sabato 7 novembre 2020
La missione di condividere con i più poveri nei Paesi più poveri. Poi il cambio di rotta imposto dalla pandemia e il ritorno a casa per aiutare nei nostri ospedali. Parla il direttore don Carraro
Medici con l’Africa in Sud Sudan

Medici con l’Africa in Sud Sudan - Cuamm

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Compie 70 anni in uno dei momenti più difficili della storia, ma le nuove sfide del Covid non fanno paura a chi ha vissuto in prima linea pandemie sanitarie e sociali finora ignorate. Stamattina Medici con l’Africa Cuamm (Collegio universitario aspiranti medici missionari) in diretta su Tv2000 celebra il meeting annuale per il 70esimo anniversario.

Con il direttore don Dante Carraro, 62 anni, sacerdote e cardiologo, parliamo della storia e del futuro, dell’impegno e dei progetti che impegnano medici e operatori sanitari che partono e tornano restando sempre legati alla prima Ong in campo sanitario in Italia.

Vi siete fermati per il coronavirus?
Non siamo potuti partire da aprile a giugno per la chiusura degli aeroporti africani e i lockdown ed è la prima volta che ci capita in 70 anni. Ma a luglio abbiamo finalmente portato 15 volontari in Tanzania. Per noi partire è fondamentale, siamo nati per partire. Nel 1950 il Cuamm, promosso per iniziativa del professor Francesco Canova e del vescovo di Padova Girolamo Bortignon, iniziava l’attività con lo scopo di accogliere e preparare studenti di medicina italiani e stranieri desiderosi di dedicare un periodo della loro attività professionale al servizio degli ospedali missionari e delle popolazioni più bisognose nei Paesi in via di sviluppo. Noi somigliamo a Canova, figlio di operai che va a studiare a Padova con la borsa di studio di qualcuno che ha creduto in lui. L’approccio è partire dal basso e condividere con i più poveri nei Paesi più poveri. Poi nel mezzo del disastro postbellico italiano Canova ha avuto il coraggio di aprire una strada. È quello che dice il Papa, la Chiesa deve avere il coraggio di andare in tutte le periferie geografiche ed esistenziali perché e lì che trovi le risposte ai tuoi problemi.

E la borsa di studio?
Vuol dire che cerchiamo di meritarci la fiducia della gente perché viviamo di carità. Questi 70 anni ci hanno consentito di focalizzarci sulle prospettive future dell’Africa mettendoci al servizio. Lo abbiamo messo per iscritto 15 anni fa quando alla dicitura Cuamm abbiamo aggiunto "medici con l’Africa". In particolare siamo attivi in 8 Paesi subsahariani dove ci sono le peggiori condizioni del mondo (Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda) con circa 3.000 operatori europei e africani. E appoggiamo 23 ospedali e 64 distretti per attività di sanità pubblica, assistenza materno-infantile, lotta ad Aids e tbc. Puntiamo molto sulla formazione del personale locale, negli ultimi 10 anni abbiamo formato 36.000 operatori sanitari. Ci siamo concentrati sulla fascia più vulnerabile della popolazione, le donne che devono partorire i bambini, e abbiamo fatto partorire 900.000 mamme in sicurezza.

Cosa vi ha insegnato la pandemia?
Che il mondo è unico e dobbiamo difenderci, proteggerci e, come dice il Papa, uscirne tutti insieme. La malattia non fa differenze tra ricchi e poveri.

E in Africa cosa vi ha insegnato?
Abbiamo capito due cose. Il virus gira, ma non si sa quanto perché i tamponi sono pochi. Comparando la mortalità per patologie respiratorie da gennaio ad agosto del 2020 con quella dell’anno scorso i decessi non sono aumentati in maniera significativa perché la popolazione africana è molto più giovane, il 50% ha meno di 18 anni. Però questo non ci deve ingannare. Adesso tocchiamo con mano i drammi che il Covid sta determinando nell’Africa subsahariana.

Quali sono?
Anzitutto quelli sanitari. Le restrizioni ai trasporti, i divieti di assembramento e di attività commerciale ambulante hanno allontanato soprattutto le future mamme dagli ospedali. Abbiamo avuto un calo del 25% dei parti ospedalieri. Questo mette a serio rischio la vita della mamma e del neonato quindi è prevedibile un aumento della mortalità materno- infantile. Secondo, abbiamo riscontrato un calo della copertura vaccinale per il tetano e il morbillo. Poi c’è il rischio di aumento della malnutrizione nei bambini. Noi lavoriamo sulla prevenzione ed è sempre più difficile farlo in queste condizioni. Perciò chiediamo alla gente di aiutarci a tenere aperti gli ospedali. Servono unità di isolamento per proteggere il personale e case d’attesa dove ospitare le future mamme che vengono da lontano. E portarle in ospedale a partorire con le autoambulanze che si muovono più rapidamente. E poi dobbiamo affrontare le conseguenze sociali. La fascia di 200 milioni di africani che sopravvive con 1,9 dollari al giorno si sta ampliando per le restrizioni imposte dal Covid. Nelle case di attesa ora vengono anche mamme che non devono partorire perché sanno che vi trovano il cibo.

Partire non è l’unico verbo del Cuamm, per i medici con l’Africa c’è tornare. Cosa significa?
Il nostro stile è continuare a vivere in Italia quanto abbiamo imparato in Africa. Circa 2.000 medici in 70 anni hanno servito per 3 anni ciascuno e sono rientrati in modo operativo nelle strutture sanitarie nazionali. Durante il Covid, ad esempio, sul versante delle risorse umane li abbiamo sostenuti e molti hanno portato in prima linea la loro esperienza nella gestione delle pandemie. E per quanto riguarda le strutture sanitarie abbiamo voluto dare segnali concreti di solidarietà. Abbiamo realizzato con il contributo dell’ambasciata americana e donazioni di privati tende per il pre triage in 15 strutture sanitarie, sia piccoli ospedali che Rsa in Lombardia, Veneto, Marche ed Emilia Romagna. A Cremona ad esempio esempio abbiamo inaugurato la settimana scorsa un prefabbricato dove fare un pre triage per il pronto soccorso.

E sui territori?
Siamo impegnati sulla formazione negli ospedali sedi universitarie e nelle aziende sanitarie. Poi con alcuni medici volontari pugliesi tornati dall’Africa assistiamo i braccianti stranieri che raccolgono i pomodori nei ghetti agricoli di Cerignola, come il ghetto Ghana, il ghetto Somalia e il ghetto Romania. La Regione Puglia ci ha regalato un camper rosso che i nostri usano da due anni e mezzo e in maniera più intensa con la pandemia, e a fare tamponi e portare l’assistenza sanitaria primaria a questi lavoratori sfruttati. A La Spezia stiamo collaborando con un centro salesiano vicino al porto, dove vivono immigrati e italiani e poi abbiamo una quarantina di gruppi di supporto sanitario concentrati nel Centronord che collaborano con le Caritas.

Avete incontrato il presidente Mattarella per i 70 anni. Cosa vi ha detto?
Che si sta ripetendo in Italia quello che il Cuamm ha già vissuto altrove ed è una dimostrazione del fatto che i valori di convivenza umana non sono scindibili per territorio, ma che la solidarietà si esprime ovunque e va manifestata e realizzata in qualsiasi luogo. Per il presidente è il messaggio che lanciamo da tanto tempo, non solo con l’impegno in Africa, ma anche nel nostro Paese, perché vi siano persone disponibili a gesti di generosità e solidarietà verso chi ne ha bisogno anche in questo periodo di eventi imprevedibili.

Oggi diretta su Tv2000, domani un documentario​

Un anniversario da celebrare senza presenze, come prevedono le norme, ma con un doppio appuntamento su TV2000 (canale 28, 157 Sky) per la diretta dell’Annual Meeting del Cuamm e un documentario che ripercorre radici, motivazioni e storie dell’Ong nata a Padova nel 1950. Oggi, a partire dalle 10.20, l’emittente della Cei ospita "Un abbraccio lungo 70 anni" in diretta dagli studi di Roma, con ospiti in presenza e in collegamento per portare l’attenzione sull’Africa e raccontare una storia che dura da 70 anni.

Piero Badaloni condurrà lo spettatore in un viaggio tra passato e presente, tra ricordi, sogni e speranze per un futuro da costruire insieme. Tra gli ospiti autorità e rappresentanti di istituzioni che da sempre appoggiano il Cuamm, come il presidente del Senato Elisabetta Casellati, il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni, il segretario generale della Farnesina Elisabetta Belloni e Romano Prodi. E poi testimoni, medici Cuamm di oggi e di un tempo, autorità africane collegate da remoto. In chiusura uno speciale messaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, consegnato a una delegazione del Cuamm ricevuta lo scorso 13 ottobre.

Domani, alle ore 23, l’appuntamento è invece con "L’ultimo miglio - 70 anni del Cuamm in Africa", il documentario di Tg2000 curato dalla giornalista Caterina Dall’Olio.

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