domenica 19 aprile 2020
Assistenza agli anziani: studiare nuovi modelli senza svalutare l'esistente
Ma le buone Rsa esistono e sono un bene da tutelare

Ansa

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Caro direttore, in questo tempo che il Covid-19 ha reso drammatico soprattutto per gli anziani e per le residenze a essi dedicate si moltiplicano, anche su queste colonne, opinioni e analisi diverse. Alcune definiscono l’attuale situazione un «modello da superare». Sono convinto anch’io che vi siano nuovi modelli da proporre, ma in questo momento – a mio parere – si rischia di diffondere l’idea che quanto viene fatto oggi sia soltanto carico di errori, a danno degli ospiti di tutte le strutture.

Pensiamo, invece, alle molte migliaia di operatori generosi e disponibili, che in queste settimane non si sono mai tirati indietro: diffondere l’idea che anche il loro lavoro appartenga a un «modello da superare» non è la maniera migliore per ringraziarli e per rinfrancarli sulla qualità del loro impegno giornaliero. Allo stesso tempo cosa possono pensare le famiglie che hanno i loro cari nelle residenze?

Quanti sensi di colpa induciamo inutilmente? Superata la critica sull’opportunità di affrontare, oggi, e in termini questi problemi, dobbiamo impegnarci perché molte cose possano cambiare dopo la fine dell’epidemia; sarà necessario sollecitare una discussione concreta e realistica su quanto modificare nella vita organizzativa delle residenze per anziani. In premessa, però, si deve fare i conti con il fatto che non vi è alcuna possibilità di affrontare la cura degli anziani senza un sistema organizzato, adeguato al trattamento delle patologie che, in genere, affliggono molti di loro. Insistendo su alternative domiciliari anche per gli anziani gravemente ammalati, rischiamo di riprodurre lo stesso dibattito che ci ha preoccupato, in queste settimane di pandemia, sull’opportunità di curare o meno le persone più compromesse. C’è stato qualcuno che addirittura ha affermato che sarebbe «accanimento» la cura dei vecchi ultra 85enni ammalati...

Poi, certo, sarà necessario discutere sulle dimensioni delle strutture. Un mio caro maestro, professor Achille Ardigò, teorizzava strutture piccole, diffuse nel territorio, affidate alle cure delle comunità. Purtroppo, però, questo modello deve fare oggi i conti con gli aspetti economici conseguenti a un’organizzazione assistenziale seria. Quando si afferma che le dimensioni ottimali sono quelle di 100-120 posti non lo si fa per motivi astratti, ma perché rappresentano il migliore punto di equilibrio tra le esigenze economiche (cioè la possibilità di fornire cure qualificate sul piano clinico, assistenziale, psicologico) e quelle 'umane'. Oppure dobbiamo ipotizzare (sperare!) che ogni Fondo sanitario regionale possa aumentare il proprio contributo per ogni ospite, in modo da non dover aumentare le rette a carico dei cittadini, già spesso a livelli insostenibili.

Ma temo si tratti di un’ipotesi irrealizzabile a tempi brevi. Vi sarà certamente l’esigenza di trovare risposte alternative di assistenza domiciliare, creando realtà unitarie con le residenze, alle quali collegare altre piccole unità. Però dobbiamo essere consci che queste ultime potranno rispondere solo fino a un certo livello di necessità e problemi, perché poi al crescere della gravità delle patologie le esigenze di assistenza impongono livelli superiori di qualificazione.

D’altra parte, oggi nelle residenze 'serie' (e non in quelle organizzate da cialtroni e da ladri, purtroppo ancora presenti in alcune zone del Paese) non sono ospitate persone che potrebbero realisticamente restare a casa (una realtà, invece, diffusa fino a qualche decennio fa). Se il nostro sistema di welfare funzionasse ai livelli di altri Paesi, potremmo disporre di servizi migliori, ma già oggi la gran parte delle residenze per anziani opera con standard elevati. L’azione meritoria dei Nas riguarda prevalentemente situazioni di malaffare, ben lontane dai livelli garantiti dalla gran parte delle strutture dove, in questi giorni, gestori e operatori compiono piccoli e grandi miracoli.

Associazione italiana di Psicogeriatria

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