martedì 26 marzo 2024
Il governo: «Un aumento dello 0,2% del 2023 rispetto all'anno precedente, interamente dovuto alle dinamiche inflazionistiche»
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni - Fotogramma

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Dopo 24 ore Palazzo Chigi torna a commentare i dati sulla povertà assoluta nel 2023 diffusi lunedì mattina dall'Istat, che hanno dato nuova linfa agli attacchi delle opposizioni e dei sindacati. «Le politiche del governo Meloni hanno dato frutti e si confermano efficaci nel contrasto alla povertà secondo i diversi indicatori Istat. Questo riguarda particolarmente il rischio di povertà che si è ridotto, così come l'intensità della povertà». Così hanno affermato in serata fonti di Palazzo Chigi. Anche l'incidenza della povertà assoluta mostrerebbe come «si sia passati da un aumento dello 0,6% registrato nel 2022 rispetto al 2021 a un aumento dello 0,2% del 2023 rispetto all'anno precedente, interamente dovuto alle dinamiche inflazionistiche».

La velina inviata ai media dalla presidenza del Consiglio si prefigge di «fare chiarezza» in merito alle ultime due note Istat in tema di povertà. «Andando per ordine – si legge nella lunga nota - lo scorso 6 marzo l'Istat ha pubblicato una nota nella quale affermava che, nel complesso, le misure introdotte nel corso del 2023 (per esempio il taglio del cuneo fiscale fino a sette punti percentuali e l'aumento dell'assegno unico graduato per Isee) hanno portato a un aumento, seppur lieve, dell'equità della distribuzione dei redditi. L'effetto più evidente di questa redistribuzione si è registrato sul rischio di povertà che è diminuito di oltre un punto percentuale, dal 20% al 18,8%. Quindi un risultato positivo in termini di politiche di contrasto alla povertà e di sostegno ai redditi più bassi messe in campo dall'esecutivo. Il rischio al quale si fa riferimento nella nota indica la percentuale di persone che vivono in famiglie con un reddito disponibile inferiore a una determinata soglia di rischio di povertà (soglia fissata al 60% della mediana della distribuzione individuale del reddito disponibile equivalente). Il 26 marzo l'Istat ha pubblicato una seconda nota contenente una stima preliminare sulla povertà assoluta e sulla spesa delle famiglie italiane nella quale si legge che: 'Nel 2023, secondo le stime preliminari, l'incidenza di povertà assoluta e' pari all'8,5% tra le famiglie (8,3% nel 2022) e al 9,8% tra gli individui (9,7% nel 2022), in un quadro di sostanziale stabilita' rispetto al 2022'. Si è registrato, quindi, nelle stime, un lieve aumento dell'indice di povertà rispetto all'anno precedente, talmente lieve che il nostro ufficio statistico parla di stabilità. I dati delle due note Istat non sono in contraddizione come invece potrebbe apparire, prendendo in considerazione due indicatori differenti. Nella prima nota, infatti, si parlava di rischio di povertà, in questa seconda nota di povertà assoluta. Rientrano tra le famiglie in povertà assoluta quei nuclei familiari con una spesa mensile pari o inferiore a quella necessaria ad acquistare il cosiddetto paniere di povertà assoluta, ovvero l'insieme beni e i servizi che vengono considerati essenziali per consentire ad una famiglia uno standard di vita minimamente accettabile ed evitare gravi forme di esclusione sociale».

Ma per i critici della lettura del governo, l’impatto pieno sulla povertà ancora non si vede solo perché l’abolizione vera e propria del reddito di cittadinanza è stata attuata in maniera compiuta solo quest’anno, con l’entrata in vigore dell’assegno di inclusione.

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