venerdì 8 febbraio 2019
La Francia ha fatto sapere al Viminale che dalla Sea Watch «prenderà solo persone che hanno bisogno di protezione», non gli "economici". Ecco i dossier che dividono i due Paesi. Presto un incontro
Roma-Parigi, toni ancora accesi. Tocca a migranti e Alitalia
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Non si placa lo scontro tra Francia e Italia. Anzi si allarga. Sugli immigrati della Sea Watch ora la Francia cambia idea, non li vuole più: Parigi ha fatto sapere al Viminale che «prenderà solo persone che hanno bisogno di protezione e non migranti economici e ha aggiunto che appoggerà l'Italia per chiedere rimpatri più efficaci in alcuni Paesi africani «a partire dal Senegal». Così si apprende da fonti del Viminale. Mentre il ministro dell'Interno e leader della Lega, Matteo Salvini, fa sapere che a breve incontrerà a Roma il ministro degli Interni francese: «Voglio risolvere la situazione, con i no non si va da nessuna parte». Il suo omologo, Christophe Castaner, è stato invitato a Roma già la settimana prossima.

Il giorno dopo l'escalation, che ha richiamato l'attenzione allarmata del capo dello Stato, Sergio Mattarella, Roma e Parigi provano a gettare acqua sul fuoco della polemica, ma dal governo francese, che sottolinea come il richiamo dell'ambasciatore in patria sia temporaneo, non vengono risparmiate staffilate sui dossier comuni più impegnativi, a partire da quello dei migranti e della Tav.

Intanto la presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini, scrive in un tweet: «La crisi diplomatica con la Francia mette a rischio dieci miliardi di surplus commerciale. Quello di Di Maio è il gilet più costoso della storia. Sono dei dilettanti allo sbaraglio».

Parigi: il richiamo dell'ambasciatore è «un segnale»

Il richiamo dell'ambasciatore francese a Roma per consultazioni in patria «non è permanente, ma vuole lanciare un segnale» all'Italia, ha detto nel corso di una intervista a Europe 1 Benjamin Griveaux, portavoce del governo francese. L'Italia è «un alleato storico» di Parigi e «uno dei Paesi fondatori dell'Unione europea», ha aggiunto Griveaux, che ha voluto sottolineare come il «dialogo» tra i due Paesi non si sia «mai interrotto». Griveaux ha preso atto della «disponibilità» al dialogo mostrata dai vice presidenti del Consiglio italiani, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, ma ha voluto sottolineare che «c'è un capo del governo in Italia, ed è il signor Conte», che il presidente francese, Emmanuel Macron, ha «incontrato diverse volte».

I dossier della discordia: migranti, gilet gialli, Tav

Quegli incontri hanno avuto al centro diversi dossier, sui quali oggi si registra una prima ricaduta della esplosione di una tensione accumulata per mesi dai due Paesi. Il governo francese, infatti, «cambia idea» e «non vuole più» migranti della Sea Watch, hanno fatto sapere oggi dal Viminale: Parigi vuole «solo persone che hanno bisogno di protezione e non migranti economici» e «appoggerà l'Italia per chiedere rimpatri più efficaci in alcuni Paesi africani a partire dal Senegal». Il ministero di Salvini non rinuncia a dire la sua: «Prende atto» che «anche i francesi non vogliono clandestini» e sottolinea: «Ora ci si aspetta che Parigi dimostri con i fatti la sua buona volontà, collaborando per rimpatriare al più presto decine di senegalesi irregolari che si trovano in territorio italiano».

Parigi, irritata dall'incontro in Francia tra Di Maio e i gilet gialli - «cortesia istituzionale vuole che si avverta il governo del Paese in cui si va», ha detto Griveaux - tira in ballo anche la Tav. «Il modo migliore di combattere la sfiducia verso l'Europa, il modo migliore di farlo è comportarsi bene verso i suoi partner, proseguire il progetto tra Lione e Torino per consentire al Nord Italia di crescere», ha affermato il portavoce dell'esecutivo francese, che non ha risparmiato a Di Maio e Salvini un'ultima staffilata: «Le loro battute su Macron non hanno evitato all'Italia di entrare in recessione».

Salvataggio Alitalia, Air France avrebbe deciso di sfilarsi

Anche la vicenda Alitalia finisce risucchiata nel trambusto. Air France avrebbe infatti deciso di sfilarsi dal salvataggio della ex compagnia di bandiera, secondo una ricostruzione pubblicata dal Sole 24 Ore, che in proposito cita "motivi politico-istituzionali" confermati da "fonti autorevoli". Un chiamarsi fuori che arriva nel momento più delicato, con Ferrovie dello Stato che ha chiesto ai commissari straordinari una proroga per l'analisi del dossier e - come spiegato la scorsa settimana dall'amministratore delegato Gianfranco Battisti - sta "trattando con tutti" per venire a capo della situazione e presentare un'offerta.

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