mercoledì 5 novembre 2008
Un rapporto dell’Istat riferito al 2007 conferma le persistenti difficoltà delle famiglie italiane. Secondo l’istituto statistico, sarebbero infatti ancora 7,5 milioni i poveri in Italia: a rischio soprattutto i nuclei più numerosi.
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Sono quasi 2milioni e 700mila le famiglie povere in Italia (l'11,1 % del totale): in pratica 7milioni e mezzo di persone (12,8% della popolazione) che ogni giorno, oltre a dover rinunciare ai beni cosiddetti superflui, non hanno neanche la certezza di coniugare il pranzo con la cena. Ma un altro milione circa di individui rischia ogni giorno di cadere nell'inferno dell'indigenza, trovandosi appena poco al di sopra della linea della povertà. E questo non solo perché basta uno sfratto, un terzo figlio o una separazione per vedere ridotto seriamente il reddito familiare e dunque i consumi, ma anche perché i dati diffusi ieri dall'Istat sulla povertà relativa si riferiscono al 2007 e non rilevano quindi gli effetti del terremoto finanziario ed economico che sta scuotendo il paese. Negli ultimi cinque anni, comunque, il numero dei poveri è rimasto stabile e immutate sono le caratteristiche dei nuclei bisognosi che tali sono, spiegano i tecnici di via Balbo, quando in una famiglia di due persone la spesa media mensile non supera i 986,35 euro. Non cambia dunque il panorama della povertà, anche se poi sotto le acque ferme, correnti preoccupanti ce ne sono comunque. La percentuale di indigenti rispetto al 2006 è invariata, ma cominciano a farsi sentire i nuovi poveri come ad esempio i "working poor", cioè i lavoratori a basso reddito che pur non essendo disoccupati hanno in ogni caso difficoltà ad arrivare a fine mese. Basta poi pensare che le famiglie "sicuramente non povere" sono soltanto l'81% del totale, per comprendere come nel restante 19% si nascondano situazioni molto spesso critiche. Vi si trovano di certo le 884mila famiglie (3,7% del totale, ma erano il 3,9% nel 2006) al limite dei 986 euro, ma non sono tranquille neanche l'altro milione circa (4,2% del totale) che si trovano poco sopra, in pratica tutte famiglie che non arrivano a spendere più di 1.100 e 1.200 euro al mese. Al Sud la situazione è di certo peggiore, in quell'area i sicuramente non poveri scendono dall'81 al 64,7%, mentre al Centro e al Nord salgono al 90% circa. Dai dati emerge inoltre che 1.170.000 famiglie (4,9% del totale nazionale) risultano sicuramente povere e circa i due terzi di esse risiedono nel Meridione. Se oltre al territorio si analizzano specifici sottogruppi di famiglie, prosegue l'Istat, emerge un peggioramento tra le tipologie familiari che tradizionalmente presentano una bassa diffusione del fenomeno e tra le quali, comunque, i livelli di povertà continuano a collocarsi al di sotto della media nazionale, in particolare le coppie con un figlio che passano dall'8,6% del 2006 al 10,6%. Segnali di miglioramento si osservano, invece, tra le famiglie di monogenitori (da 13,8 si passa a 11,3%) e tra quelle con a capo un lavoratore autonomo (da 7,5 a 6,3%). Nel Nord il peggioramento della povertà, la cui incidenza passa da 5,2 a 5,5, è decisamente evidente tra le famiglie con cinque e più componenti (da 8,1 a 12,2%) e in particolare tra le famiglie con tre o più figli minori (da 8,2 a 16,4%). Nelle regioni del Centro l'incidenza della povertà passa dal 6,9 al 6,4% e il progresso si fa sentire in particolare tra le famiglie con a capo una persona con basso titolo di studio (dal 12,4 al 10,3%). Nel Mezzogiorno (incidenza dal 22,6 al 22,5%) si osservano segnali di deciso miglioramento tra le famiglie con cinque e più componenti (da 37,5 a 32,9%), in particolare coppie con tre o più figli (da 38 a 32,3%) e con tre o più figli minori (da 48,9 a 36,7%). A livello regionale, infine, l'incidenza della povertà è molto bassa in Veneto (3,3%) e Toscana (4%). Quest'ultima mette inoltre a segno il miglioramento più sensibile, era infatti al 6,8% nel 2006; è invece più alta in Sicilia (27,6%) e Basilicata (26,3%).
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