La Chiesa in dialogo e in cammino. Una tavolozza e mille colori
domenica 1 ottobre 2023

Il rosso intenso indossato dai cardinali. I mille colori dei partecipanti alla veglia ecumenica Together che anticipa il Sinodo. A voler giocare con la fantasia la Chiesa mai come ieri sembrava una tavolozza nelle mani del pittore dell’universo. Come una Pentecoste di speranza nuova. E poi chi lo dice che l’immagine variopinta sia solo un effetto della fantasia?

A unire la piazza San Pietro del mattino con la creazione di 21 porporati e quella della preghiera serale, infatti, non erano solo tonalità e chiaroscuri. C’era un vocabolario intero di domande, di propositi, di prospettive da ridefinire. Il Papa le ha tenute insieme, le ha avvolte strette l’una all’altra nell’immagine della sinodalità, a riassumere l’idea dell’orchestra che vive nell’armonia degli archi e dei fiati con le percussioni a tenere il timbro per sottolineare un passaggio particolare.

Nei mesi passati ci siamo detti cosa non è il Sinodo, non una convention, non un parlamento, tanto meno un congresso o una raccolta di opinioni. Adesso abbiamo capito un po’ meglio cosa invece sia.

È un dialogo tra battezzati che aprono le porte all’azione dello Spirito, è pregare, ascoltare, camminare insieme. È soprattutto la Chiesa che si interroga su sé stessa e sulle sue dinamiche fondamentali che sono, citando il tema dell’assemblea dei vescovi che inizia mercoledì, la comunione, la partecipazione e la missione.

Dentro troviamo l’immagine dell’universalità, ben riassunta nella scelta dei nuovi cardinali, e il dovere della ricerca dell’unità tra i cristiani, resa anche plasticamente dalla presenza vicino al Papa del patriarca ortodosso Bartolomeo I e del primate anglicano Welby.

Insieme, Together, come la comunità delle origini il giorno di Pentecoste, ha detto il Pontefice, come la grande folla dell’Apocalisse, come, tornando all’oggi, le diverse anime che compongono la comunità. Insieme come i giovani che dalla Gmg di Lisbona a piazza San Pietro, portano l’entusiasmo della carta d’identità verde ma anche il grigio di un domani senza certezze, della precarietà, della consapevolezza di ereditare un mondo più brutto di quello trasmesso dalle generazioni precedenti ai loro genitori.

Vanno ascoltati i ragazzi e le ragazze, ripetono un po’ tutti, non solo nei bisogni ma anche nelle risposte, che cercano a tentoni in una quotidianità calibrata sulle esigenze dei più grandi. A loro, agli adulti, figli e nipoti chiedono tempo e relazioni vere. In cambio offrono interrogativi e dubbi, che sono materia preziosa su cui imbastire il cambiamento e quindi anche stimolo per far avanzare il Cammino sinodale.

Si parte senza certezze su cosa trasformare, senza conclusioni pronte, senza che i “musicisti” abbiano provato lo spartito definitivo. Ma proprio la mancanza di un finale già scritto è garanzia che la voglia di mettersi in ascolto è autentica.

Non a caso, anche se quasi paradossalmente, alla piazza della veglia ecumenica il Papa ha chiesto silenzio, essenziale per la vita dei credenti e della Chiesa, anima e respiro della preghiera che va in profondità, giù giù fino alle sofferenze che non abbiamo il coraggio di raccontare neppure a noi stessi.

Far tacere il cuore per aprirlo all’ingresso dello Spirito, chiudere le labbra perché parlino gli occhi, mettersi in ginocchio a testimoniare che c’è Qualcuno di più grande cui rivolgersi. Pronti a consegnargli il disegno delle nostre paure e speranze, perché ci aiuti a correggerlo e a colorarlo come solo Lui sa fare.



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