sabato 21 aprile 2012
​In una lettera a «Tempi» la verità del Governatore lombardo: «Vacanze nel lusso e nello sfarzo? D’accordo, ma non è un reato».
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Vacanze da “zio Paperone” nei resort extra lusso dei Caraibi. Ma non da solo: in compagnia di chi oggi – Piero Daccò – si trova in regime di custodia cautelare, in quanto, secondo i pm milanesi, risulta coinvolto negli scandali della sanità lombarda, dal San Raffaele alla Fondazione Maugeri. Scelte su cui riflettere. Anche perché, sempre nei giorni scorsi, e sempre a riguardo dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri, è finito in carcere anche un altro amico del governatore della Lombardia: Antonio Simone. Una persona con la quale Formigoni condivide pure una lunga e ricca esperienza di fede e di amicizia. Ma è la relazione con Daccò, per le sue pesanti implicazioni, che ha sorpreso e amareggiato molti. Formigoni dapprima si è difeso “blandamente”: «Il signor Daccò lo conosco da 30 anni, mi è capitato di passare qualche giorno di vacanza con lui in gruppo». Poi ha incassato – «parlerò quando sarà svuotata la spazzatura» – e infine ha dato sfogo alla sua rabbia, difendendosi dagli attacchi attraverso una lettera al settimanale Tempi. Ultimo epilogo – per il momento – della polemica partita con una lettera al Corriere della Sera della moglie di Simone e proseguita ancora sul quotidiano di via Solferino e su Repubblica. Nella missiva la signora punta il dito sul numero uno di Regione Lombardia. «Da troppi anni Formigoni vive in una condizione di sudditanza nei confronti di quest’uomo (Daccò, ndr), che nulla ha a che fare con Cl», dice Carla Vites, approfondendo i rapporti personali fra suo marito, il governatore della Lombardia e il faccendiere Daccò. «Conosco Roberto da trent’anni – dice ancora – . È buono, è un fedele convinto. Ma ha abbassato la guardia. Mosso da un senso di inferiorità nei confronti di questi ometti che ci insegnano come “godersi la vita” si è fatto trascinare in un turbine di cene di lusso e vacanze da sogno». L’argomento «vero era uno solo per tutti: soldi». Di Formigoni è delusa: «Non ha difeso mio marito e questo mi ha indotto a denunciare quello che sta succedendo». A questo punto Formigoni deve aver deciso che la misura era colma. Così ieri ha scritto a sua volta una lettera per rispedire al mittente tutta una serie di considerazioni – il governatore non risulta indagato in alcun modo - che in questi giorni lo stanno toccando, politicamente e personalmente. «Una montagna di fango», la definisce il governatore e ribadisce a Vites:«C’eri anche tu in quelle vacanze» e «non c’è stata nessuna riunione di affari». E «se ci sono biglietti aerei e una settimana di vacanza alle Antille (del costo di migliaia di euro, ndr) con cifre importanti, scusate tanto, non sono Brad Pitt, ma me le posso pagare, me le sono pagate col mio stipendio». Cioè con i soldi guadagnati come amministratore pubblico. «Le ricevute dei rimborsi delle spese anticipate da Daccò? Non le ho tenute, le ho buttate; scusate, è un reato?», visto che le vacanze sono private. Poi aggiunge un post scriptum: «Inutile dire che non mi dimetterò: sarebbe da irresponsabili piegarsi al ricatto dei calunniatori e dare soddisfazione a lobby a cui sembra non importare niente del dramma della crisi che sta devastando l’Italia e a cui interessa soltanto la mia poltrona per i loro affari di potere».
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