alle giovani generazioni: aiuterà a costruire un futuro di pace contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e discriminazione".

"Man mano che spariscono le persone temiamo solo che sparisca la memoria": a dirlo la senatrice a vita Liliana Segre, ricordando Lello Di Segni. rivolgendoci agli studenti e soprattutto agli insegnanti che si può avere una speranza che tutto quello che è successo nel Novecento, per la colpa di essere nati, non diventi solo una riga di un libro di storia e poi nemmeno più quella", ha concluso.

Cosa successe il 16 ottobre 1943

I nazisti iniziarono il rastrellamento del Ghetto di Roma all'alba. Non furono risparmiati neanche altri quartieri della Capitale, da Trastevere a Testaccio, da Monteverde al Salario. In 1259 - 689 donne, 363 uomini e 207 bambini - furono costretti ad abbandonare le loro abitazioni, a lasciarsi alle spalle tutte le cose e i ricordi di una vita. Le SS scelsero quella data appositamente: era il
giorno del riposo per gli ebrei che celebravano anche la festa del Sukkot. In questo modo, i soldati nazisti erano sicuri di
trovarli in casa.

Furono portati a forza a Palazzo Salviati, dove i tedeschi distribuirono dei biglietti scritti in italiano con le istruzioni per l'imminente deportazione. Tra loro c'erano anche due donne incinte che partorirono due bambine nel cortile dell'ex collegio militare della capitale.

In 227 vennero rilasciati perché provenienti da famiglie 'miste', ma più di 1000 ebrei romani quella mattina furono portati dalle SS alla stazione Tiburtina e caricati su un convoglio con 18 carri bestiame diretti nei campi di sterminio. La maggior parte delle persone fu deportata nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Per le vittime di quella razzia fu un viaggio senza ritorno: solamente in 16 sopravvissero, 15 uomini ed una donna, Settimia Spizzichino, morta nel 2000. Nessun bambino uscì vivo da quell'inferno.

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