mercoledì 27 giugno 2018
I presidi non sceglieranno più gli insegnanti. Plauso dai sindacati. Perplessità dai dirigenti d'istituto. Il ministro Bussetti: "Chiamata diretta, connotata da eccessiva discrezionalità"
Frana la Buona Scuola: addio chiamata diretta
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Smantellato uno dei pilastri della Buona scuola del governo Renzi: la chiamata diretta dei docenti da parte del preside. L’istituto è stato abolito dal nuovo contratto integrativo, siglato ieri, tra il Ministero dell’Istruzione e i sindacati sull’assegnazione degli insegnanti dall’ambito territoriale alla singola scuola. «L’accordo – si legge in una nota dei segretari generali di Flc-Cgil, Cisl-Scuola e Uil Scuola, Francesco Sinopoli, Maddalena Gissi e Giuseppe Turi – prevede che le operazioni avvengano attraverso una procedura trasparente e oggettiva gestita dagli Uffici scolastici territoriali».
Con l’accordo di ieri, «si dà attuazione a una precisa previsione del contratto del governo del cambiamento – sottolinea il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti – sostituendo la chiamata diretta, connotata da eccessiva discrezionalità e da profili di inefficienza, con criteri trasparenti e obiettivi di mobilità ed assegnazione dei docenti dagli uffici territoriali agli istituti scolastici».
Mentre con la chiamata diretta il dirigente scolastico poteva scegliere il docente che, a suo giudizio, reputava migliore, attingendo dalle liste degli Ambiti territoriali, ora la procedura avverrà in due fasi: innanzitutto la copertura dei posti disponibili prioritariamente con personale che ha ottenuto la mobilità su ambito con una delle precedenze previste dal Contratto nazionale sulla mobilità. Si procederà quindi alla copertura dei posti residuati col restante personale, secondo il punteggio di mobilità.
Quest’ultimo personale, nella presentazione della domanda, che avverrà a partire da oggi tramite l’apposita sezione di istanze on line, indicherà la scuola da cui partire. Nel caso di mancata indicazione sarà considerata la scuola capofila dell’ambito. Queste operazioni saranno concluse entro il 27 luglio.
Successivamente saranno effettuate le operazioni per l’assegnazione della sede per il personale neo immesso in ruolo. Anche in questo caso si seguirà il punteggio di graduatoria. I vincitori di concorso ordinario precederanno i docenti provenienti dalle graduatorie ad esaurimento. L’assegnazione della sede di incarico avverrà contestualmente all’assegnazione dell’ambito di titolarità.
«Ancora una volta – prosegue il comunicato dei sindacati – attraverso la contrattazione si pone rimedio ad alcune delle più evidenti criticità della legge 107/2015, superando una modalità inutilmente farraginosa che già per effetto dei contratti sulla mobilità era stata resa del tutto residuale».
«Viva soddisfazione» è espressa anche dalla Fgu-Gilda degli insegnanti, che ha firmato l’accordo con il coordinatore nazionale Rino Di Meglio., il quale ricorda che negli ultimi due anni la Fgu, «sola tra i sindacati rappresentativi», non ha sottoscritto i contratti sulla mobilità proprio per la contrarietà alla chiamata diretta.
Preoccupazione per la «qualità dell’insegnamento» è, invece, espressa dalle associazioni dei dirigenti. «La chiamata diretta – ricorda Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi – era nata sotto auspici positivi, ma la sua applicazione è stata criticabile e di fatto l’ha ampiamente depotenziata. Dal punto di vista pratico, quindi, non cambia molto. È invece importante che il preside abbia poteri veri per incidere sulla qualità della didattica, di cui è chiamato a rispondere».
Di «occasione persa» parla il presidente dell’associazione Disal, Ezio Delfino che ricorda come «in tutta Europa, tranne in Italia, i docenti sono assunti direttamente dai presidi».

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