mercoledì 27 aprile 2022
In Calabria, a Polistena, un ponte umanitario ha riunito due comunità. «Faremo spazio a tutti, poi servirà l’accoglienza diffusa delle famiglie»
I 106 minori soli accolti in un paese. «È un piccolo ospedale da campo»
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Una storia da «aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più». Solo che questa volta gli amici in più sono 106 minori ucraini tra i 3 e i 17 anni che arriveranno venerdì a Polistena, grosso centro calabrese della Piana di Gioia Tauro. Vengono dalle città martoriate di Bucha e Irpin, sono quasi tutti soli, e saranno ospitati per due mesi dalla 'Comunità Luigi Monti' gestita dai Padri Concezionisti che già accoglie 29 ragazzini affidati dal tribunale e dal centro giustizia minorile e dai servizi sociali territoriali, bellissima esperienza anche di lavoro pulito e economia circolare.

«Ci stiamo stringendo per accoglierli – ci spiega fratel Stefano Caria, responsabile della Comunità –. I nostri ragazzi hanno già preparato tutta la casa, si sono stretti nelle stanze, hanno pensato giochi da fare coi ragazzi ucraini». Un’iniziativa che coinvolgerà tutto il paese, dall’amministrazione comunale guidata dal sindaco Michele Tripodi alle parrocchie, dalle scuole all’Azione cattolica diocesana, dalla Caritas della diocesi di Oppido-Palmi agli scout dell’Agesci e a tante associazioni. Senza alcun contributo pubblico, solo volontariato. «L’avvocato Maria Calogero tutore speciale del tribunale dei minori di Reggio Calabria, che segue parecchi dei ragazzi che ospitiamo in comunità – racconta fratel Stefano –, è in contatto con padre Giovanni Amante, parroco della chiesa ortodossa di San Giacomo Maggiore di Messina che ospita già alcuni ragazzi ucraini ed era alla ricerca di una grossa struttura dove poter accogliere questo gruppo. L’avvocato ha chiesto a noi. Avevamo appena messo le bandiere di Italia, Ucraina e della pace, ci siamo guardati in faccia... abbiamo detto subito di sì. Metteremo qualche letto a castello e ce la faremo».

L’edificio che li ospiterà

L’edificio che li ospiterà - .

Nel giro di due mesi si provvederà all’accoglienza diffusa sul territorio. «Ci sono già molte famiglie disponibili. Il nostro è un intervento di emergenza. Una sorta di ospedale da campo, come dice papa Francesco». I minori si trovano a Kiev da dove un avvocato ucraino ha contattato la collega Maria Isabella Celeste, impegnata da anni anche nel campo del volontariato con i Paesi dell’Est e che collabora con l’'Associazione Camminiamo Insieme' di Palmi, la cui direzione è affidata a Maria Calogero che ha chiesto l’aiuto dei fratel Stefano. «Abbiamo mandato una dichiarazione di accoglienza all’amministrazione militare di Kiev e ho avuto la loro risposta che ringrazia per la solidarietà dimostrata e dà l’okay per il viaggio».

Domenica scorsa tre pullman sono partiti da Messina, hanno fatto sosta a Polistena per scaricare letti a castello, generi alimentari, biancheria, abbigliamento, e poi sono partiti per la Polonia, esattamente verso Przemysl, dove i ragazzi sono stati trasferiti da Kiev. Con loro dodici accompagnatrici, alcune delle quali sono le mamme, ma gran parte dei minori sono soli. «Una parte dei ragazzi non hanno più genitori, altri hanno solo la mamma mentre il papà è in guerra». Su ogni pullman tre autisti, un interprete e un medico, anche per effettuare i tamponi Covid. Tra i 106 minori c’è una bambina di 3 anni, due di 6 anni, quattro di 7 anni.

La fascia più numerosa è quella 13-14 anni, sia maschi che femmine, mentre da 15 anni in su sono più femmine che ragazzi. «Ci aiuteranno nell’animazione l’Azione cattolica diocesana, le scuole e gli scout dell’Agesci. Mentre l’alberghiero qui vicino preparerà i pasti per loro. Abbiamo anche un bel campo di calcetto. Sarà davvero una sinergia importante di tutto il territorio. E, ci tengo a ripeterlo, non usufruiremo del bando del governo, quindi non riceveremo rette o altro, il nostro sarà volontariato puro». Si passerà poi alla seconda fase di accoglienza diffusa. Ci sono già molte disponibilità, ma i ragazzi chiedono di non essere allontanati tra loro. Ucraina chiama, la Calabria risponde: con due Chiese, cattolica e ortodossa, che con l’aiuto di tutti gli altri attori, hanno creato un ponte ideale di solidarietà.

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