sabato 26 marzo 2022
«Di solito scioperavo per il clima in Ucraina – spiega Ilyess, ucraina – Ma questo venerdì sto scioperando in Germania, i cui leader finanziano la guerra a casa mia e danno soldi a Putin»
Ragazzi in piazza a Berlino per il clima e contro la guerra in Ucraina

Ragazzi in piazza a Berlino per il clima e contro la guerra in Ucraina - Ansa / Epa

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Pace e giustizia climatica. La "generazione Greta" scende di nuovo in piazza. A tre anni dalla prima manifestazione "globale" attivisti italiani e di tutto il mondo continuano la protesta a difesa della terra: e questa volta non solo per il clima ma anche e soprattutto per l’Ucraina. Perchè «la guerra è collegata con la crisi climatica».

«Non ci sarà pace sostenibile, da nessuna parte, finché i nostri sistemi saranno legati ai combustibili fossili forniti da autocrati e dittatori» sostengono i giovani attivisti dell’ambiente che ieri hanno guidato i 78 cortei organizzati in altrettante città d’Italia. E molti di più in tutto il mondo. Oltre a rilanciare l’allarme sul riscaldamento globale del pianeta, come documentato dall’ultimo rapporto Ipcc, ora più che mai puntano il dito contro i combustibili fossili, al centro delle due grandi emergenze: quella climatica, appunto, ma anche quella militare che riguarda l’invasione dell’Ucraina.

Bandiere, slogan e cartelli da Alessandria a Catania, passando per Milnao, Roma e Napoli. «Ancora una volta siamo decine di migliaia a scendere per le strade d’Italia. I nemici della transizione ecologica hanno provato a fare passare la crisi climatica in secondo piano sfruttando la guerra in Ucraina. Ma le persone hanno capito che si tratta di un inganno, queste due crisi hanno la medesima causa e la medesima soluzione: fermare la nostra dipendenza tossica dai combustibili fossili e far pagare i costi di questa transizione a chi ci ha condotto in questa situazione per i propri profitti, le grandi aziende inquinanti», dice Filippo Sotgiu, uno dei portavoce nazionali dei Fridays For Future.

I giovani manifestanti chiedono «trattati di pace e disarmo immediati». «Questa guerra per le risorse deve essere fermata immediatamente – fa sapere Marina, 22 anni studentessa milanese – La crisi energetica e la guerra per le risorse sono il risultato di questo sistema marcio che mette il profitto prima della vita delle persone». I partecipanti al corteo milanese hanno sfilato con un lungo striscione "People not profit" e "Make school not war".

La manifestazione 'Friday for future' a Torino il 25 marzo

La manifestazione "Friday for future" a Torino il 25 marzo - Ansa

Un migliaio di giovani è sceso in piazza anche a Roma. Il corteo, lanciato da diversi movimenti tra cui Fridays for Future e Wwf Young, ha sfilato per le vie della città. «Sta diventando ormai chiaro a tutti noi che l’energia fossile è la radice delle peggiori crisi per l’umanità, quella climatica e quelle da cui scaturiscono i conflitti. Dobbiamo abbandonare definitivamente le fonti fossili e riconoscere nelle fonti rinnovabili e nel risparmio ed efficienza energetica e dell’uso delle risorse non solo il mezzo per una reale transizione ecologica, ma anche uno strumento di pace», affermano i giovani del Wwf.

Secondo gli organizzatori, a fine giornata, hanno manifestato in «1.500 a Padova, 5.000 a Brescia, 1.500 a Bologna, 10mila a Torino, 5mila a Milano e Napoli, 20mila a Roma».

Ma la voce dei Fridays for future si è levata anche per le strade di Melbourne o di Sidney in Australia e in Bangladesh con cartelloni di protesta contro le industrie dei combustibili fossili. Scientistsforfuture dall’Artico hanno postato su twitter una foto con uno striscione in cui dicono “Forniamo i fatti. È tempo di agire”, mentre dall’altra parte della Terra, alla stazione di Neumayer, la protesta avverte che "il ghiaccio dell’Antartide occidentale si sta sciogliendo troppo velocemente».

«Di solito scioperavo per il clima in Ucraina – spiega Ilyess, ucraina – Ma questo venerdì sto scioperando in Germania, i cui leader finanziano la guerra a casa mia. L’Unione Europea ha pagato finora 15 miliardi di euro per combustibili fossili da Putin dall’inizio della guerra in Ucraina».

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