martedì 18 aprile 2023
Il messaggio dell'arcivescovo Delpini: «Non sappiamo che cosa ha vissuto Julia. Sappiamo che cosa vuole Gesù: che tutti siano salvati»
I funerali della giovane pallavolista Julia Ituma nella chiesa di San Filippo Neri a Milano

I funerali della giovane pallavolista Julia Ituma nella chiesa di San Filippo Neri a Milano - Ansa

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"Non sappiamo che cosa ha vissuto Julia. Sappiamo che cosa vuole Gesù: che tutti siano salvati, che tutti siano amati dall'amore invincibile di Dio". Lo scrive l'arcivescovo di Milano, Mario Delpini, nel messaggio indirizzato al parroco don Ivan Bellini che stamani ha celebrato nella chiesa di San Filippo Neri alla Bovisasca i funerali di Julia Ituma, la giovane pallavolista morta ii 13 aprile a Istanbul dopo essere precipitata dall'hotel che ospitava lei e tutta la squadra Igor Novara.

La scomparsa di Julia a soli 18 anni è un "enigma incomprensibile", scrive l'arcivescovo esprimendo "vicinanza e condivisione" ai "familiari, le amiche e gli amici, e tutta la comunità" che vivono "un momento di strazio e smarrimento" in cui "si affollano domande, inquietudini, sensi di colpa che si accompagnano a ricordi lieti, memorie di imprese entusiasmanti". "Viviamo insieme il dramma - scrive Delpini - di renderci conto che la vita non ha mantenuto la sua promessa di felicità e la morte misteriosa, incomprensibile e imprevedibile, ha stroncato il desiderio di diventare adulti per una vita desiderabile". "Preghiamo per Julia e celebriamo la Pasqua: ne venga la consolazione per la famiglia e coloro che sono trafitti da un dolore troppo grande e troppo ingiusto".

Alle esequie, stamani alle 11, era presente il ministro dello Sport Andrea Abodi. Poche lacrime, tanta compostezza, un applauso all'ingresso in chiesa della bara di legno chiaro coperta di rose bianche. Tante corone di fiori sul sagrato: quella degli Amici del club della mamma, della Igor Volley, della Aspria Harbour club, della Lega Pallavolo serie A femminile. Oltre che del condominio della famiglia di Julia. Nelle prime file in chiesa, stretti intorno alla bara, la mamma Elizabeth, la sorella Vanessa e il fratellino Daniel, con la zia Ethel che aveva accompagnato la mamma di Julia a Istanbul per il riconoscimento. In chiesa è arrivata anche Francesca Piccinini, grande campionessa del passato, per tre anni a Novara.

Nella sua omelia don Bellini ha commentato il vangelo di Marco nell'episodio di Gesù che incontra i fanciulli e ha ricordato un proverbio africano: "Per generare la vita bastano i genitori ma per educare un bambino occorre un villaggio intero". "La storia di Julia - ha ricordato - è stata per noi una buona notizia, la dimostrazione che i nostri 'villaggi' possono essere luoghi di integrazione e di educazione". "Anche dopo il suo salto di qualità nelle grandi squadre l'abbiamo seguita e abbiamo tifato per lei, ed è diventata motivo di rinnovato entusiasmo nella nostra piccola realtà sportiva". Il parroco ha citato un discorso di papa Francesco che parlando ai giovani un anno fa aveva detto: "Le paure vanno dette. Nelle crisi si deve parlare, le crisi vanno illuminate per vincerle". Ha aggiunto: "Vogliamo rivendicare anche il diritto di essere fragili, di sbagliare qualche volta". E ha concluso "Julia, figlia nostra, grazie per ciò che sei stata per tutti noi e continua a camminare con noi".

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