lunedì 23 aprile 2012
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I consiglieri regionali di lingua friulana e quelli di lingua slovena sono autorizzati, in Aula, a parlare nei loro idiomi. Ovviamente non mancano gli interpreti che li traducono. «Lo facciamo spesso perché la lingua è la nostra identità», spiega Paolo Menis, Pd, che con il collega Enore Picco, della Lega Nord, ad esprimersi, più degli altri, in friulano. È l’espressione, per altro, della maggioranza - 600 mila persone - della popolazione regionale. Nei giorni scorsi, il Friuli Venezia Giulia, si è candidato ad ospitare l’Agenzia europea per le lingue minoritarie (la sede potrebbe essere Villa Manin di Passariano). «La nostra candidatura è forte - puntualizza Elio De Anna, assessore regionale alla cultura, che essendo di Pordenone alterna il friulano con il veneto -  perché siamo l’unica realtà europea nella quale si parlano quattro lingue diverse, e sulla quale si fonda lo statuto della specialità regionale». Le quattro lingue (riconosciute dalla legge 482) sono il friulano, l’italiano, lo sloveno ed il tedesco. Se i friulani sono in maggioranza, gli sloveni risultano in 120 mila, circa 30 mila i tedeschi. 199 Comuni su 219 rientrano nella delimitazione territoriale per almeno una delle tre comunità linguistiche minoritarie. Una realtà che è pari a circa l’80 per cento del territorio e della popolazione del Friuli Venezia Giulia.Non mancano, poi, le parlate locali, come il resiano a Resia ed il veneto nella laguna di Marano. Ma secondo gli studiosi più accreditati non sono lingue a se stanti. Tanto che il piccolo Comune di Resia è diventato parte integrante della minoranza linguistica slovena, con conseguente applicazione del bilinguismo. Apriti cielo, tra queste valli si è alzata la protesta di quanti sostengono di non essere assolutamente sloveni, né per ceppo etnico, tanto meno per lingua. E domani, alle ore 9, si terrà, davanti al giudice di pace di Pontebba, una udienza penale in cui si tratterà del presunto "sopruso etnico" che si starebbe consumando in danno dei resiani, «i quali si sentono tanto resiani - è la tesi dell’avvocato Giuseppe Silvestro - quanto italiani e non accettano di essere considerati, contro la loro volontà e contro 1.400 anni di storia, minoranza etnica slovena». Ma l’Associazione italiana slavisti, che raggruppa i docenti di slavistica di tutte le università del nostro Paese, afferma testualmente: «Gli sloveni della provincia di Udine (Valli del Natisone, Val di Resia e Valle del Torre) parlano tre diversi dialetti sloveni, appartenenti come i dialetti sloveni delle province di Gorizia e Trieste, al gruppo dei dialetti sloveni comunemente definiti del Litorale». Per la Chiesa udinese, d’altra parte, le minoranze sono una ricchezza, proprio per la loro diversità. Una ricchezza in termini di storia, di lingua, e di unità di fede. In tante chiese delle quattro diocesi della regione si celebra già in sloveno, in parte anche in friulano e in tedesco. La Bibbia in friulano ha registrato un successo addirittura clamoroso l’anno scorso, quando è stata letta per una settimana, senza interruzioni. Si attende, adesso, l’ufficializzazione del Messale in friulano. Una recente indagine ha certificato che nell’area friulanofona (provincia di Udine, parte dell’Isontino e alto Pordenonese), per il 40 per cento degli intervistati la lingua madre, la prima appresa e parlata, è il friulano; il 10 per cento ha appreso sia l’italiano che il friulano; il 33 per cento degli intervistati ha dichiarato che la lingua materna è l’italiano. Dal prossimo anno l’insegnamento del friulano a scuola non sarà più un’opzione spontaneistica. La lingua friulana nelle scuole dell’infanzia e primarie, per gli alunni le cui famiglie abbiano optato per questa facoltà al momento dell’iscrizione, si inserirà organicamente all’interno della progettazione dell’orario curricolare complessivo. Più strutturato è l’insegnamento dello sloveno, mentre per quanto riguarda la comunità tedesca la Regione ha deciso il finanziamento di sei sportelli linguistici nei Comuni di Sauris, Paluzza, Pontebba, Malborghetto Valbruna, Tarvisio e quello della Comunità montana, mettendoli in rete tra loro, e realizzando un sito internet. Resta aperto, ritornando al friulano, il capitolo delle trasmissioni Rai. È intervenuto lo stesso governatore Renzo Tondo perché la Rai non tergiversi ulteriormente.
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