venerdì 11 settembre 2009
La paziente è stata trovata in gravi condizioni ma non sarebbe in pericolo di vita. Polemica sull’assistenza: secondo il Comune l’anziana era molto diffidente e la famiglia pareva comunque in grado di badare a se stessa.
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C'è tutta la solitudine di un quartiere ricco di Cagliari dietro il rinvenimento mercoledì sera del cadavere di Giuseppina Mulas, vedova 83 enne, che da sola badava alla figlia di 44 anni, malata di Sla. Secondo i referti medici, la morte dell’anziana risalirebbe allo scorso fine settimana: durante tutto questo tempo la 44 enne, con gravi problemi di deambulazione, sarebbe rimasta sola e priva di assistenza.Solo la sera di due giorni fa i vicini di casa, nella centrale via Milano, insospettiti dall’odore acre che arrivava dall’appartamento, hanno allertato i Carabinieri ed i Vigili del fuoco che hanno trovato l’anziana riversa sul pavimento in una stanza e nell’altra la figlia a letto.  In attesa dell’autopsia, il medico legale, ha stabilito che il decesso è stato probabilmente provocato da un infarto o un altro malore. La figlia, invece, è stata ricoverata in condizioni critiche, ma secondo i sanitari del San Giovanni di Dio non sarebbe in pericolo di vita. I Carabinieri hanno rintracciato il secondo figlio della donna, un medico che vive a Cuneo che era atteso in serata a Cagliari.Ed è polemica sulla mancata assistenza. Con il Comune che è chiamato a rispondere di questa vicenda incredibile. «La situazione è precipitata all’improvviso con la morte della madre – racconta la dirigente dell’assessorato comunale alle Politiche sociali Ada Lai – e con l’assenza di reazioni da parte della figlia, con cui i servizi sociali avevano avuto pochissimi contatti. È stato persino difficile entrare in casa loro. L’assistenza domiciliare – è la tesi della dirigente comunale – si è trovata di fronte una donna estremamente guardinga, più diffidente che timorosa». Un atteggiamento forse riconducibile al clima di paura legato all’omicidio recente, e ancora senza colpevole, di un’anziana che viveva sola in casa, in un palazzo vicino a quello della famiglia Mulas. I servizi sociali hanno sottolineato che le due donne non avevano alcun problema di tipo economico e che sembravano in grado di prendersi cura l’una dell’altra. La famiglia era benestante: oltre all’appartamento dove è avvenuta la tragedia ne possedeva un altro gemello, affittato ad una compagnia assicurativa, insieme ad alcuni garage condominiali in una zona residenziale tra le più prestigiose del capoluogo, a due passi dalla Basilica di Bonaria. Secondo le ultime stime, la Sardegna ha un’incidenza maggiore di malati di Sla rispetto alla penisola. La malattia colpisce sei italiani su centomila, ma nell’Isola il numero è triplicato e sale fino a 24 volte in alcune zone come il Medio Campidano. I malati attualmente sono 270 su 1.600.00 abitanti. Da meno di un anno l’Associazione Italiana Malati di Sla in Sardegna ha ottenuto un risultato importante: l’applicazione di un protocollo unico dal momento della diagnosi agli interventi ospedalieri e domiciliari, «anche se non sempre viene applicato. Anzi a volte è necessario sollecitare con forza l’applicazione del protocollo», dice Giuseppe Lo Giudice, referente regionale della Aisla.  È dello scorso luglio la denuncia di due giovani algheresi che non avrebbero avuto il necessario sostegno finanziario per pagare la bolletta elettrica, lievitata con i consumi degli apparecchi salvavita della madre, malata di Sla..
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