venerdì 13 settembre 2019
Il fermo intervento del presidente della Cei Bassetti e la mobilitazione delle associazioni cattoliche contro ogni ipotesi eutanasica hanno rimesso in moto anche il confronto politico
L'aula della Camera deserta durante la discussione della legge sul biotestamento (13 marzo 2017). Le Camere sono chiamate a uscire dall'immobilismo su una scelta decisiva come quella sull'articolo 580 del Codice penale (Ansa)

L'aula della Camera deserta durante la discussione della legge sul biotestamento (13 marzo 2017). Le Camere sono chiamate a uscire dall'immobilismo su una scelta decisiva come quella sull'articolo 580 del Codice penale (Ansa)

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Cresce fra le forze politiche la volontà di intervenire sul fine vita. Resta poco tempo prima della seduta già fissata dalla Corte costituzionale, il 24 settembre. L’auspicio – espresso anche dalle associazioni cattoliche – è che possano essere accordati quei «tempi supplementari» di cui ha parlato il cardinale Gualtiero Bassetti all’incontro di mercoledì al centro congressi della Cei. «Sono totalmente impegnato, personalmente e come capogruppo del Pd, perché il Parlamento sia centrale e legiferi, senza lasciare alla Corte le decisioni sull’aiuto al suicidio», scandisce per il Pd Graziano Delrio. «Ora che la crisi di governo si è risolta – aggiunge il capogruppo alla Camera – il Parlamento può tornare a dimostrare di essere centrale e di essere a servizio del Paese».

Il fatto è che le Camere – di fatto – sono ferme da più di un mese, per effetto della crisi e resta ancora da chiudere la complessa partita dei sottosegretari, senza i quali le commissioni non possono lavorare. Il tentativo è ora quello di portare il tema in Senato nella conferenza dei capigruppo, la prima del dopo crisi, in programma martedì pomeriggio, per tentare almeno una calendarizzazione della discussione che possa favorire, alla luce del- lo stop imposto dalla crisi, la concessione di una 'proroga' dalla Consulta. Ma nel M5s escono allo scoperto i componenti delle commissioni Giustizia e Affari sociali. «Trattandosi di un tema etico abbiamo cercato la più ampia convergenza fra tutte le forze politiche, fuori dalle appartenenze», ricordano i deputati pentastellati. Però «il comitato ristretto non ha raggiunto un accordo neanche sul testo base». E allora, propongono, solo «dopo che la Consulta si sarà espressa senza ulteriori rinvii, il Parlamento potrà e dovrà riprendere l’iniziativa».

Anche per l’Associazione radicale Luca Coscioni «è un’utopia pensare che si possa arrivare a una legge in 12 giorni» e solo dopo la decisione della Consulta «si potrà riprendere un lavoro per una legge», sostiene la presidente Filomena Gallo, rilanciando la manifestazione romana in programma a sostegno della legalizzazione dell’eutanasia il 19 settembre. Non è piaciuta al tesoriere dell’associazione Marco Cappato (che aveva seguito tutti i lavori del convegno alla Cei) la presa di posizione di Delrio: «I Vescovi chiamano, il Pd risponde», ironizza. Le associazioni cattoliche, però, avevano segnalato come sia interesse di tutti quelli che hanno a cuore la democrazia parlamentare – a prescindere dalla loro posizione – che la materia venga regolamentata in base ai meccanismi della rappresentanza democratica e non per 'editto' dei magistrati. Sul fronte pro-eutanasia, ad esempio Emma Bonino conviene che «proprio quando le cose sono complicate è meglio non delegarle a giudici».

Come si ricorderà, il 23 ottobre dell’anno scorso la Consulta, con una decisione priva di precedenti, aveva deciso di sospendere il giudizio di incostituzionalità – di fatto già dichiarata – sull’articolo del Codice penale (il 580) che punisce allo stesso modo sia l’istigazione che l’aiuto al suicidio; questione sollevata dalla Corte d’appello di Milano in relazione al processo proprio a Marco Cappato per il suo aiuto a dj Fabo di togliersi la vita in Svizzera.

La Consulta ha dato tempo alle Camere fino al 24 settembre per legiferare. Dalle associazioni riunite mercoledì è venuta una proposta di buon senso, in grado di 'sterilizzare' la questione aperta dalla Corte, riducendo al massimo, in casi ben determinati e circoscritti, la pena per l’aiuto al suicidio senza però cancellarla, e prevedendo nel contempo un potenziamento su tutto il territorio nazionale delle cure palliative.

In realtà, segnalano le associazioni, il vero problema è la solitudine. «La vita si impara ad amarla in famiglia», dice Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari. Ne fa anche una questione di lessico Massimo Gandolfini, del Comitato Difendiamo i nostri figli: «Non esistono 'stati vegetativi', e neppure coma prolungati, ma solo gravi disabilità», sostiene, da medico. «È la non relazione a essere insostenibile, non la sofferenza», dice Giovanni Paolo Ramonda, presidente dell’Associazione Giovanni XXIII, che sull’esempio di don Oreste Benzi sperimenta in centinaia di casi che «la vera medicina viene solo dall’amore». «Ogni vita umana è uno splendore», ricorda Marina Casini Bandini, presidente del Movimento per la Vita, che ha curato il documento finale dell’incontro, nel quale si chiede più tempo alla Consulta. «Non inseriamo anche il Parlamento nella cultura dello scarto», auspica Domenico Menorello, coordinatore del gruppo di lavoro di ex parlamentari 'Vera lex?', che è un po’ il 'motore' di questa mobilitazione per scongiurare l’introduzione silente dell’eutanasia in Italia.

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