giovedì 15 novembre 2018
La protesta della società civile sulla partnership 1xBet-Lega
L'azzardo «russo» del calcio italiano. «Ma lo sport ha bisogno di questo?»
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Se è vero che 'vizio impunito vizio infinito', questo motto popolare non potrebbe essere più azzeccato in questo caso. A saltare sulla sedia ieri mattina, dopo la notizia dell’accordo firmato tra la Lega calcio della serie A e la società di russa di bookmaker 1xBet che è diventata fino al 2021 «international presenting partner», sono state proprio le associazioni e i 'cartelli' che riuniscono realtà anche diverse della società civile da anni unite nel contrastare il gioco d’azzardo nei territori.

Stupiti ancor più del fatto che, pur essendoci una legge dello Stato (il dl dignità) che vieta gli spot sul gioco d’azzardo, sia stato possibile aggirare questo paletto stipulando un contratto del genere. Se così per la Consulta nazionale antiusura e antiracket «non è possibile che si facciano norme che vietino la pubblicità e poi ci si faccia passare sotto il naso eventi di questa portata», per gli aderenti alla campagna 'Mettiamoci in gioco' «questa furbizia all’italiana è grave, soprattutto nel messaggio culturale che si dà alle giovani generazioni». Ecco perché, secondo il movimento Slotmob, non ci si può limitare a rincorrere per mettere limiti di volta in volta, «vanno revocate le concessioni alle grandi società che fanno profitto sull’azzardo». Già lo scorso anno l’azienda russa 1xBet aveva cercato di concludere un accordo simile, ma dopo articoli di stampa, interrogazioni parlamentari e la mobilitazione dell’associazionismo quel contratto fu rescisso.

E, anche in questa occasione, la società civile non ha alcuna intenzione di stare in silenzio. «Il lupo perde il pelo ma non il vizio», esordisce il responsabile della Consulta nazionale antiusura monsignor Alberto D’Urso, chiedendo alla Lega di serie A di «avere rispetto anche per l’associazione calciatori che la pensa in maniera diversa sull’azzardo». A stupirlo sempre è come si possa «mettere insieme il mondo dello sport, che evoca socializzazione e divertimento sano con quello dell’azzardo, che significa compulsività ed isolamento».

Allora bisogna chiedersi «se davvero il mondo dello sport abbia bisogno di questi sponsor o non sia vero il contrario ». La realtà, secondo lui, «è che mentre a Roma si continua a parlare la gente in Italia non smette di indebitarsi per il gioco patologico, gli effetti sulla salute dell’azzardo sono evidenti e gravi fino al suicidio, la malavita organizzata è sempre più presente in questo settore come dimostrano gli arresti a Bari».

Le grandi società dell’azzardo, ricorda monsignor D’Urso, «stanno facendo di tutto perché la legge sulla pubblicità ingannevole salti». Proprio mentre «il volontariato lavora tanto per sanare le ferite che produce alla società lo Stato biscazziere. Questa non è una strada che produce bene comune ». Che si sia finiti su un terreno scivoloso è ormai chiaro a tutti. Ma è «la pericolosità del varco che si è aperto» a preoccupare Matteo Iori della campagna 'Mettiamoci in gioco', che considera «assurdo si riesca ad aggirare una legge dello Stato.

Anche perché se hanno sottoscritto un contratto evidentemente hanno trovato una strategia per aggirare il divieto». E questa scorciatoia potrebbe essere imitata da altri. Il messaggio è ancor più grave dal punto di vista culturale, ecco perché Iori chiede al governo «di trovare le strategie per far sì che la legge venga rispettata in tutte le sue forme, senza percorsi che ne permettano queste deviazioni».

Le ultime ricerche del Cnr e dell’Istituto superiore di sanità, ricorda infatti, confermano «l’aumento esponenziale delle scommesse sportive tra i ragazzi», per questo legare il mondo dello sport che è a prevalenza giovanile con l’azzardo «è doppiamente pericoloso». Perché Lega di serie A, si chiede Iori alla fine, «sapendo bene quelle che sono le scelte governative ha avallato questo accordo?». Comunque il fine della lotta all’azzardo non può avere come «obiettivo semplicemente il rincorrere e mettersi a fare i censori di scelte che avvengono», spiega uno dei portavoce del movimento Slotmob Carlo Cefaloni, convinto che «il provvedimento che ha messo in cantiere il divieto di pubblicità sia stato un primo passo importante, tuttavia non deve distogliere lo sguardo dalla vera battaglia che bisogna portare avanti».

E cioè «revocare ogni concessione, o meglio, mettere nelle condizioni a livello legislativo di cancellare ogni concessione alle società che fanno profitto attraverso l’azzardo», inglobandole all’interno della gestione pubblica con una linea ovviamente non incentivante l’azzardo. «Se non facciamo questa operazione – precisa – staremo sempre a parlare di questi casi».

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