mercoledì 19 aprile 2023
Di ieri la decisione della Corte costituzionale che ha fatto cadere la norma che vincolava la Corte d'Assise d'appello di Torino a infliggergli l'ergastolo per l'attentato del 2006 alla caserma
Un presidio degli anarchici contro il 41 bis a sostegno di Alfredo Cospito davanti al carcere di Opera, 15 aprile 2023

Un presidio degli anarchici contro il 41 bis a sostegno di Alfredo Cospito davanti al carcere di Opera, 15 aprile 2023 - ANSA

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Lo spiraglio aperto dalla Corte costituzionale convince Alfredo Cospito a interrompere lo sciopero della fame. L’anarchico della Fai-Fri, ancora detenuto nel reparto di medicina penitenziaria del San Paolo di Milano, lo ha comunicato oggi mettendo nero su bianco la sua decisione su un modello prestampato a disposizione dei detenuti e avvisando in questo modo i vertici del Dap, quelli del carcere di Opera e il Tribunale di Sorveglianza di Milano. In realtà già da tempo Cospito aveva ripreso ad assumere alcuni alimenti. Oltre agli integratori, anche acqua con zucchero e sale, bustine di parmigiano, bevande come caffè d'orzo, tè con limone e latte. Più avanti potrà iniziare anche a introdurre cibi solidi, ma data la sua condizione clinica dovuta a un’astinenza di sei mesi, ci vorrà tempo.

Martedì la Consulta ha sancito l’incostituzionalità parziale dell’articolo 69 del Codice penale che «vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva» nei casi in cui il reato è punito con la pena dell’ergastolo. Un pronunciamento che riguarda l’attentato compiuto dall’anarchico contro la scuola allievi carabinieri di Fossano nel 2006. Reato qualificato dalla Cassazione come strage politica e per questo punibile “obbligatoriamente” dai giudici della Corte di appello di Torino con il carcere a vita. Gli stessi magistrati piemontesi hanno poi adito la Corte Costituzionale con il risultato di cui sopra. Ora Cospito può sperare in una pena compresa tra i 20 e i 24 anni, ma per quanto riguarda il regime del 41 bis non cambia nulla.

«Non voleva morire e ha comunque raggiunto due obiettivi importanti: la decisione della Consulta di ieri e l’aver fatto diventare il 41 bis un tema noto all’opinione pubblica», ha commentato il legale Flavio Rossi Albertini, che lo ha incontrato oggi. Proprio in virtù del traguardo raggiunto, ha continuato l’avvocato «la lotta intrapresa da Cospito può dirsi» andata a buon fine e «i tempi di attesa della decisione della Corte Europea dei diritti dell’uomo (chiamata anch’essa a esprimersi sul caso, ndr), a differenza di quelli molto più contenuti della Consulta, non sono compatibili con lo sciopero della fame. Grazie alla sua protesta – ha concluso – il regime del 41 bis è ora meno tollerato».

La decisione della Consulta ha scaldato il dibattito politico. La senatrice Ilaria Cucchi di Avs – sorella di Stefano –, che ha seguito il caso fin dall’inizio, ha chiesto al guardasigilli Carlo Nordio di «riaprire il caso». Ma anche l’ex ministro della Giustizia e già presidente della Consulta, Giovanni Maria Flick, ha accolto con favore il pronunciamento, seguito dal presidente dell’associazione Antigone, Patrizio Gonnella. Discorso diverso per gli esponenti della maggioranza: Tommaso Foti di Fdi ha ricordato che il regime del 41bis non è stato messo in discussione, parlando poi di «strumentalizzazione della sentenza» da parte della sinistra. E così ha fatto il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro.

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