venerdì 22 dicembre 2023
Via libera del Senato alla fiducia sul maxiemendamento sulla finanziaria con 112 voti favorevoli, 76 no e 3 astenuti: Monti, Cattaneo e Durnwalder. Giorgetti, tempi complicati, aiutiamo famiglie
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Via libera del Senato alla fiducia sul maxiemendamento sulla manovra con 112 voti favorevoli, 76 no e 3 astenuti. L'assemblea ora passerà all'esame della Nota di variazioni di bilancio e al voto finale del provvedimento, che poi sarà all'esame della Camera per l'ok definitivo. La seduta ora è sospesa e riprenderà dopo l'esame della V commissione della Nota di variazioni di bilancio.

«Abbiamo approvato il bilancio dello Stato - ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti - dove c'è dentro anche quello che abbiamo fatto. Tanti l'hanno criticato, siccome viviamo in tempi complicati, speriamo non sempre ci sia una guerra in Europa, abbiamo deciso di aiutare le famiglie italiane più bisognose proprio nel 2024, perché ci siamo resi conto che purtroppo questa guerra ha portato anche tanta inflazione nelle case degli italiani. Ignorare questo sarebbe ignorare la realtà».

Sul Fondo salva stati poi ha detto: «Tutto si può migliorare, anche il Mes. Questi trattati sono stati fatti in certi periodi storici, probabilmente anche la storia chiede altri tipi di risposte. Anche il Patto di stabilità, perché si è cambiato? Perché quando fu fatto col vecchio Patto c'era una situazione totalmente diversa e oggi ci sono altri tipi di necessità».

Il voto sulla legge di bilancio ha registrato tre astensioni: sono dei senatori a vita Mario Monti ed Elena Cattaneo e di Meinhard Durnwalder del gruppo delle Autonomie. È quanto risulta dai tabulati di Palazzo Madama dopo il voto di fiducia posto dal governo. Presenti al momento del voto 193 parlamentari, 191 i votanti e 5 gli assenti (di cui 3 del gruppo Misto, uno di Forza Italia e uno dei 5 Stelle). Il centrodestra ha votato compatto a favore, contrarie le opposizioni: Italia viva, M5s, Pd, due senatori delle Autonomie (Pietro Patton e Luigi Spagnolli) e 6 del Misto.

Incassato il sì del Senato, ora il testo può essere instradato nelle Commissioni competenti alla Camera dove verrà affrontato subito dopo Natale per concludere l'iter entro il 29 dicembre. Dopo due mesi di discussioni e scontro tra le forze politiche - il varo in Consiglio dei ministri era arrivato il 17 ottobre - ora manca solo il passaggio a Montecitorio per il via libero definitivo. Giancarlo Giorgetti ha sempre parlato di un testo figlio di un approccio «prudente e responsabile», che punta sulla crescita pur dovendo fare i conti con risorse limitate, condizionato dal contesto economico internazionale. Una manovra che ha risentito della trattativa appena conclusa sul rinnovo del patto di stabilità in Europa. Le opposizioni invece ribattono che si tratta di una finanziaria senza visione che guarda più alla scadenza elettorale delle europee del prossimo giugno che alle priorità del Paese.

La legge di bilancio vale circa 24 miliardi, che salgono a 28 con l'aggiunta dei primi decreti attuativi della delega fiscale, viene finanziata con un extra deficit da 15,7 miliardi combinata con il rincaro delle accese sui tabacchi e una spending review sui ministeri e nei trasferimenti agli enti locali. Per i prossimi anni il testo delinea anche lo scenario di una possibile razionalizzazione delle partecipazioni statali da cui incassare fino a 20 miliardi.

Il provvedimento più importante è la proroga per il 2024 del taglio del cuneo fiscale e contributivo per i redditi fino a 35 mila euro. Per contrastare la corsa dell'inflazione, legata alla congiuntura internazionale tra la guerra in Ucraina e il conflitto tra Israele e Hamas, il governo ha scelto la strada di alleggerire temporaneamente il carico fiscale dei lavoratori dipendenti con redditi medio bassi a cui lasciare circa 100 euro in più al mese in busta paga. Contemporaneamente l'avvio della riforma fiscale ha ridotto a tre gli scaglioni Irpef. Bankitalia stima un beneficio in media di 600 euro a famiglia.

Le opposizioni però fanno notare che si tratta di una misura solo temporanea - associazioni datoriali e sindacati avevano chiesto un provvedimento strutturale - che per essere confermata anche nei prossimi anni necessitera' nuovamente di quasi 11 miliardi di euro. La loro proposta era quella di intervenire sulla crescita dei redditi, anche tramite l'introduzione del salario minimo, più che sulla leva fiscale.

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