giovedì 1 novembre 2012
Va a segno il pressing dei partiti sul governo. Le modifiche concordate in un incontro alla Camera tra il ministro Grilli e i relatori. Brunetta: riscrittura totale e intelligente. La revisione delle agevolazioni non riguarderà più le spese del 2012, mentre si studia una rimodulazione per gli anni successivi e per le franchigie.
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Colpito e affondato il taglio delle prime due aliquote Irpef. Annullato in compenso l’aumento dell’Iva per l’aliquota del 10% (ma non per quella del 21%) e azzerata la retroattività delle modifiche alle detrazioni fiscali. La legge di stabilità cambia radicalmente volto. Il governo si è arreso al pressing della maggioranza, accettando di destinare le maggiori risorse risultanti a sgravi sul cuneo fiscale sul lavoro.Ieri il ministro dell’Economia Vittorio Grilli e i relatori di maggioranza hanno concordato nel corso di un incontro alla Camera gli obiettivi di massima della riscrittura del testo, finito nel mirino di tutti i partiti. Resteranno invariati i saldi di bilancio, come chiesto dal governo. L’ex ministro Renato Brunetta, relatore del Pdl, parla di «riscrittura totale e più intelligente» del provvedimento. L’altro relatore, Pier Paolo Baretta (Pd), è meno drastico parlando di «passo avanti significativo che consolida l’impianto». Ma lo scarto con l’impostazione iniziale è evidente. Tutti i dettagli delle modifiche sono da definire ed è prematuro valutarne l’impatto sui conti delle famiglie e delle imprese. Stavolta comunque il catenaccio dell’esecutivo non ha retto all’assedio dei partiti. Troppo vicine, ormai, le elezioni. Troppo forti le convulsioni nello scenario politico.Così Mario Monti e Grilli devono rinunciare a quello che era stata la principale novità del ddl, il taglio delle aliquote Irpef dal 23 al 22% e dal 27 al 26%, considerato un primo segnale sulla strada della riduzione delle imposte. Le aliquote sui redditi resteranno quelle attuali. Il taglio era contestato da più parti perché attenuato se non del tutto cancellato dalla parallela riduzione delle detrazioni e deduzioni fiscali e dal doppio aumento Iva previsto dal prossimo luglio. Si riparte dunque da un quasi azzeramento. Con l’obiettivo di spostare gli sgravi dall’Irpef al solo capitolo lavoro, proprio mentre l’Istat segnala i nuovi record della disoccupazione italiana. Si cercherà quindi di ridurre il «cuneo fiscale», uno dei più alti d’Europa.Secondo quanto hanno riferito i relatori il ministro Grilli ha dato la propria «disponibilità» a riscrivere la manovra a parità di saldi secondo le modalità proposte.  Nell’ordine, ha precisato Baretta, «prima si provvederà a evitare l’aumento dell’Iva, quindi si redistribuiranno le risorse residue dal mancato taglio delle aliquote Irpef al costo del lavoro, privilegiando per il 2013 i lavoratori dipendenti, e dal 2014, una volta valutate le risorse disponibili, anche le imprese». Il governo avrebbe dato disponibilità anche ad evitare l’incremento dell’Iva per le cooperative sociali, ma c’è il problema delle normative europee.  Per quanto riguarda l’Iva sui consumi verrebbe sterilizzato solo l’aumento dell’aliquota del 10%, quella che incide di più beni di consumo di base. Resterebbe l’aumento dell’aliquota del 21 al 22%. Per quanto riguarda le agevolazioni oltre allo stop alla retroattività sulle spese effettuate nel 2012, «si sta ragionando» su franchigie e tetti di spesa meno penalizzanti per il contribuente. Il ddl presentato dal governo prevedeva una franchigia di 250 euro sugli oneri da portare in deduzioni e un limite massimo di 3000 euro per le detrazioni. Inoltre il Fondo di 900 milioni che fa capo a Palazzo Chigi verrà «qualificato», nel senso che non sarà più generico, bensì destinato espressamente al «sociale». Facendo due conti, la rinuncia al taglio Irpef vale 4,15 miliardi di incassi in più per il fisco nel 2013 (oltre 6 nel 2014). Ma verrà in buona parte assorbito dal mancato aumento dell’aliquota Iva del 10% che costa all’Erario oltre due miliardi il primo anno (il doppio a regime). La mancata retroattività del taglio alle agevolazioni pesa oltre un miliardo nel 2013. Per la riduzione del cuneo fiscale potrebbe rimanere circa un miliardo il primo anno. Ma c’è da tener conto che i partiti chiedono di ridimensionare i sacrifici su scuola, sicurezza e pensioni di guerra e coop sociali.
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