lunedì 22 gennaio 2024
Gip di Firenze la solleva in merito alla morte di una persona che non necessitava del sostegno vitale, uno dei quattro requisiti per il suicidio assistito fissati nella sentenza relativa al Dj Fabo
Palazzo della Consulta a Roma, sede della Corte costituzionale

Palazzo della Consulta a Roma, sede della Corte costituzionale - Ansa

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Ancora fine vita e ancora la Consulta chiamata in causa, tra leggi regionali che spuntano e legge nazionale che stenta ad arrivare. Dopo il Veneto, anche la Lombardia prova a riprendere il testo dell’associazione Luca Coscioni, mentre a Firenze viene sollevata una nuova eccezione di costituzionalità da parte della gip Agnese Di Girolamo, chiamata a decidere sulla richiesta di archiviazione dell’accusa a Marco Cappato che due anni fa, con due attiviste - Felicetta Maltese e Chiara Lalli -, aveva accompagnato a morire in Svizzera Massimiliano, malato di sclerosi multipla, per il quale sussistevano solo tre delle quattro condizioni stabilite dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso di dj Fabo per essere aiutato a morire in Italia.

Se l’aiuto fornito allora è stato considerato non «penalmente rilevante», la richiesta ai giudici costituzionali riguarda la questione di costituzionalità del requisito del sostegno vitale (quello che mancava a Massimiliano, appunto) per violazione degli articoli 3, 13 e 32 della Costituzione: «Discrimina irragionevolmente tra situazioni per il resto identiche» e «discende da circostanze del tutto accidentali», e «senza che tale differenza rifletta un bisogno di protezione più accentuato», secondo la procura fiorentina.

Di certo l’esigenza di approvare la legge nazionale secondo le indicazioni della Corte viene sollevata da più parti. Nello stesso Veneto dove il governatore Zaia si è visto respingere la pdl regionale, il coordinatore di Fi Flavio Tosi chiede al Parlamento di riprendere «il percorso già tracciato dalla Consulta», per evitare che ci sia un proliferare di leggi regionali su un tema che andrebbe affrontato, dice, a livello nazionale.

Da Azione-Per, Ettore Rosato ricorda il percorso delle scorse legislature per evitare di lasciare «alla burocrazia» le decisioni sul un tema tanto sensibile. «Ricordo quando ero capogruppo del Pd nel 2017 e abbiamo approvato la legge sul testamento biologico, legge eticamente sensibile. Tutti i 300 deputati votarono a favore, dall’ex presidente dell’Azione cattolica agli esponenti della sinistra più radicale, perché trovammo un punto di equilibrio».

E per la ripresa del testo Bazoli si dice anche l’ex ministra Beatrice Lorenzin (Pd). Concorda l’ex deputato dem Ernesto Preziosi, per il quale il tema deve essere risolto con un compromesso ampio, salvaguardando la libertà di coscienza.

Intanto in Lombardia l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale dovrà decidere entro il 2 febbraio sull'ammissibilità o meno della proposta di legge già bocciata in Veneto, su cui l’Associazione Coscioni ha già depositato le firme anche al Pirellone.

Il governatore Attilio Fontana assicura che saranno fatte «tutte le valutazioni che è necessario fare, partendo dal presupposto che sono temi etici estremamente delicati e che quindi si dovrà dare a ciascun consigliere la libertà di esprimere quello che è il proprio punto di vista».


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