venerdì 6 ottobre 2017
Gli eurodeputati hanno approvato una risoluzione dei penitenziari in Europa: va combattuto il sovraffollamento, che può favorire anche il radicalismo, e cercare misure alternative alla cella
La denuncia: «Le carceri sovraffollate aiutano il radicalismo»
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Combattere il sovraffollamento delle carceri, che può favorire anche il radicalismo, e cercare misure alternative alla cella. Questa volta è il Parlamento Europeo ad affrontare il complicato tema dei penitenziari, citando l’Italia tra i Paesi con i maggiori problemi. Al centro è una risoluzione approvata ieri in plenaria a Strasburgo (474 sì, 109 no e 34 astensioni) che, va sottolineato, non è specificamente sull’Italia ma sul quadro complessivo dell’Ue.

E tuttavia la Penisola è citata esplicitamente in un paragrafo, in cui si afferma che il Parlamento «deplora il fatto che il sovraffollamento delle carceri, che è molto comune nelle prigioni europee, in particolar modo in Grecia, Francia, Belgio, Italia, Slovenia e Romania, in molti casi abbia un serio impatto sulla sicurezza del personale carcerario e dei detenuti, e anche per quanto riguarda le attività disponibili, le cure mediche e il monitoraggio dei detenuti».

Lo scorso 8 settembre il Comitato per la prevenzione della tortura (che non dipende dall’Ue ma dal Consiglio d’Europa) ha pubblicato un rapporto secondo il quale in Italia il 16% dei detenuti ha a disposizione meno di 4 metri quadri a persona. Complessivamente in tutta l’Ue nel 2014 si trovavano in carcere 1.600.324 persone, incluse quelle in detenzione cautelare. Il sovraffollamento, avvertono gli eurodeputati, favorisce violenze, suicidi ma anche la radicalizzazione, «un fenomeno in crescita», avverte il testo, gli stati dovranno incrementare la lotta. Soprattutto, la risoluzione deplora che la custodia cautelare sia «usata in modo sistematico in molti stati membri», mentre «dovrebbe restare una misura di extrema ratio, da usare solo quando è strettamente necessario e per il più breve tempo possibile».

Più in generale, gli eurodeputati esortano gli stati membri «ad adottare misure non detentive come alternativa al carcere», che «dovrebbero avere la priorità nel caso di detenuti che non presentino un serio pericolo per la società». Si tratta però anche di migliorare le infrastrutture carcerarie e la formazione del personale. «Nella maggior parte dei Paesi dell’Ue - ha dichiarato la relatrice, l’eurodeputata francese indipendente Joelle Bergeron - la società civile si è allontanata dalle carceri, la maggior parte delle quali sono vecchie e sovraffollate. È giunto il momento di adottare una concezione più umana della vita carceraria, di vietare le carceri troppo grandi, di promuovere alternative all’incarcerazione e di adeguare le istituzioni al profilo dei detenuti». Restando in tema di giustizia, da registrare ieri il voto con cui il Parlamento Europeo ha approvato (456 sì, 115 no e 60 astenuti) in via definitiva l’istituzione della Procura europea.

Il nuovo organo giudiziario Ue (non partecipano Svezia, Olanda, Malta, Ungheria, Polonia, Regno Unito, Irlanda e Danimarca), sarà basato a Lussemburgo e dovrà concentrarsi specificamente sulle frodi ai danni del bilancio Ue, con ampi poteri, tra cui anche l’arresto. «Sarà un salto di qualità nella cooperazione tra autorità nazionali» ha commentato il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. Il quale chiede che la procura europea si occupi anche di terrorismo. Stessa richiesta è giunta anche dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, soddisfatto comunque del via libera di Strasburgo.

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